Dieci punti per adattare le città italiane ai cambiamenti climatici

Ventisei città hanno deciso di raccogliere la sfida per diventare «più resilienti e meno vulnerabili, più capaci di affrontare i cambiamenti climatici con gli interventi, necessari e possibili, per prevenire e limitare rischi e danni»

[16 Luglio 2019]

La battaglia contro i cambiamenti climatici si combatte in primo luogo nelle nostre città, sia per quanto riguarda le iniziative per frenarne l’avanzata sia per quelle da mettere in campo per adattarci a quella porzione di riscaldamento globale ormai inevitabile: le emissioni di CO2 delle città del pianeta arrivano infatti – secondo un rapporto presentato alla conferenza  Ipcc Cities and climate change – a circa il 70% del totale, una percentuale che aumenta ancora se si prendono in considerazione tutti i prodotti e i servizi consumati. Una sfida che 26 città italiane hanno deciso di cogliere, le prime a sottoscrivere la Dichiarazione per l’adattamento climatico delle green city: Assisi, Belluno, Bergamo, Casalecchio di Reno, Chieti, Cisterna di Latina, Cosenza, Firenze, Genova, Imola, Livorno, Mantova, Milano, Monterotondo, Napoli, Padova, Palermo, Parma, Pordenone, Roma, Siracusa, Sorradile, Tivoli, Torino, Venezia.

La Dichiarazione in dieci punti (che riportiamo in coda all’articolo integralmente, ndr) è stata presentata oggi per la II Conferenza nazionale delle green city dedicata all’adattamento ai cambiamenti climatici delle città, con l’obiettivo di arricchire la conoscenza delle politiche e misure di adattamento ai cambiamenti climatici e sollecitare una maggiore attenzione su un tema così cruciale per il benessere e la qualità della vita dei cittadini; organizzata dal Green city tetwork, la “rete” promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, si basa sulla semplice analisi dei fatti e propone un approccio costruttivo per affrontarli.

Nel complesso, le perdite economiche registrate in Europa nel periodo 1980-2016 provocate da fenomeni meteorologici e altri eventi estremi legati al clima hanno superato i 436 miliardi di euro, e l’Italia è il secondo Paese – dopo la Germania – ad aver subito le maggiori perdite (63 miliardi di euro). Si tratta di dati destinati a peggiorare, senza interventi correttivi: il riscaldamento futuro nella regione del Mediterraneo è atteso superare i tassi globali del 25%, con il riscaldamento estivo superiore del 40% della media mondiale, e l’Italia è già in prima linea. Per il nostro Paese il 2018 è stato l’anno più caldo da 219 anni, con un aumento della temperatura rispetto al periodo 1880-1909 di +2,3°C, più del doppio del valore medio globale.

Eppure a livello europeo solo il 26% delle città ha realizzato un piano di adattamento climatico, il 17% un piano congiunto per mitigazione e l’adattamento mentre il 33% non ha nessun piano locale per il clima. Anche le città italiane devono darsi una mossa, perché il Governo nazionale non lo sta facendo: il Piano nazionale di adattamento contro i cambiamenti climatici è stato formulato sotto forma di bozza nel 2017, e nonostante abbia ipotizzato danni fino a 288 miliardi di euro da allora è rimasto chiuso in un cassetto e non completato.

«L’iniziativa del Green city network punta a promuovere un maggiore e più qualificato impegno delle città italiane per l’adattamento climatico – commenta Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile – le 10 proposte della Dichiarazione forniscono indirizzi aggiornati per città più resilienti e meno vulnerabili, più capaci di affrontare i cambiamenti climatici con gli interventi, necessari e possibili, per prevenire e limitare rischi e danni».

Ecco nel dettaglio i 10 punti della Dichiarazione per l’adattamento climatico delle Green City:

1.Definire ed aggiornare piani e misure per l’adattamento climatico delle città

L’Europa meridionale e, in particolare, i Paesi dell’area mediterranea come l’Italia sono pesantemente colpiti dagli impatti di fenomeni atmosferici estremi generati dai cambiamenti climatici. Le città devono essere protagoniste di politiche e misure di adattamento per le quali è indispensabile l’azione locale. Serve maggiore impegno: le misure che le città hanno iniziato ad attuare vanno migliorate,rafforzate e rese più estese e incisive.

2. Integrare le politiche e le misure di adattamento con quelle di mitigazione del cambiamento climatico

Il primo obiettivo di prevenzione per le città non può che essere quello di contribuire a evitare l’ulteriore pericoloso peggioramento della crisi climatica. Per contenere l’aumento medio globale delle temperature al di sotto dei 2 gradi, come previsto dall’Accordo di Parigi, sarà necessario arrivare al 2050 ad emissioni di gas serra nette vicine allo zero e quindi ad impegnative riduzioni anche nelle città al 2030. Occorre quindi aggiornare i piani e le misure di riduzione delle emissioni di gas serra nelle città e integrarli con quelli per l’adattamento al cambiamento climatico, valorizzando le sinergie positive. È necessario, in particolare, aumentare la produzione e l’impiego di fonti rinnovabili di energia, per l’elettricità, gli usi termici e i carburanti, il risparmio energetico negli edifici, pubblici e privati, la mobilità sostenibile e l’’economia circolare.

