Dall’Ue un miliardo di euro per una transizione climatica giusta a Taranto e nel Sulcis Iglesiente

Vengono dal Fondo per una transizione giusta della politica di coesione dell'Ue

[21 Dicembre 2022]

Dopo l’approvazione del suo piano territoriale per una transizione giusta, l’Italia riceverà un miliardo di euro nell’ambito del Fondo per una transizione giusta, un sostegno dell’Unione europea che contribuirà al conseguimento di una transizione climatica giusta a Taranto e nel Sulcis Iglesiente in Sardegna «In quanto incoraggerà la diversificazione economica e la creazione di posti di lavoro in settori verdi, tra cui quello dell’energia rinnovabile».

Il Fondo per una transizione giusta garantisce che la transizione verso un’economia climaticamente neutra avvenga in modo equo, senza lasciare indietro nessuno, in particolare nelle regioni per cui la transizione è più difficile. I territori in questione sono individuati nel corso dei negoziati tra le autorità italiane e la Commissione europea  per gli accordi di partenariato 2021-2027 e i programmi associati. La Commissione Ue  ha approvato l’accordo di partenariato con l’Italia nel luglio 2022.

Su richiesta delle autorità italiane la Commissione Ue ha fornito consulenza tecnica ad hoc per la preparazione della strategia nazionale e dei piani d’azione per la transizione dal carbone nelle regioni italiane interessate. Il sostegno è stato fornito dallo strumento di sostegno tecnico nell’ambito della DG REFORM.

In una nota la Commissione europea ricorda che «La transizione climatica della provincia di Taranto è condizionata dalla presenza della più grande acciaieria d’Europa: Acciaierie d’Italia (ex Ilva). Per trasformare la produzione dell’acciaio è indispensabile introdurre nuovi modelli imprenditoriali, garantire una maggiore disponibilità di energia rinnovabile e di idrogeno verde e riqualificare la forza lavoro. Poiché nella provincia di Taranto un terzo dei lavoratori dell’industria è impiegato nel settore siderurgico, il Fondo supporterà la riqualificazione di 4.300 lavoratori in vista di un loro reimpiego in posti di lavoro verdi connessi alla transizione verso l’energia pulita e all’economia circolare. Rafforzerà anche i servizi di cura, al fine di valorizzare il potenziale delle donne attualmente escluse dal mercato del lavoro e garantire un’assistenza alle persone più vulnerabili».

Il Fondo sosterrà la costruzione di turbine eoliche, lo sviluppo di idrogeno verde e la produzione di impianti geotermici per gli edifici della provincia tarantina, per «Assicurare la disponibilità di energia rinnovabile per le attività economiche e residenziali a prezzi accessibili» e finanzierà la realizzazione di centri servizi che «Aiuteranno le PMI a diversificare, nonché di hub e di acceleratori di impresa per lo sviluppo di competenze, la specializzazione intelligente e un supporto alla transizione industriale. Saranno finanziati progetti volti a introdurre soluzioni innovative per sfruttare il potenziale delle imprese culturali e creative, dell’aerospazio e di altri settori di eccellenza dell’economia locale».

Infine, il Fondo parteciperà alla creazione di una cintura verde intorno alla città di Taranto: «Questa infrastruttura verde costituita da parchi urbani e aree naturalistiche contribuirà al ripristino dei terreni degradati e alla riduzione delle emissioni di CO2».

Nel piano territoriale per la provincia di Taranto non è previsto alcun sostegno per le grandi imprese; pertanto il Fondo non può sostenere direttamente l’ex Ilva.

L’Italia si è impegnata a eliminare gradualmente entro il 2025la produzione di energia elettrica prodotta da  carbone, un impegno che inciderà sull’area del Sulcis Iglesiente, doc ve c’è l’ultima miniera di carbone italiana ma anche un forte potenziale per la produzione di energia rinnovabile.

La Commissione Ue spiega che «Il Fondo investirà in tale regione per stimolare la diversificazione economica negli ambiti dell’economia verde, dell’agricoltura, del turismo e dell’economia del mare. Il supporto sarà destinato in particolare alle microimprese per introdurre innovazioni di processo, di prodotto, organizzative e di marketing, mentre le PMI e le start-up beneficeranno di progetti di ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico, soprattutto in chiave di economia circolare.

Il Fondo aiuterà 2 250 lavoratori ad acquisire nuove competenze attraverso corsi di formazione e rafforzerà il sostegno alle persone in cerca di lavoro e ai servizi dedicati alla creazione di nuove imprese. Sarà agevolata la creazione di comunità energetiche rinnovabili volte a ridurre la povertà energetica. Il Fondo concorrerà anche a ridurre e ottimizzare il consumo energetico delle PMI incoraggiando l’uso di tecnologie pulite per la produzione di energia eolica, solare e marina. I siti contaminati saranno bonificati, riabilitati e destinati a nuove attività economiche».

«La città di Taranto deve candidarsi ad essere la capofila in Italia per la riconversione industriale nell’ottica della sostenibilità ambientale. Da sempre la nostra associazione sostiene che il capoluogo ionico può essere il luogo della sperimentazione di un nuovo modello economico e industriale che tenga insieme salute, tutela ambientale e diritto al lavoro. È evidente che ora la priorità è la decarbonizzazione dello stabilimento siderurgico il cui piano industriale non è ancora noto se non per generici accenni all’utilizzo di uno o due forni elettrici e di idrogeno nel ciclo produttivo. Contestualmente bisogna puntare ad un progetto ambizioso in cui la decarbonizzazione e la bonifica del territorio tarantino vadano di pari passo con l’innovazione energetica, ambientale e sociale e gli investimenti su formazione e ricerca. Soprattutto sarà necessario avere tempi certi e rapidi, perché Taranto e la Puglia non possono più aspettare», commentano Ruggero Ronzulli presidente di Legambiente Puglia e Lunetta Franco presidente del circolo di Taranto.

«Le risorse del piano Just Transition Fund per il Sulcis – aggiunge Annalisa Colombu, presidente di Legambiente Sardegna – permettono alle comunità di questo territorio di consolidare e accelerare il percorso già avviato per una transizione ecologica giusta, per uno sviluppo sostenibile che mette al centro le persone e gli straordinari valori ambientali e culturali del Sulcis. Uno sviluppo sostenibile incentrato sull’energia da fonti rinnovabili, l’economia circolare e le bonifiche dei tanti siti inquinati, sulla valorizzazione delle bellezze ambientali e paesaggistiche, che guarda alla salute delle persone, al bene comune e al lavoro, in contrapposizione all’industrializzazione del passato che ha sovraccaricato questo territorio di veleni».