Gas serra: l’India non fissa il picco delle emissioni

Il governo induista oscilla tra le centrali a carbone e i finanziamenti stranieri per le rinnovabili

[3 Luglio 2015]

Il ministro dell’ambiente dell’India, Prakash Javadekar, ha annunciato che New Delhi presenterà all’Onu i suoi piani per ridurre le emissioni di gas serra, ma che non annuncerà una data per il raggiungimento del picco delle stesse emissioni, come invece ha fatto la Cina che l’ha prevista intorno al 2030. Gli Usa hanno promesso di ridurre le loro emissioni di CO2 del 26-28% entro il 2025.

L’India, dopo la Cina e gli Usa, è il terzo più grande emettitore di carbonio del mondo  e, anche se gli scienziati dicono che le emissioni globali devono raggiungere al più presto un picco e poi diminuire rapidamente se si vogliono evitare cambiamenti climatici catastrofici, in un’intervista alla BBC Prakash Javadekar ha detto che secondo lui «Il mondo non si aspetta che l’India annunci il suo anno di picco. I Paesi sanno la posizione dell’India e quali sono le sue esigenze di esigenze di sviluppo e quindi nessuno ci ha chiesto l’anno di picco»..

Gli oltre 190 Paesi che aderiscono all’Unfccc sono stati invitati a presentare i loro Nationally Determined Contributions (INDC), i piani climatici nazionali, 40 Paesi lo hanno già fatto, ma l’India non ancora. Javadekar  ha assicurato che lo farà presto: «Sottoporremo i nostri INDC e saranno molto più ambiziosi di quello che il mondo crede. Alcune persone stanno cercando di metterci pressione, dicendo che anche l’India ha bisogno per dichiarare il proprio anno di picco delle emissioni. Le emissioni annua pro-capite della Cina sono quasi 20 tonnellate, mentre le nostre sono solo 2 tonnellate». Javadekar ha detto che il documento climatico che presenterà l’India all’Onu conterrà impegni per l’efficienza energetica e per un livello più basso di intensità energetica, l’energia utilizzata per unità di prodotto interno lordo, rispetto ad altri Paesi.

A quanto pare, almeno per quanto riguarda la politica climatica, niente è cambiato con il passaggio di governo dal Partito del Congresso alla destra induista… L’India sostiene che oltre il 20% della sua popolazione non ha accesso all’elettricità e che ha diritto allo sviluppo, ma la principale fonte di produzione di energia in India sono le centrali a carbone e il governo induista ha annunciato che entro 5 anni raddoppierà la produzione del combustibile fossile più sporco, fino ad un miliardo di tonnellate all’anno. Però il governo di New Delhi si vanta di aver anche avviato giganteschi progetti di energia solare, eolica e idroelettrica, che potrebbero produrre 175.000 MW di energia elettrica. E’ proprio su questo tipo di sviluppo che si concentra il recente accordo energetico/climatico Usa-India

Secondo tutti gli esperti di negoziati climatici, la posizione dell’India sarà cruciale per raggiungere un accordo sul cambiamento climatico alla Conferenza delle parti Unfccc di Parigi. Nei precedenti negoziati climatici New Delhi e Pechino hanno marciato unite ed hanno appoggiato i Paesi in via di sviluppo che chiedono che i Paesi sviluppati, vista la loro responsabilità storica, prendano per primi impegni vincolanti per tagliare le missioni di CO2.  carbonio a causa della loro responsabilità storica, ma a Parigi la Cina arriverà con una posizione più definita di quella dell’India e il fronte fra i due colossi asiatici amici/nemici potrebbe rompersi.

Il governo indiano è stretto tra il riconoscimento del cambiamento climatico causato dall’uomo e la necessità di far crescere un Paese che ha ancora la più grande massa di denutriti del mondo. Eppure le due cose sembrano strettamente collegate: una recente ondata di caldo ha provocato la morte di oltre 2.300 persone, il quinto episodio di questo tipo mai registrato al mondo, e il ministro delle scienze indiano, Harsh Vardhan, ha detto alla Reuters che è chiaro cosa ha provocato la strage: «Cerchiamo di non illuderci che non ci sia  alcun collegamento tra il numero insolito di morti per l’ondata di calore in corso e la certezza di un altro monsone mancato. Non è solo un’estate insolitamente calda, è il cambiamento climatico».

Ma invece di annunciare obiettivi concreti, l’India oscilla tra le nuove centrali a carbone (e atomiche) e la ricerca di finanziamenti stranieri per produrre 170 gigawatt di energia rinnovabile entro il 2022, mentre l’aria dell’area metropolitana di New Delhi e di altre megalopoli indiane è la più inquinata del mondo.