Clima: l’Umbrella Group espelle Russia e Bielorussia

L’Ucraina: Russia fuori dall’Unfccc. Ma è una richiesta impossibile da accogliere

[11 Marzo 2022]

L’Umbrella Group, una coalizione di Paesi formatasi dopo l’adozione del Protocollo di Kyoto per partecipare ai negoziati delle Conferenze delle parti dell’United Nations framework convention on climate change (Unfccc), ha espulso Russia e Bielorussia colpevoli dell’invasione dell’Ucraina. Ora nell’Umbrella Group restano Australia, Canada, Islanda, Israele, Giappone, Nuova Zelanda, Kazakistan, Norvegia, Ucraina e Stati Uniti.

Ieri un funzionario australiano ha annunciato a nome del gruppo l’espulsione di Russia e Bielorussia durante una riunione dei principali negoziatori sul clima convocata dal Regno Unito e dall’Egitto, spiegando che «Alla luce dell’invasione russa dell’Ucraina e delle azioni della Bielorussia per consentirla, i membri dell’Umbrella Group non possono coordinarsi con Russia e Bielorussia in questo momento».

Un una successiva dichiarazione l’Umbrella Group ha confermato ufficialmente la decisione:  «Condanniamo con la massima fermezza l’invasione non provocata e ingiustificata della Russia, in chiara violazione del diritto internazionale, inclusa la Carta delle Nazioni Unite. L’invasione della Russia mina le fondamenta stesse dell’ordine internazionale basato sulle regole».

Il Kazakistan non ha appoggiato la decisione e ora bisognerà capire se questo Paese, fedelissimo di Mosca, il cui governo è stato salvato poche settimane fa da un tentativo di rivoluzione/colpo di Stato proprio grazie all’intervento di truppe russe, accetterà di restare all’interno di questo gruppo negoziale climatico.

Sembra aver avuto quindi un primo successo l’offensiva diplomatica dell’Ucraina per tentare di escludere la Russia dalle organizzazioni internazionali. Il governo di Kiev ha scritto agli organi di governo 14 accordi ambientali internazionali per chiedere l’esclusione di Mosca. Tra questi figurano la Convention on Biological Diversity, il protocollo di Montreal sullo strato di ozono e la Convention for the protection of the Black Sea against pollution e la stessa Unfccc.

Secondo il governo ucraino, scatenando la guerra di invasione, la Russia ha violato il diritto internazionale e i diritti umani, il che «cambia radicalmente» gli obblighi derivanti da questi accordi. Il 9 marzo, incontrando i diplomatici climatici, la viceministro dell’ambiente ucraina, Irina Stavchuk, ha che «L’invasione russa ha danneggiato l’Ucraina e la capacità del mondo di adattarsi ai cambiamenti climatici. La guerra ha colpito la produzione ucraina di grano e olio di girasole, danneggiato le sue foreste e gli ecosistemi delle zone umide e l’ha costretta a spendere in armi i soldi stanziati per l’azione climatica. La Russia dovrebbe essere sospesa dalla Convenzione sul clima».

Ma la Russia non è certo l’unico Paese entrato in guerra o ad aver invaso in  un altro Paese che fa parte dell’Unfccc e escluderla dalla convenzione Onu sul clima non è semplice, come ha ammesso la stessa Stavchuk. Inoltre, probabilmente escludere Mosca dall’Unfccc sarebbe un danno proprio per i negoziati climatici, visto il peso che la Russia ha nelle emissioni di gas serra interne e in quelle provocate dai combustibili fossili che vende.

L’unico precedente di un Paese usciti dall’Accordo di Parigi è quello degli Usa di Donald Trump, mentre l’uscita dall’Unfccc non ha praticamente poti tuto essere fatta dopo la vittoria di Joe Biden. Va anche ricordato che ai tempi di Trump, Usa e Russia stavano spesso dalla stessa parte (insieme ad Arabia saudita e Australia) nel boicottare l’attuazione dei progressi dell’Accordo di Parigi.

Mattias Frumerie, capo della delegazione climatica della Svezia ha infatti dichiarato a Climate Home che «La richiesta dell’Ucraina merita di essere discussa. Da una prospettiva politica, direi che siamo pienamente favorevoli alla richiesta ucraina in termini di implicazioni sulla condanna dell’aggressione russa e dell’invasione dell’Ucraina».

Richard Klein, ricercatore dello Stockholm Environment Institute, ha detto a Climate Home che «Le parti della Convenzione di Ginevra potrebbero decidere con un voto di consensuale di escludere la Russia dalla Convenzione sul clima attraverso una procedura complessa. L’altra opzione, sarebbe che i membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dove la Russia ha il potere di veto, votassero sulla questione. La richiesta dell’Ucraina è stata formalmente registrata dall’organismo dell’Onu, ma è improbabile che porti a cambiamenti nella partecipazione russa ai negoziati sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite. Non è la prima volta che Paesi che sono in guerra tra loro e siedono allo stesso tavolo nei negoziati, come avvenne con gli Stati Uniti e l’Iraq». Ma in questo momento ci sono anche truppe turche, russe, statunitensi e iraniane in Siria, truppe saudite ed emiratine nello Yemen, soldati turchi e di diversi Paesi arabi in Libia,  corpi speciali francesi un po’ ovunque nelle ex colonie di Parigi, forze armate etiopi e kenyane in Somalia, e soldati indiani che occupano il Kashmir e marocchini che occupano il Sahara ex spagnolo. Il Marocco nel 2016 ha addirittura organizzato la Cop22 Unfccc a Marrakech, quest’anno la COP27 la ospita l’Egitto, un Paese non certo democratico e che partecipa da anni al conflitto libico e appoggia la coalizione sunnita in quello yemenita,

Quindi, escludere la Russia dall’Unfccc e da altri organismi internazionali è praticamente impossibile e se fosse possibile porterebbe, applicando gli stessi metodi, molti altri importanti Paesi a dover lasciare l’organismo climatico Onu, ma mettere la questione all’ordine del giorno servirebbe all’Ucraina a ricevere la solidarietà della maggioranza dei Paesi del mondo ed è probabilmente a questo che punta l’Ucraina: a far emergere una contraddizione che però, anche se tutti fanno finta di nulla, riguarda anche quel che fanno e hanno fatto anche altri Paesi in altre parti del mondo, compresi quelli che esprimono solidarietà all’Ucraina. La guerra fa schifo ovunque, anche dove non la fa Putin, e quasi ovunque le invasioni mascherate da difesa di popoli fratelli o della democrazia nascondono la corsa al controllo delle risorse. Forse il problema, in Ucraina e altrove sta tutto lì.