G20, il G19 isola Trump sul clima. Ronchi: serve una crescita verde

Greenpeace e Wwf: ora occorre un’azione immediata e concreta

[10 Luglio 2017]

Il G20, ormai ribattezzato G19+1, ha confermato la sua paralisi e  l’isolamento del presidente Ussa Donald Trump sulla lotta al cambiamento climatico. Il presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Edo Ronchi, ricorda sul suo Blog che nel rapporto  G20 di Amburgo (Green Growth Indicators, 2017, l’Organizzazione per lo sviluppo economico (Ocse) ha fatto il punto alla vigilia del G20, «rilevando che, pur in presenza di importanti cambiamenti in atto, ancora non siamo in una traiettoria di crescita green. Anche se le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica sono fortemente cresciute, non va dimenticato che le emissioni di gas serra dal 1990 al 2015 nei Paesi Ocse sono aumentate del 58% e che i combustibili fossili continuano a dominare il mix energetico e che, quindi, siamo ancora ben distanti da una traiettoria di contenimento dell’aumento della temperatura globale sotto i 2°C».

Secondo l’Ocse molti ecosistemi sono degradati, la  biodiversità subisce acute minacce, il consumo di suolo continua a crescere, la scarsità di acqua danneggia l’agricoltura e altre attività economiche, la a qualità della vita e la salute nelle città risente dell’inquinamento atmosferico… città. Per l’Ocse, «Sarebbe invece possibile affrontare queste problematiche ambientali, incoraggiando l’innovazione, i cambiamenti nelle produzioni e nei consumi, alimentando una nuova crescita economica verde».

Oltre al cambiamento climatico, i leader del vertice del G20 hanno anche discusso le opportunità e le sfide legate alla Finanza Verde e il suo ruolo nel trasferire i flussi finanziari a livello mondiale verso una maggiore sostenibilità, tenendo conto dei rischi climatici e ambientali. Ronchi fa notare che, secondo l’Ocse, «Nelle politiche si registrano indirizzi non omogenei, alcuni positivi, altri no. La spesa pubblica per ricerca e sviluppo è in crescita, ma la parte dedicata all’ambiente e alle energie rinnovabili è stagnante. I settori che producono beni e servizi ambientali sono in crescita e sta crescendo anche il loro commercio internazionale, ma persistono settori tradizionali dove gli indirizzi green incontrano difficoltà. L’uso della fiscalità ecologica sta aumentando, ma rimane di entità modesta rispetto a quella sul lavoro. I flussi finanziari internazionali che supportano una crescita più verde si stanno evolvendo, i green bond sono cresciuti, ma grandi flussi finanziari continuano a seguire dinamiche tradizionali. Gli incentivi alle rinnovabili hanno superato quelli ai fossili, ma troppo spesso i Paesi continuano ad incentivare anche le fonti fossili. Con politiche e incentivi giusti, in particolare con una incisiva riforma fiscale, combinata con una politica climatica coerente, i governi potrebbero generare una crescita significativa: questo percorso potrebbe far aumentare il Pil a lungo termine del 2,8% in media nei G20 e, valutando anche i benefici sul clima, l’aumento del Pil potrebbe salire del 5% (Oecd, 2017, Investing in Climate, Investing in Growth, prepared by the Oecd in the context of the German G20 presidency). Una svolta green dei Paesi del G20 – che producono l’85% del Pil globale, l’80% delle emissioni di CO2 e che guidano le rinnovabili con il 98% di energia eolica, il 97% di fotovoltaico e il 93% di veicoli elettrici – sarebbe in grado di cambiare la rotta dello sviluppo mondiale».

Ma Ocse e G 20 hanno di fronte il gigantesco ostacolo del negazionismo climatici di Trump e Luca Iacoboni, responsabile campagna clima ed energia di Greenpeace Italia, fa notare che «In tema di clima, quello che ormai possiamo definire il “G19” ha mantenuto la posizione, definendo come irreversibile quanto sottoscritto nel 2015 durante la Cop21, nonostante la decisione di Trump di abbandonare l’Accordo di Parigi. Tutto questo è positivo ma non è abbastanza. Il “G19” avrebbe dovuto accelerare la trasformazione del sistema energetico, puntando all’abbandono di carbone, petrolio e gas. Se Parigi è stato il punto di partenza, Amburgo deve essere il momento per far nascere nuove e più grandi ambizioni».

Per Greenpeace, «I milioni di persone che già oggi soffrono gli impatti dei cambiamenti climatici stanno chiedendo azioni urgenti per mettere fine all’era dei combustibili fossili. Per passare dalle parole ai fatti, secondo Greenpeace, il “G19” deve ora accelerare la transizione energetica e definire un’agenda rapida e ambiziosa di cambiamento».

