Don’t Look Up, quando il cambiamento climatico è una cometa

La satira spietata e senza speranza su una politica e un’informazione che non vedono la vera minaccia che ha di fronte l’umanità

[3 Gennaio 2022]

Adam McKay sa benissimo come dovrebbe finire un  grande film di Hollywood sull’imminente cataclisma globale: Bruce Willis fa esplodere l’asteroide. I Vendicatori respingono l’invasione aliena. Superman fa tornare indietro nel tempo e tutti escono dal cinema contenti: alla fine ci sarà sempre un supereroe che salverà l’umanità e il pianeta.

Ma stavolta, con “Don’t Look Up”, in onda su Netflix con il suo cast pieno di strar, non è quel che ha fatto McKay che invece ha voluto lanciare un avvertimento su come finirà davvero per l’umanità con il cambiamento climatico (e la politica che lo ignora), del quale la cometa che sta per colpire la Terra è una trasparente metafora. Il film si conclude con l’avverarsi del peggior scenario possibile, come sta di fatto succedendo anno dopo anno con gli scenari peggiori indicati dagli scienziati, mentre i potenti del mondo giocano a scacchi con il nostro futuro e le nostre vite nei convegni climatici. Senza spoilerare, non c’è salvezza per nessuno, il che vuol dire che se i ricchi e i potenti sono convinti, come sono convinti,  che ad annegare o a morire di caldo saranno solo i poveri e che loro si salveranno grazie alla tecnologia o all’aria condizionata, si sbagliano di grosso.

Negando al pubblico la solita conclusione ottimistica, McKay – che si è ispirato ispirato a film come “Dr. Stranamore” – spera di far suonare l’allarme anche per chi crede di continuare a vivere oltre i limiti planetari senza dover affrontare la vera minaccia: il cambiamento climatico. Come ha riassunto efficacemente su Twitter il famoso astrofisico statunitense Neil deGrasse Tyson, «finalmente ho visto il film di Netflix “Don’t Look Up”, una storia di fantasia su una nazione distratta dalla cultura pop e divisa sull’opportunità di ascoltare i seri avvertimenti da parte degli scienziati. Tutto quello che so su news-cycles, talk shows, social media e politica mi dice che invece di un film è un documentario».

Intervistato da The Times, McKay ha spiegato: «Abbiamo visto centinaia di film in cui il mondo sta per finire, che si tratti di film Marvel o di James Bond o di film catastrofici degli anni ’70, e funziona sempre. Penso che non sia una follia dire che forse è parte del motivo per cui non stiamo prendendo sul serio il collasso dell’atmosfera vivibile. Ad Elon Musk è stato chiesto del cambiamento climatico e sostanzialmente ha detto: “So che la tecnologia se ne occuperà”. Sembra uno che ha visto molti film in cui sai che nel terzo atto funzionerà… vedendo un film che finisce con le persone non lavorano per ottenere il lieto fine, si spera che alcuni reagiscano».

Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence, che interpretano una coppia di oscuri astronomi che scoprono la cometa e lottano per convincere il mondo a prendere sul serio la minaccia, sono stati attratti dal progetto non solo per la satira del neocapitalismo autodistruttivo, ma anche per il finale non consolatorio: «La fine di questo film diventa davvero oscura e se non avesse avuto quel cambiamento tonale, non credo che saremmo stati così entusiasti come lo eravamo – ha detto DiCaprio, che è da anni un attivista ambientale e climatico – Non puoi mai dire cosa farà culturalmente un film, ma la fine di questo film è davvero uno schiaffo in faccia».

La Lawrence ha aggiunto: «Sono sicura di poterlo dire a nome di quasi tutti: è estremamente frustrante essere una cittadina che crede nel cambiamento climatico ed è spaventata, ma io non posso comprare un senatore, quindi siamo solo abbastanza impotenti. E alla fine è arrivato questo [progetto] ed è stato semplicemente divertente e urgente».

Il film è stato prodotto mentre infuriava la pandemia di coronavirus, offrendo a McKay e al suo cast un caso di studio in tempo reale sulla risposta caotica e polarizzata della società a una crisi globale e confermando che erano sulla strada giusta nel prevedere la risposta a una catastrofe globale potrebbe anche non finire così bene come nei film di supereroi, soprattutto se di mezzo ci sono la politica marketing e di corto respiro che governa in giro per il mondo e il sistema mediatico, che danno molto più ascolto al business che alla scienza.

