Cop26, Guterres: «Basta trattare la natura come un gabinetto. Stiamo scavando le nostre tombe»

Il capo dell’Onu al COP26 World Leaders Summit: scegliete l'ambizione, la solidarietà e di salvaguardare il nostro futuro e salvare l'umanità

[2 Novembre 2021]

Partendo dal vertice G20 di Roma il segretario generale dell’Onu, António Guterres, si era mostrato molto meno fiducioso del primo ministro italiano Mario Draghi sull’accordo ragginto dai 20 Paesi economicamente più importanti del mondo che di fatto avevano solo confermato i precedenti (e mai rispettati) impegni a mantenere l’innalzamento della temperatura entro gli 1,5° C e a finanziare con 100 miliardi d i dollari all’anno l’adattamento climatico dei Paesi in via di sviluppo (compresi alcuni che fanno parte del G20). Infatti, il capo dell’Onu aveva scritto in un Tweet: «Mentre accolgo con favore il reimpegno del #G20 verso soluzioni globali, lascio Roma con le mie speranze insoddisfatte, ma almeno non sono sepolte. Vado alla COP26 per mantenere vivo l’obiettivo di 1,5 gradi e per attuare le promesse sulla finanza e l’adattamento per le persone e il pianeta».

Ma è aprendo il COP26 World Leaders Summit che Guterres ha detto davvero quel che pensa ai leader mondiali su quello che hanno fatto e soprattutto non hanno fatto, a cominciare dal fatto che «I sei anni passati dall’Accordo di Parigi sul clima sono stati i sei anni più caldi mai registrati.  La nostra dipendenza dai combustibili fossili sta spingendo l’umanità sull’orlo del disastro. Siamo di fronte a una scelta netta: o la fermiamo, o ci ferma. E’ ora di dire: basta.  Basta brutalizzare la biodiversità. Basta ucciderci con il carbonio. Basta trattare la natura come un gabinetto. Basta bruciare, trivellare scavare più a fondo. Stiamo scavando le nostre stesse tombe».

Nel suo durissimo discorso Guterres ha riassunto il terrificante rapporto “State of Climate in 2021” provvisorio presentato poche ore prima dalla World meteorological organization (WMO): «Il nostro pianeta sta cambiando davanti ai nostri occhi: dalle profondità dell’oceano alle cime delle montagne; dallo scioglimento dei ghiacciai agli implacabili eventi meteorologici estremi. L’innalzamento del livello del mare è il doppio rispetto a 30 anni fa. Gli oceani sono più caldi che mai e si riscaldano più velocemente. Parti della foresta pluviale amazzonica ora emettono più carbonio di quanto assorbano».

Poi il capo dell’Onu si è occupato del crescente greenwashing politico e istituzionale che è stato sparso a piene mani anche al G20 di Roma: «I recenti annunci sull’azione per il clima potrebbero dare l’impressione che siamo sulla buona strada per cambiare le cose. Questa è un’illusione.  L’ultimo rapporto pubblicato sui Nationally Determined Contributions ha mostrato che condannerebbero comunque il mondo a un disastroso aumento di 2,7 gradi.  E anche se i recenti impegni fossero chiari e credibili – e ci sono seri interrogativi su alcuni di essi – stiamo ancora sbandando verso la catastrofe climatica. Anche nella migliore delle ipotesi, le temperature aumenteranno ben al di sopra dei 2 gradi. Quindi, mentre apriamo questa tanto attesa conferenza sul clima, ci stiamo ancora dirigendo verso il disastro climatico.  I giovani lo sanno. Ogni Paese lo vede. I piccoli stati insulari in via di sviluppo – e altri vulnerabili – lo vivono. Per loro, il fallimento non è un’opzione. Il fallimento è una condanna a morte».

Rivolto ai potenti del mondo, Guterres li ha nuovamente ammoniti per l’ennesima volta: «Siamo di fronte a un momento di verità. Ci stiamo avvicinando rapidamente a punti di non ritorno che attiveranno cicli di feedback crescenti del riscaldamento globale. Ma investire nel net zero, in un’economia resiliente al clima creerà dei propri circuiti di feedback: circoli virtuosi di crescita sostenibile, posti di lavoro e opportunità.  Abbiamo progressi su cui costruire. Un certo numero di Paesi ha assunto impegni credibili per l’azzeramento delle emissioni nette entro la metà del secolo. Molti hanno staccato la spina al finanziamento internazionale del carbone. Oltre 700 città stanno aprendo la strada alla carbon neutrality. Il settore privato si sta svegliando.  La Net-Zero Asset Owners Alliance – il gold standard per impegni credibili e obiettivi trasparenti – gestisce 10 trilioni di dollari di assets e catalizza il cambiamento in tutte le industrie. L’esercito per l’azione climatica, guidato dai giovani, è inarrestabile. Sono più grandi. Sono più rumorosi. E, vi assicuro, non andranno via. Sto con loro».

