Clima, rapporto scientifico Onu: il gap tra obiettivi e realtà aumenta (VIDEO)

Un rapporto che ammonisce i leader di tutto il mondo: fate presto perchè forse è già tardi

[23 Settembre 2019]

In occasione dell’United Nations Climate Action Summit  che comincia oggi a New York, le principali istituzioni meteorologiche del mondo hanno unito le forze per pubblicare il rapporto “United in Science” della World meteorological organization (Wmo)  e mettono in evidenza «Il gap  flagrante – e crescente – tra gli obiettivi concordati per lottare contro il riscaldamento del pianeta e la realtà»

Il rapporto contiene nuovi dettagli sullo stato del clima e presenta le tendenze in materi di emissioni e concentrazioni dei principali gas serra nell’atmosfera e sottolinea «L’urgenza di una trasformazione socio-economica fondamentale in dei settori chiave quali l’utilizzo delle terre emerse e l’energia per evitare un aumento pericoloso delle temperature mondiali., i cui impatti potrebbero essere irreversibili». Il rapporto analizza anche gli strumenti che permettono di facilitare sia l’attenuazione del riscaldamento globale si all’adattamento ai cambiamenti climatici.

Secondo lo Science Advisory Group del segretario generale dell’Onu per il Climate Action Summit – co-presieduto del segretario generale della Wmo, Petteri Taalas,  e da leena Srivastava, ex vice‑rettrice della TERI School of Advanced Studies, e composto da noti scienziati di tutto il mondo  – «Questo rapporto fornisce una valutazione unificata dello stato del nostro sistema terrestre sotto l’influenza crescente del cambiamento climatico antropico, della risposta dell’umanità a oggi e delle modifiche profonde che dovrebbero avvenire nel nostro clima secondo le proiezioni scientifiche. I dati e le conclusioni scientifiche che figurano nel rapporto sono le ultime informazioni ufficiali a questo riguardo. Mette avanti a tutto la necessità urgente di elaborare delle misure concrete per mettere fine ai peggiori effetti del cambiamento climatico».

Il rapporto,coordinato dalla Wmo, presenta in modo accessibile dati scientifici di altissimo livello sui quali si dovranno basare i governi  per prendere misure concrete e comprende brevi riassunti a cura delle organizzazioni che hanno contribuito alla sua redazione – Wmo,  Global Atmosphere Watch, United Nations Environment Programme (Unep), Global Carbon Project, Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), Future Earth, Earth League e Global Framework for Climate Services – ai quali si aggiungono dei rapporti più lunghi presentati ieri  durante un high-level science event  e che oggi saranno ripresentate ai leader mondiali all’United Nations Climate Action Summit.

Ecco i punti salienti del rapporto

Clima mondiale 2015–2019 (Wmo).

Il quinquennio più caldo mai osservato: La temperatura media mondiale del periodo 2015–2019 dovrebbe essere la più elevata mai registrata in tutti i periodi equivalenti messi insieme. Attualmente, si stima che superi di 1,1° C (±0,1° C) quella dell’epoca pre-industriale (1850–1900). Le estese e durevoli ondate di caldo, gli incendi record e altri fenomeni devastanti, quali i cicloni tropicali, le inondazioni e i periodi di siccità, hanno delle gravi ripercussioni sullo sviluppo socio-economico e l’ambiente.

Diminuzione continua dei ghiacci marini e delle masse glaciali: Lestensione della banchisa artica in estate è diminuita a un tasso di circa il 12% per decennio tra il 1979 e il 2018. Le  4 più piccole estensioni della banchisa in inverno sono state osservate tra il 2015 e il 2019. Nell’insieme, la quantità di ghiaccio che perde annualmente l’ice sheet antartico è almeno sestuplicata tra il 1979 e il 2017. La perdita di massa dei ghiacciai nel 2015–2019 è la più elevata mai registrata per un periodo quinquennale.

Accelerazione dell’innalzamento livello del mare e acidificazione dell’acqua marina: L’innalzamento del livello medio del mare su scala mondiale è accelerato, passando da 3,04 millimetri all’anno (mm/y) durante il periodo 1997–2006  a circa 4,0 mm/y durante il periodo 2007–2016. Questa situazione è dovuta all’accelerazione del riscaldamento degli oceani e dello scioglimento delle calotte glaciali della Groenlandia e dell’Artico occidentale. Dall’inizio dell’era industriale, l’acidità degli oceani è globalmente aumentata del 26%.

