«È chiaro che il cambiamento climatico sta fornendo le condizioni ideali per gli incendi»

Copernicus: nel corso del 2021 incendi «intensi, prolungati e devastanti» hanno causato circa 1.760 mega tonnellate di emissioni di carbonio in atmosfera

[6 Dicembre 2021]

I ricercatori di Copernicus, il programma di punta per l’osservazione della Terra offerto dall’Unione europea, hanno monitorato da vicino le emissioni degli incendi e il loro impatto sull’atmosfera in tutto il mondo nel corso del 2021, documentando una crisi in crescendo.

«Diverse regioni nel mondo hanno vissuto un anno di incendi intensi, prolungati e devastanti che hanno causato un totale stimato di 1760 mega tonnellate di emissioni di carbonio», spiegano gli scienziati dopo aver incrociato osservazioni satellitari di incendi attivi per stimare le emissioni degli incendi pressoché in tempo reale e prevedere l’impatto dell’inquinamento sulla qualità dell’aria e sull’atmosfera che ne deriva.

«Mentre l’anno volge al termine – spiega Mark Parrington, ricercatore Copernicus esperto di incendi – abbiamo osservato che vaste regioni sono state colpite da un’intensa e prolungata attività di incendi, alcuni dei quali hanno raggiunto un livello mai registrato negli ultimi vent’anni. Le condizioni regionali più secche e calde causate dal surriscaldamento globale aumentano il rischio di infiammabilità e di incendio della vegetazione e questo si è tradotto in incendi estremamente estesi, in rapido sviluppo e persistenti che abbiamo monitorato. Dal 2021 è chiaro che il cambiamento climatico sta fornendo le condizioni ideali per gli incendi, che possono anche essere esacerbati dalle condizioni meteorologiche locali. Le nostre previsioni fino a cinque giorni permettono agli organi decisionali, alle organizzazioni e agli individui di intraprendere azioni di mitigazione in modo anticipato rispetto a qualsiasi episodio di inquinamento».

Molte volte quest’anno è scattato l’allarme. In aprile, ad esempio, un’intensa e persistente attività degli incendi è stata osservata nella Siberia occidentale e in Canada, che ha coinciso con notevoli anomalie di temperatura superficiale in queste regioni.

Nelle parti occidentali del Nord America, inoltre, gli incendi sono divampati per un periodo prolungato dalla fine di giugno alla fine di agosto: le aree maggiormente colpite includono diverse province del Canada, così come la California e gli stati nell’area nord-ovest del Pacifico negli Stati Uniti.

Anche l’area mediterranea non è sfuggita all’emergenza incendi: «Molti paesi del Mediterraneo orientale e centrale hanno sofferto diversi giorni di incendi ad alta intensità nei mesi di luglio e agosto, portando ad alte concentrazioni di inquinante particolato fine (noto come PM2.5) e al conseguente peggioramento della qualità dell’aria. Le condizioni particolarmente secche e calde durante i mesi estivi hanno fornito l’ambiente ideale per incendi intensi e prolungati. La Turchia è stata la regione più colpita nel mese di luglio», ma come sottolineano da Copernicus «altri paesi interessati dai devastanti incendi sono stati Grecia, Italia, Albania, Macedonia del Nord, Spagna, Algeria e Tunisia».