A Latina toccato il picco di +72%

Clima, le ondate di calore uccidono: a luglio la mortalità in Italia è cresciuta del 21%

Ministero della Salute: «Rappresenteranno in futuro la nuova normalità, le temperature aumenteranno più velocemente nel nostro Paese rispetto ad altre aree del pianeta»

[10 Agosto 2022]

In questi giorni la crisi climatica in Italia sta già mostrando alcune anticipazioni dei rischi attesi per l’autunno, con frane e alluvioni che si sono abbattute prima sull’arco alpino e ieri in Campania – oltre 200 gli interventi dei Vigili del fuoco in regione, specialmente nel Comune di Monteforte Irpino colpito da una drammatica colata di fango –, ma nel frattempo si iniziano a contare i morti per ondate di calore.

Secondo le stime fornite dal ministero della Salute per quanto riguarda l’analisi della mortalità giornaliera, riferite a periodo 16 maggio-15 luglio 2022, nella seconda metà di maggio «la mortalità è risultata complessivamente superiore all’atteso (+10%)», così come a giugno (+9%) e soprattutto a luglio.

Nella prima metà del mese «si è osservato complessivamente un incremento significativo della mortalità pari a +21%, con incrementi in diverse delle città dove si è verificata l’ondate di calore, in particolare a Brescia (+31%), Bologna (+22%), Firenze (+22%), Roma (+28%), Viterbo (+52%), Latina (+72%), Napoli (+27%), Cagliari (+51%), Bari (+56%), Palermo (+34%), Catania (+35%), Catanzaro (+48%)».

Si tratta di stime preliminari, che non tengono conto dell’effetto dell’epidemia di Covid-19: l’analisi di serie temporale che verrà condotta a fine estate restituirà un quadro più chiaro, ma i dati accumulati in questa prima analisi evidenziano già che «le elevate temperature e le ondate di calore che hanno interessato il nostro paese nel mese di giugno e nelle prime 2 settimane di luglio sono state associate ad un incremento di mortalità, soprattutto nelle regioni del centro sud maggiormente interessate per intensità e durata del fenomeno».

Grazie ai dati diffusi nei giorni scorsi da Copernicus – il programma di punta dell’Ue per l’osservazione della Terra – sapevamo già che a luglio le ondate di calore che hanno investito l’Europa hanno battuto tutti i record di temperatura, ma il focus dettagliato per l’Italia dal ministero della Salute va più a fondo nell’indagare la portata del fenomeno a livello nazionale.

A partire dal mese di maggio «sono state registrate temperature superiori alla media stagionale di +3.2°C in tutto il Paese con valori di temperatura più elevati soprattutto nelle città del centro Italia, associati a condizioni di rischio di livello 1», dettaglia il rapporto. Anche nel mese di giugno le temperature sono state superiori al valore climatico di riferimento «in media di +3°C», mentre durante l’ondata tra fine giugno e la prima settimana di luglio «si sono registrati picchi di temperatura apparente massima compresi tra 37-40°C».

Tutto questo non rappresenta più un fenomeno emergenziale e transitorio, ma strutturale. Come ricorda il ministero della Salute, secondo l’Organizzazione mondiale della meteorologia (Wmo) «le ondate di calore che si stanno osservando nell’estate 2022 rappresenteranno in futuro la nuova normalità», con eventi estremi destinati a diventare più frequenti, più lunghi ed intensi.

Un rischio che naturalmente non deve affrontare solo l’Italia, ma che ci riguarda particolarmente da vicino in quanto – come documenta l’Intergovernmental panel of climate change (Ipcc) – le temperature nei prossimi anni «aumenteranno più velocemente nell’area del Mediterraneo e nel nostro Paese, rispetto ad altre aree del pianeta».

Per affrontare la crisi climatica occorre dunque agire su più fronti, in primis quelli dell’adattamento e della riduzione nelle emissioni di gas serra. Su entrambi i fronti, però, ad oggi l’Italia è profondamente indietro.

Il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici è fermo in bozza dal 2017, mentre il Piano nazionale integrato energia e clima è stato proposto un’era energetica fa e risulta ancora in fase di aggiornamento. In compenso le emissioni di gas serra nazionali sono diminuite “solo” del 19,4% dal 1990 al 2019 – anche se sono chiamate a traguardare l’obiettivo del -55% al 2030 –, con gli eventi meteo estremi nazionali cresciuti di 8 volte dal 2008 e un surriscaldamento del clima che corre a velocità più che doppia rispetto alla media globale.

Per questo la comunità scientifica italiana che si occupa di clima ha lanciato un forte appello alla politica, in vista delle elezioni del 25 settembre: «In questo contesto – dichiarano gli scienziati del clima nel loro appello – ci appare urgente porre questo problema in cima all’agenda politica. E oggi, l’avvicinamento alle prossime elezioni diventa l’occasione per farlo concretamente. Chiediamo dunque con forza ai partiti politici di considerare la lotta alla crisi climatica come la base necessaria per ottenere uno sviluppo equo e sostenibile negli anni a venire; questo dato di realtà risulta oggi imprescindibile, se vogliono davvero proporre una loro visione futura della società con delle possibilità di successo».