A quesa conclusione sono arrivati gli scienziati dei prestigiosi istituti Pik e del Mcc 

Crisi climatica, nuovo studio rivela: danni economici triplicati rispetto al previsto

Ogni tonnellata di CO2 emessa nel 2020 provocherà un danno economico pari a un costo compreso tra 73 e 142 dollari, rispetto ai 37 dollari previsti dal modello nel 2010

[20 Agosto 2020]

Non si distrugge l’economia solo a colpi di Covid-19. Il cambiamento climatico, se non riusciremo a ridurre l’aumento delle temperature, oltre ai danni ambientali e sociali, porterà anche a perdite economiche disastrose assai peggiori di quanto le analisi prodotte finora avessero previsto. A quesa conclusione sono arrivati gli scienziati del Potsdam Institute for Climate Impact Research (PIK) e del Mercator Research Institute for Global Commons and Climate Change (MCC).

“I danni climatici colpiscono le nostre attività e i nostri posti di lavoro, non solo gli orsi polari e le barriere coralline”, afferma Leonie Wenz del PIK, uno dei due autori dello studio. “L’aumento delle temperature ci rende meno produttivi, il che è rilevante in particolare per i lavori all’aperto nel settore edile o agricolo. Influiscono sui nostri raccolti e portano con sé ulteriore stress e quindi costi per le nostre infrastrutture, come ad esempio i server che devono essere raffreddati. Valutando statisticamente i dati climatici ed economici degli ultimi decenni, abbiamo scoperto che i danni economici aggregati derivanti dall’aumento delle temperature sono persino maggiori di quanto stimato in precedenza perché abbiamo esaminato gli effetti subnazionali che forniscono un quadro più completo rispetto alle medie nazionali”.

Ricerche precedenti – sottolineano i ricercatori –  suggerivano che un anno più caldo di 1 °C riduce la produzione economica di circa l’1%, mentre la nuova analisi indica perdite di produzione fino a tre volte maggiori nelle regioni calde. Utilizzando questi numeri come punto di riferimento per calcolare i danni futuri di ulteriori emissioni di gas serra, i ricercatori hanno riscontrato perdite economiche significative: 10% su una media globale e oltre il 20% ai tropici entro il 2100, in termini di prodotto regionale lordo (Grp). Questa è ancora una valutazione conservativa poiché lo studio non prende in considerazione i danni causati, ad esempio, da eventi meteorologici estremi e innalzamento del livello del mare, anch’essi consistenti ma difficili da definire per singole regioni.

Ricordiamo che l’Italia sta ampiamente tra i Paesi ad alto rischio, dato che si sta surriscaldando a velocità più elevata rispetto alla media globale: se nel 2019 l’anomalia della temperatura media globale sulla terraferma è stata di +1.28°C rispetto al periodo 1961-1990, in Italia si arriva a +1,56°C. Cosa che è già stato calcolato, senza una rapida inversione di rotta, porterà lo Stivale entro la metà del secolo a perdere qualcosa come 130 miliardi di euro l’anno, con un aumento della disuguaglianza regionale nella distribuzione della ricchezza pari al 60%

Lo studio si basa su un nuovo set di dati MCC su clima ed economia per 1500 regioni in 77 stati in tutto il mondo che, per alcune regioni, risale al 1900. Ed è importante sottolineare come i danni siano  distribuiti in modo molto diseguale in tutto il mondo con le regioni tropicali e già povere che soffrono maggiormente per il riscaldamento continuo, mentre alcuni paesi del nord potrebbero persino trarne profitto.

I risultati hanno importanti implicazioni per la politica climatica, e in particolare per quanto riguarda il costo da attribuire alla CO2. “Se aggiorni il modello D.I.C.E. di economia climatica ampiamente utilizzato e sviluppato dal premio Nobel William Nordhaus con le stime statistiche dei nostri dati, i costi di ogni tonnellata di carbonio emessa dalla società sono da due a quattro volte superiori alle precedenti stime”, sottolinea l’autore dello studio, Matthias Kalkuhl del MCC. “Secondo il nostro studio, ogni tonnellata di CO2 emessa nel 2020 provocherà un danno economico pari a un costo compreso tra 73 e 142 dollari rispetto ai 37 dollari previsti dal modello nel 2010. Entro il 2030, il cosiddetto costo sociale del carbonio sarà già quasi il 30% più alto a causa dell’aumento delle temperature”.