Concentrazioni di gas serra nell’atmosfera. WMO Global Atmosphere Watch: I livelli dei principali gas serra persistenti, anidride carbonica (CO2), metano (CH4) e protossido di azoto (N2O), hanno raggiunto nuovi picchi. La concentrazione atmosferica di CO2 non aveva raggiunto le 400 parti per milione (ppm) da 3 a 5 milioni di anni, quando la temperatura media sulla superficie del globo era quindi da 2 a 3° C superiore alla temperatura attuale. Di conseguenza, le calotte glaciali in Groenlandia e nell’Antartico occidentale si erano sciolte e il ghiaccio nell’Antartide orientale si era ritirato, causando un aumento del livello del mare da 10 a 20 metri rispetto ai livelli attuali. Nel 2018, la concentrazione globale di CO2 era di 407,8 parti per milione (ppm), ovvero 2,2 ppm in più rispetto al 2017. Dati preliminari  del 2019 per un sottoinsieme di siti di monitoraggio del gas indicano che è probabile che entro la fine del 2019 le concentrazioni di CO2 raggiungeranno e supereranno i 410 ppm. Nel 2017, le concentrazioni atmosferiche medie globali sono state di 405,6 ± 0,1 ppm per CO2 , 1,859 ± 2 parti per miliardo (ppb) per CH4  e 329,9 ± 0 , 1 ppb per N2 O. Questi valori rappresentano rispettivamente il 146%, il 257% e il 122% rispetto ai livelli preindustriali (prima del 1750). Il tasso di crescita medio di CO2 nell’arco di tre decenni consecutivi (1985-1995, 1995-2005 e 2005-2015) è aumentato da 1,42 ppm/anno a 1,86 ppm/anno e poi a 2,06 ppm/anno. 

Global Carbon Project

Global Carbon Budget: Nel 2018, le emissioni di anidride carbonica sono aumentate del 2% per raggiungere un livello record di 37 miliardi di tonnellate di CO2 . Non mostrano ancora alcun segno di fermarsi, anche se la loro crescita è più lenta di quella dell’economia mondiale. Le attuali tendenze economiche ed energetiche suggeriscono che nel 2019 le emissioni saranno così elevate almeno quanto lo sono state nel 2018. Si prevede che il nel 2019 il PIL globale crescerà del 3,2%, e anche se l’economia globale si “decarbonizzasse” allo stesso ritmo che negli ultimi dieci anni, le emissioni globali continuerebbero ad aumentare. Nonostante la straordinaria crescita dei combustibili rinnovabili nell’ultimo decennio, il sistema energetico globale rimane dominato dai combustibili fossili. L’aumento annuale del consumo globale di energia è maggiore di quello delle energie rinnovabili, il che significa che il consumo di combustibili fossili continua a crescere. Questa crescita deve essere fermata immediatamente. Per raggiungere le emissioni net- zero necessarie per stabilizzare il clima bisogna  sia aumentare l’uso di fonti di energia free-carbon sia ridurre rapidamente la quota di combustibili fossili nelle fonti energetiche globali. Questo duplice requisito illustra l’entità della sfida. I pozzi di CO2 naturali , come la vegetazione e gli oceani, che rimuovono circa la metà di tutte le emissioni dalle attività umane, diventeranno meno efficienti, quindi è necessario ridurre la deforestazione e ed espandere i pozzi naturali. CO2, compresi quelli delle foreste e dei suoli, sia migliorare la gestione e il ripristino degli habitat.

