Dal 2010 in poi è aumentata la velocità globale del vento. Era in calo dagli anni ‘80

Una buona notizia per l’energia eolica: grossi incrementi almeno per i prossimi 10 anni

[19 Novembre 2019]

Secondo lo studio “A reversal in global terrestrial stilling and its implications for wind energy production” pubblicato su Nature Climate Change da un team di internazionale di ricercatori, dopo decenni di declino, a livello globale le velocità dei venti sono aumentate notevolmente a partire dal 2010 e gli scienziati ritengono che alla base di questa accresciuta velocità ci siano i cambiamenti nei modelli dell’oceano e della circolazione atmosferica.

Secondo i ricercatori «La scoperta è un’ottima notizia per l’industria dell’energia eolica» e sono convinti che «con venti più rapidi vedremo crescere l’energia prodotta di circa il 37%».

A partire dagli anni ’80, gli scienziati avevano rilevato una marcata riduzione della velocità dei venti in tutto il mondo, un fenomeno che era stato definito “quiete terrestre” e che, se si fosse protratto fino alla fine di questo secolo, avrebbe fatto diminuire del 21% la velocità del vento globale, dimezzando la quantità di energia disponibile per l’industria eolica. Su cosa stesse causando questo declino c’era molta incertezza: secondo una teoria, l’inverdimento della Terra, o la crescita dell’urbanizzazione, stava aumentando la rugosità superficiale e frenando la velocità del vento. Ma il nuovo studio dice che, da sola l’idea della rugosità, non è sufficiente per spiegare i cambiamenti.

Osservando i dati di 9.000 stazioni meteorologiche terrestri incrociandoli con modelli statistici, i ricercatori dimostrano che nel corso degli anni dal 2010 a oggi i venti sono cresciti “significativamente” di intensità in tutto il mondo e con un tasso di aumento della velocità che è di tre volte superiore a quello di diminuzione della velocità dei venti prima del 2010. Gli autori dello studio ritengono che «a ragione dell’aumento sia più legata ai cambiamenti nell’oceano e ai modelli di circolazione atmosferica e non alla sola rugosità superficiale» e uno di loro, Adrian Chappell dell’Università di Cardif, spiega che «Per circolazione atmosferica oceanica intendiamo il riscaldamento della superficie terrestre che crea gradienti di pressione e quindi vento. I cambiamenti in queste circolazioni hanno cambiato la velocità del vento. La causa alternativa e/o contribuente alla variazione della velocità del vento è dovuta al cambiamento della rugosità della superficie terrestre. E’ molto improbabile che il solo cambiamento della rugosità abbia causato il cambiamento della velocità del vento. Resta plausibile che la combinazione di circolazione su larga scala e variazione della rugosità abbia causato la variazione della velocità del vento».

La scoperta aiuta a spiegare perché la produttività del parco eolico statunitense sia aumentata del 7% in un decennio. Si presumeva che alla base di questo miglioramento ci fosse l’innovazione tecnologica fosse ma, secondo il nuovo studio, è solo un componente: «Il 50% dell’aumento è dovuto all’aumento della velocità del vento».

Secondo i ricercatori, «Nel complesso, la scoperta è una buona notizia” per l’industria dell’energia eolica» e Chappell aggiunge che «Il ribaltamento della quiete terrestre globale fa ben sperare per l’espansione nel prossimo futuro dei sistemi di produzione di energia eolica su larga scala ed efficienti nei Paesi a media latitudine»-

Se questo trend persistesse anche nel prossimo decennio, nel 2024 l’energia eolica aumenterebbe a 3,3 milioni di chilowattora, con un aumento complessivo del 37%.

Gli autori dello studio ritengono che in futuro l’aumento della velocità del vento diminuirà di nuovo, ma continuerà per almeno i prossimi 10 anni.