Covid-19 e condizioni meteorologiche estreme evidenziano la follia degli scarsi investimenti nella prevenzione dei disastri

Governance debole, povertà, perdita di biodiversità, collasso degli ecosistemi e rapida urbanizzazione sono tutti fattori interconnessi del rischio di catastrofi

[14 Ottobre 2021]

In occasione dell’International Day for Disaster Risk Reduction  che i è celebrato il 13 ottobre, l’United Nations office for disaster risk reduction (Undrr) ha pubblicato il nuovo rapporto “International Cooperation in Disaster Risk Reduction” che evidenzia «I bassi livelli di investimenti nella prevenzione dei disastri e nella riduzione del rischio di catastrofi per i Paesi più vulnerabili del mondo».

Il rapporto infatti rivela che «Dal 2010, l’aiuto pubblico allo sviluppo (‘Official Development Assistance – ODA) ha rappresentato in media circa lo 0,39% del reddito nazionale lordo rispetto all’obiettivo fissato dello 0,7% e per ogni 100 dollari spesi in aiuti allo sviluppo legati a disastri, solo 50 centesimi vengono investiti nella protezione dello sviluppo dall’impatto di disastri».

Il direttore dell’Undrr, Ricardo Mena, ha evidenziato che «Un risultato chiave è che, tra il 2010 e il 2019, su 133 miliardi di dollari di ODA legati ai disastri, solo 5,5 miliardi di dollari sono stati investiti in misure che avrebbero potuto prevenire o ridurre significativamente il rischio e l’impatto di un disastro. La maggior parte della spesa, 119,8 miliardi di dollari è stata destinata alla risposta alle emergenze/disastri e 7,7 miliardi di dollari sono stati spesi per la ricostruzione, il soccorso e il ripristino. Questa ci indica che dobbiamo aumentare gli investimenti nella prevenzione dei disastri se vogliamo far fronte all’aumento esponenziale degli eventi disastrosi negli ultimi decenni. Il Covid-19 ha causato quasi 5 milioni di vittime e ha causato enormi disagi economici. Il livello di investimento richiesto per ridurre il rischio di un’epidemia di questa portata non è stato realizzato, nonostante gli avvertimenti che una pandemia era inevitabile. Gli eventi meteorologici estremi sono più frequenti e il sostegno internazionale ai Paesi in via di sviluppo che subiscono l’urto di questi disastri è molto basso».

Il rafforzamento della cooperazione internazionale con i Paesi in via di sviluppo per ridurre il rischio di catastrofi è stato al centro dell’International Day for Disaster Risk Reduction, che è anche l’obiettivo F, del Sendai Framework, adottato nel 2015, durante la terza World Conference on Disaster Risk Reduction a Sendai, in Giappone, che delinea 7 obiettivi  e 4 priorità di azione per prevenire nuovi rischi di catastrofi e ridurre quelli esistenti.

Per Mena, «Questa mancanza di investimenti mina gli sforzi dei Paesi in via di sviluppo per adattarsi ai cambiamenti climatici e attuare strategie nazionali per la riduzione del rischio di catastrofi. Solo 27 dei 46 Paesi meno sviluppati riferiscono di avere strategie nazionali di riduzione del rischio di catastrofi. Una comunità internazionale che assegna solo lo 0,5% dell’ODA correlato ai disastri alla prevenzione e alla preparazione non sta realizzando i vantaggi in termini di costi derivanti dall’investimento nella riduzione del rischio di catastrofi per salvare vite umane e ridurre le perdite economiche. Gli Stati membri delle Nazioni Unite avevano assolutamente ragione a includere la cooperazione internazionale con i Paesi in via di sviluppo come uno dei 7 obiettivi di SEndai. Solo insieme possiamo fare veri progressi verso un pianeta più sicuro e più resiliente».

Anche il segretario generale dell’Onu, António Guterres, è molto preoccupato: «La governance debole, la crescente povertà, la perdita di biodiversità, il collasso degli ecosistemi e la rapida urbanizzazione non pianificata sono tutti fattori interconnessi del rischio di catastrofi. Solo 24 ore di preavviso di una tempesta o di un’ondata di caldo possono ridurre i danni del 30%, ma molti Paesi a basso e medio reddito non dispongono di adeguati sistemi di allarme rapido. E quando si verifica un disastro, i sistemi sanitari e le infrastrutture deboli li rendono ancora più vulnerabili. Decenni di progressi nello sviluppo possono essere spazzati via in un istante».

Per affrontare le sfide del XXI  secolo e salvaguardare la vita umana, il capo dell’Onu ha chiesto al mondo di ridurre i rischi sistemici: «Se non vengono affrontati, aggravano l’intensità e la frequenza dei disastri e aumentano la necessità di assistenza umanitaria. Costruire la resilienza ai cambiamenti climatici e ridurre il rischio di catastrofi è vitale per salvare vite e mezzi di sussistenza, eradicare la povertà e la fame e raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile».

Guterres ha anche evidenziato la minaccia per i piccoli Stati insulari in via di sviluppo: «Tra il riscaldamento degli oceani, l’innalzamento dei mari e l’intensificarsi delle tempeste, per loro è una questione di sopravvivenza».

Poi il segretario generale dell’Onu ha sottolineato l’importanza della cooperazione internazionale: «Si tratta di garantire un accesso equo e giusto ai vaccini per tutti, ovunque; aumentare drasticamente i finanziamenti e il sostegno per l’adattamento ai cambiamenti climatici e per la costruzione della resilienza; e attuare il Sendai Framework».

A proposito di vaccini, anche il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità  (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha chiesto ai governi di tutto il mondo di «Imparare le lezioni della  crisi del COvoid-19 e di rispondere meglio ai disastri futuri. La pandemia ha dimostrato come le conseguenze delle emergenze e dei disastri sanitari vadano ben oltre il settore sanitario e colpiscano tutti i segmenti della società. Spesso, le comunità più colpite dai disastri sono quelle meno attrezzate per affrontarli. I poveri, i migranti, le popolazioni indigene e altre comunità emarginate sono colpite in modo sproporzionato dalle crisi sanitarie, comprese meno dosi e più lesioni, la perdita di mezzi di sussistenza e danni alle infrastrutture essenziali, comprese le strutture sanitarie. La migliore difesa contro le emergenze e i disastri di ogni tipo è un sistema sanitario forte e resiliente, motivo per cui l’Oms sta lavorando con l’United Nations office for disaster risk reduction e altri partner per ridurre i rischi nelle comunità.  La pandemia di Covid-19 ha causato così tante perdite, dolore e lutti.  Ma se impariamo le lezioni che ci sta insegnando, possiamo creare insieme un futuro più sano, più sicuro e più sostenibile».