Iacoboni si rivolge al nostro governo: «L’Italia, che attualmente ha la presidenza del G7 ed è Stato membro dell’Ue, deve dimostrare più leadership e ambizione, e il primo esame sarà la Strategia Energetica Nazionale, attualmente in fase di discussione. Il governo deve abbandonare il progetto di fare dell’Italia un hub del gas, prospettiva che rischia solamente di rallentare oltremodo la transizione energetica, e puntare invece a trasformare il nostro Paese in leader nel settore delle rinnovabili».

Dopo la chiusura del vertice G20, il Wwf ha esortato le economie industrializzate e emergenti del mondo a «rispettare il loro impegno per garantire a tutti  sostenibilità e la capacità di affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici.  L’ambizione condivisa nel comunicato finale dei leader deve essere accompagnata da azioni concrete dei Paesi del G20 e dei governi per rallentare la ‘corsa’ verso la perdita di biodiversità, l’accelerazione dei cambiamenti climatici e l’uso insostenibile delle risorse naturali del pianeta. Oggi l’equilibrio del pianeta sta avanzando verso un ‘punto di non ritorno’ a causa di un inquinamento ambientale senza precedenti, degli impatti del cambiamento climatico, della diminuzione della biodiversità, del degrado del territorio e della scarsità d’acqua».

Secondo il Wwf, «E’ quanto mai urgente un’azione collettiva su questioni come la finanza verde, la politica del clima, la tutela dei mari e la lotta ai crimini ambientali e contro la fauna selvatica, come indicato nella dichiarazione finale del G20: solo così sarà possibile prevenire danni irreversibili alle società e alle economie globali e garantire stabilità e sicurezza nelle regioni più vulnerabili del mondo».

Manuel Pulgar-Vidal, leader mondiale clima & energia del Wwf, «Dando impulso all’attuazione dell’Accordo di Parigi e agli Obiettivi 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, i Paesi del G20 possono aiutare a far avanzare l’agenda della sostenibilità. Riconoscendo il trend irreversibile segnato dal trattato sul clima di Parigi, i leader hanno mostrato la loro determinazione ad unirsi ai paesi e agli attori non statali a livello mondiale nel creare una trasformazione socioeconomica globale che condizionerà gli stati nazionali, il benessere e la prosperità delle persone per gli anni a venire.L’attuazione dell’accordo di Parigi è nell’interesse di ogni nazione. Strategie climatiche efficaci possono aiutare a liberare nuove opportunità di business e di lavoro, l’energia rinnovabile, benefici per la salute e un futuro sostenibile per tutti. Mentre i leader del G20 si uniscono a città, aziende e singoli cittadini in tutto il mondo per impegnarsi verso un futuro resiliente al cambiamento climatico, deve essere di una chiarezza cristallina che in questo scenario non c’è futuro per i combustibili fossili. Possiamo essere più forti per il clima, insieme, ma dobbiamo tradurre le ambizioni in azioni, ora».

Il G20 di Amburgo ha anche  esaminato per la prima volta il collegamento tra crimini contro la fauna selvatica e corruzione, condividendo un Piano d’azione del G20 che evidenzia in particolare gli impatti profondi economici, sociali, culturali e ambientali del commercio illegale della fauna selvatica. Riguardo a questo argomento, Margaret Kinnaird, leader della World wildlife practice Wwwf ha detto: “Il crimine contro le specie selvatiche non solo è una minaccia per l’incredibile biodiversità del nostro pianeta, ma sta anche provocando danni alle comunità locali danneggiando la loro vita, distruggendo i loro mezzi di sussistenza e i minando i loro diritti. Queste comunità da secoli dipendono dalle risorse e dagli ecosistemi circostanti. Invitiamo l’Argentina, come  prossimo presidente del G20, ad accogliere l’eredità della Germania come presidenza uscente, rendendo la lotta ai crimini di natura una priorità».

Il Wwf ha esortato la prossima presidenza del G20 – l’Argentina –  a «Mantenere l’attenzione del G20 verso l’inquinamento marino, chiedendo la definizione di termini e responsabilità nell’ambito del piano d’azione sui rifiuti  marini e di misure concrete come lo sviluppo, il finanziamento e la condivisione delle conoscenze dei quadri giuridici nazionali, facilitando i migliori sistemi integrati di gestione dei rifiuti attraverso l’estensione delle responsabilità verso i produttori e la finanza sostenibile».