Copernicus: nel 2020-2022 buchi dell’ozono antartico eccezionalmente persistenti

In questi ultimi tre anni il buco dell’ozono ha superato i 15 milioni km2 per gran parte del mese di novembre

[15 Dicembre 2022]

Secondo i dati del Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS),  nel 2022 la chiusura del buco dell’ozono antartico ha avuto un comportamento eccezionale: «Non solo ha richiesto più tempo del previsto, ma è stata particolarmente estesa. Questo dato è di particolare rilievo se si considera che questa tendenza non è esclusiva di quest’anno, ma è simile ai buchi dell’ozono del 2020 e del 2021, discostandosi da quanto osservato nei 40 anni precedenti».

Il rapporto“Three peculiar Antarctic ozone hole seasons in a row: what we know” di Copernicus ricorda che «Il buco dell’ozono antartico di solito inizia a formarsi durante la primavera dell’emisfero meridionale (a fine settembre) e raggiunge la massima estensione a ottobre, prima di chiudersi tendenzialmente nel mese di novembre. Tuttavia, i dati CAMS degli ultimi tre anni mostrano un comportamento diverso: infatti, in questo lasso di tempo, il buco dell’ozono ha assunto dimensioni più grandi del previsto durante tutto il mese di novembre e si è chiuso solamente a dicembre inoltrato».

Gli ultimi tre buchi dell’ozono non solo sono stati eccezionalmente persistenti, ma hanno anche avuto un’estensione relativamente grande. In questi ultimi tre anni il buco dell’ozono ha superato i 15 milioni km2 per gran parte del mese di novembre (simile all’estensione dell’Antartide).

La data di chiusura del buco dell’ozono nel 2020 e nel 2021 è stata rispettivamente il 28 dicembre e il 23 dicembre, e gli scienziati prevedono che quest’anno il buco si chiuderà nei prossimi giorni.

Il direttore di CAMS, Vincent-Henri Peuch, spiega che «Ci sono diversi fattori che influenzano ogni anno l’estensione e la durata del buco dell’ozono, in particolare la forza del Vortice Polare e le temperature nella stratosfera. Gli ultimi tre anni sono stati caratterizzati da forti vortici e basse temperature, che hanno portato a tre buchi dell’ozono consecutivi di grandi dimensioni e di lunga durata. C’è un possibile collegamento con il cambiamento climatico, che tende a raffreddare la stratosfera. È piuttosto inaspettato, tuttavia, vedere tre episodi di buchi dell’ozono eccezionali di seguito. E’ sicuramente un argomento da approfondire».

Il rapporto CAMS conclude: «Tuttavia, nonostante questi recenti buchi dell’ozono piuttosto estesi, ci sono segnali significativi di miglioramento dello strato di ozono. Grazie all’introduzione del Protocollo di Montreal, dalla fine degli anni Novanta le concentrazioni di sostanze lesive dell’ozono (ODS) sono in lento ma costante calo. Si prevede che tra 50 anni le loro concentrazioni nella stratosfera saranno tornate ai livelli preindustriali e i buchi dell’ozono non si verificheranno più, indipendentemente dalle condizioni del Vortice Polare e della temperatura».