European Green Deal: va bene per l’Ue climate neutral, ma è dannoso per il pianeta?

L'importazione ogni anno di milioni di tonnellate di cereali e carne esternalizza i danni ambientali dei consumi Ue

[16 Novembre 2020]

L’European Greeen Deal approvato alla fine del 2019 impone all’Unione europea di diventare climate neutral entro il 2050, riducendo le emissioni di carbonio con l’incremento delle energie rinnovabili ma anche – ad esempio – grazie a silvicoltura, agricoltura e trasporti rispettosi dell’ambiente. Ma secondo l’articoloEurope’s Green Deal offshores environmental damage to other nations pubblicato su Nature da Richard Fuchs e Calum Brown del Karlsruher Instituts für Technologie (KIT), l’European Green Deal potrebbe rivelarsi n cattivo affare per il pianeta, dato che per rispettare i suoi obiettivi «L’Ue esternalizzerà i danni ambientali causati dalle elevate importazioni di prodotti agricoli». Cosa già denunciata dalle associazioni ambientaliste quando evidenziano l’impatto sulle foreste del resto del mondo dei consumi europei o si oppongono all’Accordo Mercosur –Ue che avrebbe ricadute imponenti sulla biodiversità sudamericana.

Al KIT ricordano che «Il “Green Deal” adottato dalla Commissione Europea intende cambiare significativamente l’agricoltura europea nei prossimi anni e contribuire a fare dell’Europa il primo continente climate neutral. Entro il 2030, circa un quarto di tutte le superfici agricole sarà coltivato in modo biologico. L’uso di fertilizzanti e pesticidi deve essere ridotto rispettivamente del 20 e del 50%. Inoltre, l’Ue prevede di piantare 3 miliardi di alberi, ripristinare 25.000 km di fiumi e invertire la diminuzione delle popolazioni di impollinatori, come api o vespe».

Il principale autore dell’articolo, Richard Fuchs dell’ Institut für Meteorologie und Klimaforschung Atmosphärische Umweltforschung (IMK-IFU) –  KIT-Campus Alpin di Garmisch-Partenkirchen, evidenzia che «Queste misure sono importanti e ragionevoli. Ma sarà anche necessario specificare gli obiettivi del commercio estero. Altrimenti, esternalizzeremo solo il problema e continueremo a danneggiare il nostro pianeta».

Il team di ricerca del Kit ha confrontato le condizioni di sostenibilità all’estero con quelle in Europa e ha raccomandato azioni per una procedura standardizzata.

Secondo lo studio, «L’Unione europea importa ogni anno milioni di tonnellate di prodotti agricoli. Nel 2019 un quinto dei raccolti è stato importato dall’estero, così come molte carni e latticini. Tuttavia, le importazioni provengono da Paesi le cui legislazioni ambientali sono molto meno rigide di quelle europee. Ad esempio, dal 1999 gli organismi geneticamente modificati sono  soggetti a forti limitazioni nell’agricoltura dell’Ue. Tuttavia, l’Europa importa semi di soia e mais geneticamente modificati da Brasile, Argentina, Usa e Canada».

Fuchs fa notare che «In media, i partner commerciali dell’Europa utilizzano più del doppio di fertilizzanti rispetto a noi. Anche l’uso di pesticidi è aumentato nella maggior parte di questi Paesi. Il problema è che ogni nazione definisce la sostenibilità in modo diverso. Le cose proibite in Europa potrebbero essere consentite altrove. Importando merci da questi paesi, l’Ue esternalizza i danni ambientali ad altre regioni e guadagna allori per la sua politica verde in patria»

Gli scienziati del KIT raccomandano di armonizzare urgentemente gli standard di sostenibilità, di ridurre fortemente l’uso di fertilizzanti e pesticidi ed evitare la deforestazione. «L’Ue non può imporre i suoi standard in altri Paesi, ma può richiedere che le merci che entrano nel mercato europeo soddisfino i requisiti dell’Ue – aggiunge Fuchs – L’impronta di CO2 dell’Europa deve essere valutata in tutto il mondo e successivamente migliorata. Secondo l’Accordo di Parigi, il bilanciamento del carbonio copre solo le emissioni causate dalla produzione interna, ma non le emissioni dovute alla produzione di questi beni all’estero».

Inoltre, gli scienziati chiedono iniziative per di ridurre del consumo di carne e latticini: «Questo ridurrebbe l’importazione di prodotti agricoli. La produzione nazionale dovrebbe essere rafforzata secondo standard adeguati. A tal fine, le aree con una bassa diversità di specie o non utilizzate finora per l’agricoltura potrebbero essere convertite. Questo ridurrebbe la deforestazione nei tropici, che è causata principalmente dalla creazione di nuove aree frammentate. I raccolti potrebbero essere aumentati dalla tecnologia di editing genetico CRISPR Questa tecnologia migliora la massa commestibile, l’altezza e la resistenza ai parassiti delle piante senza utilizzare i geni di un’altra specie».

Fuchs conclude: «Non tutte le misure sono facili da implementare. Tuttavia, il riorientamento della produzione agricola contribuirebbe a proteggere le colture alimentari europee dalle fluttuazioni del mercato globale, dai disturbi alla catena di approvvigionamento e da alcuni impatti dei cambiamenti climatici. Solo allora il “Green Deal” sarà un buon affare non solo per un’Europa climate – neutral, ma anche per il nostro intero pianeta».