Riceviamo e pubblichiamo

Fridays For Future Italia agli Stati generali: dal governo timide misure

«Non ci siamo potuti liberare dell'impressione che i giovani siano ancora una volta ascoltati con un approccio paternalistico, non come reale parte in causa». Bene se il Bes diverrà vincolante per la stesura della legge di Bilancio

[22 Giugno 2020]

Sabato 21 giugno, su invito del presidente Conte, Fridays For Future Italia ha preso parte agli Stati Generali dell’Economia tenutisi a Villa Pamphilij a Roma.

Abbiamo presentato il nostro piano per la rinascita del paese, Ritorno al Futuro, un progetto tanto ambizioso quanto necessario, elaborato insieme ad esperti ed organizzazioni, che contempla investimenti in tutti i settori chiave dell’economia (edilizia, energia, agricoltura, turismo, trasporti,…), che punta ad una ripartenza del paese incentrata sulla transizione ecologica e sulla prevenzione di nuove catastrofi climatiche, sanitarie, umanitarie.

“Il piano Colao non è al passo con i tempi, con i suoi massicci investimenti sul gas fossile che renderebbero impossibile il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni indispensabili a scongiurare il collasso sociale. È necessaria una totale trasformazione dell’economia, che porti lavoro, benessere e salute, e una tale trasformazione non può che passare per la riconversione ecologica” ribadiamo con forza noi di Fridays For Future Italia.

Abbiamo accolto con grande amarezza la decisione del presidente Conte di incontrare prima di noi, nella stessa giornata, aziende partecipate come ENI e Snam, tra le più inquinanti al mondo e tra le principali responsabili della crisi climatica. Non è accettabile che a queste compagnie, finanziate con il denaro pubblico, sia permesso di presentarsi come baluardi della sostenibilità, quando al tempo stesso fanno di tutto per ostacolare le politiche climatiche per tutelare i propri profitti.

Abbiamo denunciato questa ingombrante contraddizione durante l’incontro, ma gli esponenti del governo hanno deciso di evitare la questione.

Anziché impegnarsi per una reale riconversione dell’economia, il presidente Conte e il ministro Costa hanno preferito concentrarsi sul rivendicare alcuni piccoli progetti attualmente in discussione, certamente utili, ma di una portata enormemente inferiore rispetto agli interventi che sarebbero richiesti per avere qualche possibilità di evitare un collasso climatico.

Non ci siamo potuti liberare dell’impressione che Addirittura il presidente Conte ci ha chiesto se “sappiamo cosa sia la Cop26” (la conferenza delle parti per il clima)!

Tra i pochi passaggi positivi che abbiamo ascoltato dai membri del governo presenti ci sono le dichiarazioni del ministro Boccia, che ha accennato alla possibilità che il BES (Benessere Equo e Sostenibile, indicatore economico alternativo al PIL) diventi vincolante per la stesura della legge di Bilancio. Si tratterebbe di un piccolo ma importante passo verso un’economia non più incentrata sui profitti ma sul reale benessere delle persone e degli ecosistemi.

Abbiamo potuto constatare che il contrasto alla crisi climatica e la tutela ambientale stanno cominciando ad avere un ruolo imprescindibile all’interno del dibattito politico italiano. Per quanto il governo abbia presentato alcune prime timide misure, tuttavia queste sono ancora insignificanti di fronte alla portata epocale della sfida che ci troviamo di fronte. Il nostro paese ha il dovere e l’opportunità di mettere in atto una totale riconversione ecologica dell’economia, per poter evitare il collasso climatico e tutelare il benessere dei cittadini. Fintanto che il clima non sarà il cardine di ogni azione politica non avremo alcuna possibilità di scongiurare la catastrofe della nostra civiltà. 

i giovani – quei milioni scesi per le strade di centinaia di paesi intorno al pianeta pochi mesi fa per gridare all’emergenza – siano ancora una volta trattati con un fare paternalistico, e non come reale parte in causa. Sembra che veniamo interpellati più per un gioco di ruoli, per condire una passerella di qualche fresco visino, anziché come unica, grande voce, sostenuta da sempre più consenso diffuso e spontaneo in ogni parte del globo, che prende alla lettera l’Accordo di Parigi, sul quale tutta la politica pensa di poter fare orecchie da mercanti? L’unica che conosce in dettaglio quanto la Scienza, nel rapporto IPCC 1,5°C, detta molto chiaramente come tabella di marcia e interventi ineluttabili per poter schivare il collasso climatico? Avevamo sperato di non dover ancora distribuire, insieme alle nostre proposte Ritorno Al Futuro, copie del rapporto IPCC sul quale ogni futura politica dovrà basarsi. Quando succederà, in questi infiniti tavoli, che qualcuno oltre a noi giovani abbia il coraggio di fermare lo tsunami di parole, e comincia trattare la crisi climatica per l’epocale emergenza che è?

di Fridays for future Italia