Coldiretti: nel 2022 in Italia incendi triplicati per colpa del caldo

Siccità: ok allo stato di emergenza per la metà del Made in Italy a tavola

[6 Luglio 2022]

Secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Effis, «L’Italia brucia con gli incendi triplicati nell’ultimo anno rispetto alla media storica, con oltre 16.000 ettari di boschi e terreni andati a fuoco dall’inizio del 2022, una superficie pari a 22.000 campi da calcio».

E la causa di questo drastico aumento in un Paese che da anni a sempre più a che fare con incendi giganteschi sono le ondate di caldo, come l’ultima con venti città con il bollino rosso e temperature oltre i 40 gradi. Coldiretti sottolinea che «Le alte temperature e l’assenza di precipitazioni con una devastante hanno inaridito i terreni nelle aree più esposte al divampare delle fiamme, con il moltiplicarsi di casi in tutta Italia, dalla Puglia alla Campania fino a Roma. Il risultato è che i roghi segnalati sono già il triplo rispetto alla media degli ultimi 15i anni. Una dramma che l’Italia è costretta ad affrontare perché se da una parte 6 incendi su 10 sono di origine dolosa, con i piromani in azione, dall’altra per effetto della chiusura delle aziende agricole, la maggioranza dei boschi nazionali si trova senza sorveglianza per l’assenza di un agricoltore che possa gestirli in un Paese come l’Italia dove più di un terzo della superficie, per un totale di 11,4 milioni di ettari, è coperta da boschi».

Coldiretti evidenzia che «Ogni rogo costa agli italiani oltre diecimila euro all’ettaro fra spese immediate per lo spegnimento e la bonifica e quelle a lungo termine sulla ricostituzione dei sistemi ambientali ed economici delle aree devastate in un arco di tempo che raggiunge i 15 anni. Per difendere il bosco italiano occorre creare le condizioni economiche e sociali affinché si contrasti l’allontanamento dalle campagne e si valorizzino quelle funzioni di vigilanza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli, anche nei confronti delle azioni criminali».

Il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, aggiunge: «Occorrono interventi strutturali per ricreare le condizioni economiche e sociali affinché si contrasti l’allontanamento dalle campagne e si sostengano quelle funzioni di vigilanza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli. E’ necessario i cogliere le opportunità che vengono dall’economia circolare dotando il Paese di una riserva energetica sostenibile».

Coldiretti ha accolto favorevolmente lo stato di siccità decretato dal governo Draghi, con uno stanziamento di circa 36 milioni di euro, per le regioni Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna, «Un territorio nel quale lavorano 225mila imprese che rischiano di chiudere i battenti sotto i colpi della siccità, con i danni che hanno già superato i tre miliardi di euro . ricorda Coldiretti –  Lo stato di emergenza per la siccità riguarda quasi la metà del Made in Italy a tavola (44%), con le cinque regioni più colpite che rappresentano il 76% del grano tenero per fare il pane, l’88% del mais per l’alimentazione degli animali, il 97% del riso, ma allevano anche il 66% delle mucche e l’87% dei maiali nazionali. E’ quanto afferma»,

Secondo la più grande associazione agricola italiana, «Il dimezzamento delle piogge nel 2022 ha avuto un impatto devastante sulle produzioni nazionali che fanno segnare cali del 45% per il mais e i foraggi che servono all’alimentazione degli animali, del 20% per il latte nelle stalle con le mucche stressate dal caldo afoso, del 30% per il frumento duro per la pasta nelle regioni del sud che sono il granaio d’Italia. In diminuzione di oltre 1/5 le produzioni di frumento tenero, ma crollano del 30% pure la produzione di riso, del 15% quella della frutta ustionata da temperature di 40 gradi, e del 20% cozze e vongole uccise dalla mancanza di ricambio idrico nel Delta del Po, dove si allargano le zone di “acqua morta”, assalti di insetti e cavallette che solo in Sardegna hanno già devastato quasi 40mila ettari di campi. Una situazione sulla quale pesa in maniera determinante la mancanza di una rete di invasi capace di trattenere l’acqua della pioggia. Ogni anno, secondo Coldiretti, l’Italia perde 500mila metri cubi di acqua al minuto che potrebbero invece garantire una riserva idrica a cui attingere nei momenti di siccità. con più di ¼ del territorio nazionale (28%) che è a rischio desertificazione».

Prandini conclude: «Serve subito una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l’acqua e distribuirla quando serve ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione. Con l’Anbi, l’Associazione nazionale delle bonifiche, abbiamo elaborato un progetto immediatamente cantierabile per la realizzazione di una rete di bacini di accumulo (veri e propri laghetti) per arrivare a raccogliere il 50% dell’acqua dalla pioggia. Si tratta di 6mila invasi aziendali e 4mila consortili da realizzare entro il 2030 multifunzionali ed integrati nei territori perlopiù collinari o di pianura».