Clima: le attuali politiche fiscali dell’Ue non bastano a raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi

Per raggiungere gli obiettivi, occorrono un "patto fiscale" e una “regola d’oro green” che consenta ai Paesi Ue di approvare i significativi aumenti fiscali necessari

[12 Dicembre 2022]

Lo studio “A Green Fiscal Pact for the EU: increasing climate investments while consolidating budgets”, pubblicato su Climate Policy da Zsolt Darvas del think tank economico europeo Bruegel e della

Budapesti Corvinus Egyetem e da Guntramm Wolf del Deutsche Gesellschaft für Auswärtige Politik e dell’ Université libre de Bruxelles,  avverte che «Gli ambiziosi obiettivi climatici dell’Ue per l’Accordo di Parigi non saranno raggiunti con le attuali politiche fiscali in atto».

Secondo gli esperti di Bruegel, «Gli investimenti greeni totali devono essere aumentati del 2% del PIL all’anno, e un terzo di questo, circa lo 0,6% del PIL, dovrebbe essere finanziato dai bilanci statali, il che è una sfida importante in un momento di consolidamento dei bilanci».

Per questo Darvas e Wolf propongono di  introdurre «Un patto europeo, che preveda migliori politiche di regolamentazione e un prezzo più elevato per le emissioni, nonché investimenti verdi pubblici e sostegno pubblico per gli investimenti verdi privati», che sembra la direzione opposta alla quale si stnno indirizzando le politiche fiscal “flat” del governo di destra italiano.

L’Ue ha fissato l’obiettivo di ridurre i gas serra del 55% entro il 2030 rispetto al 1990 e di eliminarli  completamente entro il 2050, ma Darvas, spiega che «L’obiettivo è attualmente un’ambizione irrealistica.  I nostri calcoli mostrano che, anche sfruttando il ritmo di consolidamento fiscale più lento possibile consentito dalle norme fiscali dell’Ue, sarà necessario uno sforzo costante di risanamento fiscale. La sfida principale sarà come consolidare i deficit aumentando gli investimenti green. Le prove suggeriscono che nell’attuale quadro fiscale, questo non sarà raggiunto. Gli investimenti pubblici tendono a essere tagliati negli episodi di risanamento fiscale da politici che massimizzano il voto. Dopo i grandi programmi di spesa pubblica durante la pandemia di Covid-19 e l’invasione russa dell’Ucraina, il consolidamento fiscale sarà necessario. Ma per raggiungere gli ambiziosi obiettivi climatici dell’Ue, gli investimenti verdi devono essere aumentati in modo significativo. Pertanto, è necessario un pensiero creativo su come fare le cose in modo diverso, come aumentare gli investimenti per il clima, consolidando i budget».

Dopo aver esaminato i piani nazionali per l’energia e il clima (PNEC) dei Paesi Ueper gli investimenti complessivi legati al clima (compresi incentivi fiscali e sussidi) nel periodo 2021-2030, il team di esperti ha elaborato una proposta che comprende una “regola d’oro green” che «Consentirebbe agli investimenti verdi di essere finanziati dai disavanzi, senza contarli in alcuna regola fiscale (regole sul disavanzo, regole sulla spesa e il relativo aumento del debito nelle regole del debito). Escludere gli investimenti green da tutti i tipi di norme fiscali fornirebbe incentivi per intraprenderli, perché sarebbero esclusi dai requisiti di risanamento fiscale».

Una proposta che limita anche, per quanto possibile, la tassazione aggiuntiva per i cittadini.

Wolff, ex direttore del think tank Bruegel, sottolinea che «Per aumentare gli investimenti green, i politici devono trovare altre spese da tagliare, o aumentare la tassazione. Con la regola d’oro green, tali tagli alla spesa o aumenti delle tasse non sono necessari per aumentare gli investimenti verdi. Una regolamentazione appropriata, la tassazione e l’eliminazione dei sussidi, dovrebbero far parte del mix di politiche, ma ciascuno di questi strumenti ha dei limiti. Ad esempio, un aumento significativo dei prezzi del gas e dell’elettricità legato alla guerra ucraina dovrebbe essere accolto con favore dal punto di vista della transizione verde, in quanto crea forti incentivi per il settore privato ad abbandonare il consumo di combustibili fossili. Tuttavia, i governi di tutta l’Ue si sono affrettati a smorzare l’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia. Ci sono limiti politici agli aumenti dei prezzi dell’energia. Proponiamo che il Consiglio dei ministri dell’Ue definisca un elenco delle principali priorità di spesa green che non conterebbero come deficit e debito nelle regole fiscali».

Ulteriori raccomandazioni  che lo studio rivolge  ai responsabili politici nell’ambito di questo patto fiscale green includono: Definire chiaramente cosa costituisce un investimento climatico per la riduzione delle emissioni e monitorare la conformità. Eliminare i sussidi ai combustibili fossili. Incentivare gli investimenti privati ​​nel clima attraverso una tassazione e una regolamentazione adeguate. Un requisito per cui i Paesi fiscalmente deboli non dovrebbero beneficiare immediatamente della regola d’oro green, ma fare affidamento su NextGenerationEU (NGEU) per i loro investimenti verdi fino al 2026 e non ignorare i rischi per la sostenibilità del debito pubblico.

Darvas  conclude: «La nostra proposta di patto fiscale green è l’opzione più promettente per affrontare la tensione tra le esigenze contrastanti del consolidamento fiscale e l’aumento degli investimenti verdi. La revisione in corso del quadro di governance economica dell’Ue offre una buona opportunità per discutere e decidere sul Green Fiscal Pact. La Commissione europea ha recentemente proposto un nuovo quadro per le regole di bilancio dell’Ue che include elementi utili, come l’attenzione agli obiettivi di debito a medio termine specifici per Paese come ancoraggio e una regola di spesa come obiettivo operativo, poiché anche noi li sosteniamo nel nostro articolo. Ma, soprattutto, la proposta non riesce a garantire un quadro adeguato per gli investimenti climatici, anche se le espressioni di “transizione verde” e “investimenti pubblici” compaiono più volte nella proposta. Temiamo che, se la proposta della Commissione sarà adottata senza la nostra regola d’oro green proposta, l’Ue non raggiungerà i suoi ambiziosi obiettivi climatici di Parigi».