3. Aggiornare la valutazione dei rischi e le misure sia di emergenza, sia di medio e lungo termine

È necessario tenere aggiornate le conoscenze degli impatti urbani del cambiamento climatico, disporre di sistemi di allerta preventiva e di piani di emergenza per la gestione dei rischi e per ridurre l’esposizione della popolazione, in particolare dei settori più vulnerabili. Particolare attenzione va dedicata all’integrazione delle misure di adattamento nei piani e nei programmi di medio e lungo termine per le trasformazioni urbane e nelle progettazioni di interventi.

4. Valorizzare le ricadute positive delle misure di adattamento e contabilizzare i costi dell’assenza delle misure

I piani e i progetti per l’adattamento climatico devono anche contribuire a realizzare miglioramenti della qualità ambientale della città, dei complessi edificati e degli edifici. Le misure per l’adattamento, oltre ad aumentare la resilienza delle città e dei territori riducendo gli impatti e i rischi, possono generare anche altri benefici per i cittadini: da una migliore qualità dell’aria a una maggiore salubrità, da una migliore gestione delle risorse idriche ad un incremento della biodiversità. Il. mancato adattamento comporta costi rilevanti.  Vanno, inoltre, rafforzati i collegamenti tra tutela della salute e adattamento climatico e migliorata l’informazione sui rischi e i costi anche sanitari della crisi climatica insieme a quella sui benefici generati dalle misure di adattamento.

5Sviluppare le capacità adattive

L’adattamento della città è un processo di cambiamento che richiede flessibilità, aggiornamenti periodici, capacità di incorporare la resilienza al cambiamento climatico nei piani, nelle politiche e nelle misure, negli investimenti per lo sviluppo urbano, nella gestione e uso del suolo, delle risorse idriche, degli edifici e delle infrastrutture. Tale cambiamento, va impostato e gestito come un vero e proprio processo di apprendimento continuo. In tale processo è essenziale che le amministrazioni locali si avvalgano della ricerca, della conoscenza, delle buone pratiche e delle migliori tecniche disponibili per far crescere le capacità di risposta adattiva locale.

6. Puntare di più sulle soluzioni basate sulla natura

Le alberature stradali, i giardini pubblici e privati, i parchi, i tetti e le pareti verdi, gli orti e le aree agricole periurbane, le casse di espansione naturali e integrate nel tessuto urbano, oltre a fornire diversi servizi ecosistemici, contribuiscono in maniera rilevante all’adattamento climatico, a ridurre le ondate di calore, a migliorare il deflusso superficiale e l’assorbimento delle acque. Le soluzioni di adattamento basate sulla natura (Nature-based Solutions) vanno tenute ben presenti sia nella pianificazione urbanistica sia nei piani di incremento, gestione e finanziamento del verde urbano.

7. Ridurre la vulnerabilità e i rischi delle precipitazioni molto intense

Fermare l’impermeabilizzazione e il consumo di nuovo suolo e aumentare gli interventi di de-impermeabilizzazione delle pavimentazioni. Le reti e le infrastrutture verdi hanno grande importanza sia come moderatore microclimatico, sia per assorbire e trattenere maggiori quantità di acque piovane. Piazze o aree verdi abbassate rispetto al livello stradale, ad esempio, possono contribuire all’accumulo di acque piovane nel caso di eventi estremi. Il deflusso di acque piovane particolarmente intense può essere convogliato verso zone umide appositamente predisposte nelle aree periurbane.  Vanno meglio monitorate le reti esistenti di drenaggio urbano e occorre cercare di assicurare la separazione fra le reti fognarie e la rete idrografica.

8. Affrontare le ondate e le isole di calore

Utilizzare strumenti avanzati di analisi e di valutazione delle capacità adattive alle sempre più frequenti ondate e isole di calore nelle città. Sulla base di tali analisi e valutazioni vanno realizzate soluzioni progettuali, tecniche e gestionali nella rigenerazione urbana, nella riqualificazione degli edifici e degli spazi di pertinenza. Promuovere anche misure per il controllo bioclimatico degli edifici, per l’ombreggiamento e il controllo della radiazione solare, per aumentare la ventilazione naturale e il raffrescamento, per migliorare l’isolamento termico anche con materiali innovativi.

9. Promuovere gli investimenti

Le politiche e le misure per l’adattamento urbano richiedono maggiori investimenti pubblici e privati, promuovendo partenariati pubblico-privati, un maggiore utilizzo di strumenti finanziari e assicurativi, indirizzando con norme tecniche e favorendo, con analisi dei costi e dei benefici, investimenti privati in progetti di adattamento, facendo ricorso anche a donazioni e crowdfunding. Collegando adattamento, mitigazione e green economy si può trasformare un rischio in un’opportunità creando sinergie fra interesse pubblico e settore privato.

10. Rafforzare la governance

Per definire e attuare una strategia di adattamento climatico nella città occorre aumentare l’impegno politico delle amministrazioni locali e stabilire una precisa responsabilità nonché un coordinamento tra le diverse competenze e gli uffici coinvolti ed anche coordinare i diversi livelli di governo: locale, regionale e nazionale. Le misure di adattamento climatico, di prevenzione e di monitoraggio dei rischi, richiedono un’attiva partecipazione dei cittadini, un’efficace informazione, nonché un costante dialogo con i diversi gruppi di stakeholder.