Di fronte a Capi di stato e di governo, ministri e teste coronate, l’ex presidente socialista del Portogallo ha sottolineato che «La scienza è chiara. Sappiamo cosa fare. Innanzitutto, dobbiamo mantenere vivo l’obiettivo di 1,5 gradi Celsius. Ciò richiede una maggiore ambizione in materia di mitigazione e azioni concrete immediate per ridurre le emissioni globali del 45% entro il 2030. I paesi del G20 hanno una responsabilità particolare in quanto rappresentano circa l’80% delle emissioni. Secondo il principio delle responsabilità comuni ma differenziate alla luce delle circostanze nazionali, i Paesi sviluppati devono guidare questo lavoro. Ma anche le economie emergenti devono fare un passo in più, poiché il loro contributo è essenziale per l’effettiva riduzione delle emissioni. Abbiamo bisogno della massima ambizione – da parte di tutti i Paesi su tutti i fronti – per rendere Glasgow un successo. Esorto i paesi sviluppati e le economie emergenti a costruire coalizioni per creare le condizioni finanziarie e tecnologiche per accelerare la decarbonizzazione dell’economia e l’eliminazione graduale del carbone. Queste coalizioni hanno lo scopo di supportare i grandi emettitori che affrontano maggiori difficoltà nel passaggio dal grigio al verde per poterlo fare. Non facciamoci illusioni: se gli impegni non saranno all’altezza entro la fine di questa COP, i Paesi dovranno rivedere i loro piani e le politiche nazionali sul clima. Non ogni 5 anni. Ogni anno. Ogni momento. Fino al mantenimento in cui gli 1,5 gradi saranno assicurati. Fino alla fine dei sussidi ai combustibili fossili. Fino a quando non ci sarà un prezzo sul carbonio. E fino a quando il carbone non sarà gradualmente eliminato».

E Guterres è tornato sul “Bla, bla, bla” evocato da Greta Thunbeg, liquidato con sufficienza da politici (soprattutto di destra) e da molta stampa e che invece è diventato il tormentone che fa da sfondo a un possibile e insostenibile fallimento della COP26 Unfccc: «Ma occorre anche maggiore chiarezza. C’è un deficit di credibilità e un surplus di confusione sulle riduzioni delle emissioni e sugli obiettivi net zero, con significati e metriche diverse. Ecco perché, al di là dei meccanismi già stabiliti nell’accordo di Parigi, annuncio oggi che istituirò un gruppo di esperti per proporre standard chiari per misurare e analizzare gli impegni net zero da parte degli attori non statali. Secondo, dobbiamo fare di più per proteggere le comunità vulnerabili dai pericoli evidenti e presenti del cambiamento climatico. Nell’ultimo decennio, quasi 4 miliardi di persone hanno subito disastri legati al clima. Quella devastazione non farà che aumentare. Ma l’adattamento funziona. I sistemi di allerta precoce salvano vite. L’agricoltura e le infrastrutture climate-smart salvano posti di lavoro.  Tutti i donatori devono destinare metà dei loro finanziamenti per il clima all’adattamento. E le banche di sviluppo pubbliche e multilaterali dovrebbero iniziare il prima possibile. Terzo, questa COP deve essere un momento di solidarietà. L’impegno di 100 miliardi di dollari all’anno per il finanziamento climatico  a sostegno dei Paesi in via di sviluppo deve diventare una realtà di finanziamento climatico da 100 miliardi di dollari. Questo è fondamentale per ripristinare la fiducia e la credibilità. Accolgo con favore gli sforzi condotti dal Canada e dalla Germania per aiutarci ad arrivare lì.  E’ un primo passo importante, ma ritarda di anni il supporto più consistente e non offre garanzie chiare. Ma, oltre ai 100 miliardi di dollari, i Paesi in via di sviluppo hanno bisogno di risorse molto maggiori per combattere il Covid-19, costruire resilienza e perseguire uno sviluppo sostenibile. Coloro che soffrono di più, vale a dire i Paesi meno sviluppati e i piccoli Stati insulari in via di sviluppo, hanno bisogno di finanziamenti urgenti. Più finanziamenti pubblici per il clima. Più aiuti allo sviluppo all’estero. Più sovvenzioni. Accesso più facile ai finanziamenti. E le banche multilaterali di sviluppo devono lavorare molto più seriamente per mobilitare maggiori investimenti attraverso finanziamenti misti e privati».

Il segretario generale dell’Onu ha concluso: «Le sirene stanno suonando. Il nostro pianeta ci parla e ci dice qualcosa. E così fanno le persone ovunque. L’azione climatica è in cima alla lista delle preoccupazioni delle persone, in tutti i Paesi, età e genere. Dobbiamo ascoltare  – e dobbiamo agire –  e dobbiamo scegliere con saggezza. A nome di questa e delle future generazioni, vi esorto: Scegliete l’ambizione. Scegliete la solidarietà. Scegliete di salvaguardare il nostro futuro e salvare l’umanità».