United Nations Environment Programme

Gap tra i bisogni e le prospettive in materia di riduzione delle emissioni. Dove siamo e dove dovremmo essere:  A novembre, l’Unep  pubblicherà la decima edizione del su UNEP Emissions Gap Reports, nel quale valuta gli ultimi studi scientifici sulle emissioni di gas serra attuali e previste e confronta i livelli di emissione per seguire una traiettoria almeno compatibile con l’accordo di Parigi. Il gap rispetto agli obiettivi è quindi la differenza tra la probabile situazione futura e la situazione in cui dovremmo essere. se verranno mantenute le attuali politiche sui cambiamenti climatici e i livelli di ambizione Nationally Determined Contributions (NDC), non si prevede che le emissioni globali di gas serra raggiungeranno il picco entro il 2030, figuriamoci entro il 2020. I risultati preliminari del rapporto del 2019 indicano che nel 2018 le emissioni di gas serra hanno continuato ad aumentare. Entro il 2030, il gap sarebbe di 13 gigatonnellate di CO2 equivalente (GteqCO2 ) tra livelli di emissione in  virtù della piena attuazione degli NDC condizionali e livelli compatibili con le traiettorie a medio costo per raggiungere il obiettivo di 2° C. Se guardiamo solo agli CDN incondizionati, il divario si allarga a 15 GteqCO2. I gap rispetto agli obiettivi di 1,5° C e 2° C sono rispettivamente di 29 GteqCO2 e 32 GteqCO2. Si stima che questi NDC ridurranno le emissioni globali nel 2030 fino a 6 GteqCO2 rispetto al proseguimento delle politiche attuali. Questo livello di ambizione deve essere moltiplicato di circa tre volte per rispettare il limite di 2° C e di circa cinque per rispettare quello di 1,5° C. Se gli CDN incondizionati venissero attuati, e supponendo che l’azione climatica continuasse costantemente per tutto il XXI secolo, entro il 2100, l’aumento della temperatura media globale sarebbe da 2,9° C a 3,4° C in più rispetto ai livelli preindustriali. Se gli NDC non saranno più ambiziosi, subito, o non saranno supportati da misure concrete, non sarà più possibile contenere il riscaldamento a 1,5° C. Se entro il 2030 il gap con gli obiettivi non sarà colmato, probabilmente non sarà possibile rimanere ben al di sotto dei 2° C.  E’ possibile sfruttare una gran parte delle possibilità tecniche, grazie a una loro trasposizione su vasta scala e alla riproduzione di politiche di successo – come il passaggio alle energie rinnovabili e il rimboschimento – e contribuendo anche agli obiettivi chiavi per lo sviluppo sostenibile.

Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc): L’ipcc ha valutato aspetti complementari e specifici dei cambiamenti climatici in tre rapporti speciali pubblicati nel 2018 e nel 2019,  nella prospettiva del Sixth Assessment Report. Secondo lo Special Report on Global Warming of 1.5°C, non è fisicamente impossibile limitare il riscaldamento globale a 1,5° C, ma questo richiederebbe un cambiamento senza precedenti in tutti gli aspetti della società. Limitare il riscaldamento a 1,5° C e non a 2° C presenta evidenti vantaggi. Ogni frazione di grado in più è importante. Limitare il riscaldamento globale a 1,5° C può far raggiungere altri obiettivi globali: arrivare a uno sviluppo sostenibile e sradicare la povertà. Nel suo  Special Report on Climate Change and Land, l’Ipccc sottolinea che la Terra è già sottoposta a crescenti pressioni da parte delle attività umane, alle quali si aggiungono i cambiamenti climatici. D’altra parte, solo riducendo le emissioni di gas serra in tutti i settori, compresile terre emerse e l’alimentazione, si potrà contenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2° C0. Questo rapporto dimostra che una migliore gestione del territorio può aiutare ad affrontare i cambiamenti climatici, ma anche che le terre emerse sono solo un elemento  dell’equazione. Per restare il più vicino possibile a un riscaldamento globale di 1,5° C al di sopra dei livelli preindustriali, è essenziale ridurre le emissioni di gas serra in tutti i settori, compresa l’energia. Il 25 settembre 2019 l’Ipcc dovrebbe pubblicare lo Special Report on the Ocean and Cryosphere in a Changing Climate. 

Future Earth et Earth League

Prospettive climatologiche: I dati scientifici globali evidenziano il ruolo predominante degli esseri umani nei cambiamenti del sistema terrestre, nel contesto di un nuovo periodo geologico, l’Antropocene. I crescenti impatti dei cambiamenti climatici comportano il rischio di arrivare a punti di non ritorno. Sono soglie che, se attraversate, provocheranno  cambiamenti profondi, a volte brutali e irreversibili. È sempre più riconosciuto che gli impatti dei cambiamenti climatici stanno aumentando e sono persino più veloci di quanto previsto dalle valutazioni climatiche di un decennio fa. Con l’intensificarsi del cambiamento climatico, le città sono particolarmente vulnerabili ai suoi impatti, come lo stress da caldo, e possono svolgere un ruolo chiave nella riduzione delle emissioni locali e globali. Le strategie di mitigazione ed espansione per la gestione adattiva del rischio stanno diventando essenziali. La rapidità dei cambiamenti climatici e l’entità dei suoi impatti rendono inadeguate le strategie isolate. L’Accordo di Parigi può essere rispettato solo intraprendendo un’azione universale immediata che includa una profonda decarbonizzazione, con politiche ambiziose, la protezione e il miglioramento dei pozzi di assorbimento del carbonio e della biodiversità e la riduzione della CO2 atmosferica.

Global Framework for Climate Services: I servizi di allarme climatico e di allarme rapido dovrebbero informare le decisioni prese per promuovere l’adattamento ai cambiamenti.

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