Clima, povertà, sanità, uguaglianza di genere e lavoro: così è impossibile raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile

Guterres: «La risposta mondiale non è abbastanza ambiziosa»

[11 Luglio 2019]

Nel suo ultimo rapporto sui progressi compiuti nella realizzazione dei 17 Obiettivi dello sviluppo sostenibile (Sdg), il segretario generale dell’Onu, António Guterres ha evidenziato che «I governi di tutto il mondo hanno preso una moltitudine di iniziative, ma le persone e i Paesi più vulnerabili continuano a soffrire di più».

I 17 Sdg impegnano tutti I Paesi del mondo a mobilitarsi per mettere fine a ogni forma di povertà e a lottare contro le ineguaglianze e il cambiamento climatico e il rapporto analizza i progressi fatti dai 193 Stati membri dell’Onu anche nell’adottare una visione globale dei problemi. Ma una nota dell’Onu sottolinea: «Benché numerosi trend riguardanti gli Sdg siano comuni a tutte le regioni, esistono importanti differenze regionali», in particolare in sei campi di azione che riuniscono i principali Sdg.

Nel 2018 Guterres aveva descritto I cambiamenti climatici come «una minaccia esistenziale per l’umanità», ma le prospettive di raggiungere gli obiettivi che si è data la comunità mondiale sono scarse: «Con l’aumento delle emissioni di gas serra, il cambiamento climatico si produce a un ritmo molto più rapido del previsto – dice il capo dell’Onu – e i suoi effetti si fanno chiaramente sentire in tutto il mondo. L’obiettivo da non dimenticare concordato dai leader mondiali è quello di mantenere il livello di riscaldamento del pianeta al di sotto dei 2° C e, se possibile, a 1,5° C al di sopra dei livelli pre-industriali. La temperatura media del pianeta è già superiore di 1° C ai livelli pre-industiali, ma se non facciamo abbastanza il riscaldamento proseguirà a un ritmo insostenibile e potrebbe superare i 3° C entro la fine del secolo. Benché ci siano state delle misure positive in termini di elaborazione di piani climatici da parte dei Paesi e di aumento dei finanziamenti promessi per finanziare queste attività, sono necessari dei piani molto più ambiziosi e un’azione accelerata in materia di attenuazione e di adattamento climatici».

L’emergenza climatica è legata all’estrema povertà che l’Onu  definisce «Una condizione caratterizzata da una privazione grave dei bisogni umani fondamentali» e che ha rallentato il ritmo del suo declino «al punto che il mondo non è sulla buona strada per raggiungere entro il 2030 l’obiettivo di meno del 3% della popolazione mondiale che vive in povertà. Secondo le stime attuali, è più probabile che i poverissimi  arriveranno al 6%, cioè 420 milioni di esseri umani, «Una situazione gravemente preoccupante – dice Guterres- A questo riguardo, conflitti e catastrofi naturali hanno svolto un ruolo. Nella regione araba, l’estrema povertà precedentemente era inferiore al 3%. Però I conflitti in Siria e Yemen hanno aumentato la percentuale».

Nel mondo è nuovamente in aumento anche la fame, con circa 821 milioni di persone sottoalimentate nel 2017, contro i 784 milioni nel 2015. Nel mondo una persona su nove non mangia abbastanza e ha fame. L’Africa resta il continente dove la denutrizione è più elevata, colpendo un quinto della popolazione, cioè 256 milioni di persone. A questo si aggiunge che, in jun mondo dove il land grabbing dilaga, gli investimenti pubblici nell’agricoltura sono in diminuzione. Per Guterres si tratta di una situazione che deve essere ribaltata: «i piccoli produttori di derrate alimentari e gli agricoltori familiari hanno bisogno di un sostegno molto pù importante ed è urgente investire maggiormente nelle infrastrutture e nelle tecnologie per un’agricoltura sostenibile».

Ad essere colpito più duramente da questa mancanza di investimenti è ancora una volta il mondo in via di sviluppo anche perché la quota di piccoli produttori di generi alimentari in Africa, Asia e America Latina varia dal 40 all’85%, mentre in Europa è ridotta a meno del 19%

Fortunatamente ci sono anche buone notizie: sono stati realizzati importanti progressi per la salute e il miglioramento della qualità della vita di milioni di persone: è aumentata la speranza di vita, si è ridotta la mortalità infantile e materna ed è stata incrementata la lotta contro le malattie più pericolose e le malattie trasmissibili. L’Onu però fa notare che, «Malgrado i miglioramenti, si stima in 303.000 il numero delle donne che nel mondo sono decedute in seguito a complicazioni della gravidanza e del parto nel 2015, la maggioranza delle quali nell’Africa subsahariana. I progressi nella lotta contro le principali malattie, come la malaria e la tubercolosi, ristagnano o non progrediscono abbastanza velocemente, mentre poco meno della popolazione mondiale. Circa 3,5 miliardi di persone, non ha accesso ai servizi sanitari essenziali.

Guterres ha evidenziato che «Sono necessari degli sforzi concertati per pervenire a una copertura sanitaria universale, a un finanziamento sostenibile della sanità e per far fronte al crescente fardello delle malattie non trasmissibili, compresa la salute mentale».

Quella che non diminuisce è la violenza di genere: secondo i dati Onu «Nel mondo, circa un quinto delle donne tra i 15 e i 49 anni sono state vittime di violenza fisica o sessuale nel corso degli ultimi 12 mesi. La prevalenza è più elevata nei 47 Paesi più poveri del mondo».

Anche se alcuni indicatori dell’uguaglianza dei sessi migliorino, come il divario di popolazione attiva fra uomini e donne, la diminuzione delle mutilazioni genitali femminili e i matrimoni precoci, le cifre globali si mantengono preoccupanti. Inoltre, sono insufficienti I progressi fatti sulle questioni strutturali all’origine dell’ineguaglianza tra i sessi: «L’ineguaglianza, come la discriminazione giuridica, le norme e le attitudini sociali ingiuste, la presa di decisione sulle questioni relative alla sessualità e alla procreazione e il basso livello di partecipazione alla vita politica stanno indebolendo gli sforzi dispiegati per raggiungere gli obiettivi si sviluppo sostenibile. Guterres ha ribadito che «E’ semplicemente impossibile raggiungere i 17 Sdg senza arrivare all’uguaglianza tra i sessi e all’autonomizzazione delle donne e delle ragazze».

Gli esperti sono d’accordo nel dire che «Una crescita economica che inglobi tutti i settori della società e che sia sostenibile possa stimolare i progressi e generare i mezzi per mettere in atto gli Sdg. A livello mondiale, la produttività del lavoro è aumentata e la disoccupazione è tornata ai livelli osservati prima del crack finanziario del 2008, ma l’economia mondiale cresce a un ritmo più lento. E i giovani hanno tre volte più possibilità di essere disoccupati che gli adulti».

Guterres ha concluso: «Sono necessari dei progressi supplementari per accrescere le possibilità di lavoro, in particolare per i giovani, ridurre il lavoro in nero e la differenza di remunerazione tra i sessi e promuovere degli ambienti di lavoro sicuri e messi in sicurezza per creare dei lavori decenti per tutti».