Codice rosso per l’umanità. I verdi europei: «La Commissione Ue riveda il pacchetto Fit for 55»

E’ necessario che l’Ue supporti concretamente la messa in pratica di un’economia circolare

[14 Settembre 2021]

«Alluvioni, erosione nelle aree costiere, scioglimento dei ghiacciai, perdite delle specie, ondate di calore, siccità, riduzione della produttività dei raccolti: non è la trama di un film apocalittico, ma la realtà a cui stiamo inevitabilmente andando incontro, secondo il Sesto Rapporto di Valutazione redatto dagli scienziati del Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC)». Ricorda a margine della discussione sul pacchetto Fit for 55 la delegazione italiana del gruppo dei Greens/EFA al Parlamento europeo, composta da Eleonora Evi, Rosa D’Amato, Ignazio Corrao e Piernicola Pedicini.

Gli europatlamentari verdi italiani  sottolineano che «L’emergenza climatica è in atto e porta con sé fenomeni estremi sempre più frequenti, delineando un pianeta nel quale la maggioranza degli organismi e degli ecosistemi non riuscirà ad adattarsi. In un contesto del genere, l’Unione europea ha l’obbligo di accelerare la riduzione delle sue emissioni, e il pacchetto Fit for 55, che prevede l’attuazione di misure importanti solo dopo il 2030, sebbene sia un passo nella giusta direzione, non si configura come strumento adeguato ad affrontare l’urgenza. Le misure indicate dal pacchetto, come la graduale eliminazione delle quote gratuite nell’ETS, la fine dei motori a combustione entro il 2035 e la tassa sul cherosene e sul carburante marittimo entro il 2032, prevedono un periodo di attuazione troppo lungo, non tenendo conto di quanto il decennio 2020-2030 sia decisivo per far fronte all’emergenza climatica».

Evi, D’Amato, Corrao e Pedicini sottolineano che «Le nostre proposte, in linea con la lettera inviata ieri dai Greens/EFA alla Presidente Von Der Leyen, sono chiare: aumento dell’uso delle energie rinnovabili di almeno il 50% entro il 2030 e del 100% entro il 2040; integrazione delle rinnovabili, in particolare il solare, nell’ondata di ristrutturazioni che interesserà 35 milioni di edifici entro il 2030; stop ai sussidi per i combustibili fossili; introduzione di una tassa minima per il kerosene e i carburanti marittimi a partire dal 2023; riduzione degli standard di emissione di C02 per i veicoli; obiettivo del 100% di auto senza emissioni entro il 2030».

Ma per i parlamentari Greens italiani «Il cambiamento deve riguardare anche il nostro sistema alimentare, in buona parte basato sugli allevamenti intensivi, veicolo di un paradosso insostenibile: abbiamo gravemente compromesso le risorse naturali del nostro pianeta per produrre cibo, ma non riusciamo a nutrire la popolazione mondiale, cosicché, mentre oltre 820 milioni di persone nel mondo non hanno cibo a sufficienza, due miliardi risultano in sovrappeso. Un sistema alimentare del genere, che produce oltre 1/3 delle emissioni globali di gas serra e utilizza circa il 70% di acqua estratta dalla natura, non può durare. Ecco perché dobbiamo adottare misure efficaci per promuovere una dieta a base vegetale e un’agricoltura senza pesticidi».

La delegazione italiana dei Verdi al Parlamento europeo conclude: «Infine è necessario che l’Ue supporti concretamente la messa in pratica di un’economia circolare, basata sul riutilizzo e la riparabilità dei prodotti, vietando l’obsolescenza programmata e adottando standard di progettazione ecologica. Le misure per ridurre le emissioni devono avere carattere d’urgenza. E’ così che si risponde all’allarme rosso lanciato dalla comunità scientifica e si evita il pericolo che i proclami del Green Deal restino intrappolati nell’indeterminatezza dei buoni propositi».