McKay all’inizio era fiducioso: «La comunità scientifica ha cercato di stabilire questa connessione su come tutte le nostre azioni influenzeranno tutti. E poi ecco questo virus che succede una volta ogni secolo, e tutti stanno a casa. Senti costantemente gli aspetti pratici del motivo per cui non puoi fermare l’economia dei combustibili fossili, ma abbiamo fatto molti cambiamenti in modo terribilmente veloce quando si trattava del Covid. Alla fine molte cose sono andate in pezzi, ma ho pensato che fosse un buon segno che quando siamo adeguatamente spaventati, qualche grande cambiamento può arrivare sulla nostra strada».

Da “Don’t Look Up” emerge con spietata ironia che «il più grande ostacolo a quel cambiamento è la nostra incapacità nell’ecosistema dei media del XXI secolo di comunicare efficacemente tra noi su questioni serie, anche, o forse soprattutto, quando il destino del mondo è in bilico – dice McKay – La presunzione centrale [del film] è che abbiamo rovinato il modo in cui ci parliamo, traendo profitto anche dagli scambi più casuali. Che si tratti di Snapchat o TikTok o dei social media o delle news, devi ottenere valutazioni, devi ottenere clic. Questo non è incolpare nessuno o dire che qualcuno è malvagio. E’ il sistema che abbiamo creato. Ma siamo in una situazione davvero pericolosa perché quando tutto è uno scambio di vendite, non ascolterai mai la verità oscura».

Per quanto cupa possa essere la prospettiva del destino globale, “Don’t Look Up” si conclude con una nota di  commossa speranza: mentre i super-ricchi e i potenti fuggono dal pianeta, il dottor Randall Mindy (DiCaprio) e Kate Dibiasky (Lawrence) scelgono di passare i loro ultimi istanti prima che la cometa colpisca la Terra a cena con le persone care, con i loro amici, trovando conforto nella reciproca compagnia, condividendo la gratitudine e chiacchierando come se non stesse arrivando l’apocalisse.

DiCpario ha detto in un’intervista al Los Angeles Times: «E’ quel che mi è piaciuto del finale, perché sentivo che alla fine avrei reagito così. Siamo una specie comunitaria e vorrei stare con le persone che amo e ignorare l’imminente Armageddon. Quella scena del tavolo da pranzo è davvero ciò che mi ha conquistato».

McKay si atteggia molto più cinicamente e dice che di fronte alla fine del mondo diventerebbe nuovamente un fumatore incallito e cercherebbe la bistecca al formaggio più malsana che potesse trovare, ma «spero di trovare alla fine la strada per un simile tipo di grazia. Ho avuto un attacco di cuore circa due anni e mezzo fa; fortunatamente, è stato lieve e non ci sono stati danni, grazie a Dio. Ma amico, non ho potuto smettere di sorridere per tipo tre giorni. Ero del miglior umore che abbia mai visto. Ero tipo, “Sono vivo!” E ho sentito che quando sono malate terminali alcune persone hanno quella reazione, che ogni momento diventa così delizioso e prezioso. Sarei curioso di vedere se qualcosa di tutto ciò avrebbe avuto effetto».

Secondo i protagonisti, «il film si concentra in gran parte sulle numerose distrazioni della società odierna, che ci allontanano dalla consapevolezza dei cambiamenti climatici, come i social media, i conflitti politici e la vita delle celebrità».

E “Don’t Look Up” è anche e soprattutto una denuncia contro una politica che guarda altrove, al servizio di interessi privati invece che pubblici, che usa i problemi, spesso inventati, gonfiati o inesistenti, come armi di distruzione di massa, alleata di un complottismo che preferisce inventarsi minacce irreali invece che alzare solamente gli occhi per vedere la minaccia reale che sta piombando velocemente sulla testa dell’umanità. Una politica e un’opinione pubblica ammaestrate da un potere economico ormai così avido e onnipotente da credere di poter trasformare anche la più grande delle tragedie in guadagno (vedi vaccini che non arrivano ai Paesi poveri), che crede di uscirne illeso, che crede che la cometa/riscaldamento globale colpirà solo i poveri e i consumatori, non essendo nel suo orizzonte nemmeno contemplabile la fine di un capitalismo famelico e della politica e della (dis)informazione al suo servizio.