Clima, intesa tra Italia e Francia sugli obiettivi Ue

Ma il confronto tra Next Generation Italia e France Relance è imbarazzante (per noi)

[14 Dicembre 2020]

Il ministro dell’ambiente Sergio Costa ha incontrato la sua collega francese Barbara Pompili, che si occupa di transizione energetica, e le due delegazioni hanno dato il via a una «Collaborazione tra Italia e Francia per decarbonizzare le economie nazionali».  Durante l’incontro si è discusso anche di economia circolare, di tutela del mare e degli oceani, delle Alpi e delle riserve naturali Unesco, rafforzando l’impegno e la collaborazione tra i due Stati nella lotta ai cambiamenti climatici.

Secondo un comunicato del nostro ministero. all’indomani la decisione dell’Unione europea di ridurre del 55% al 2030 le sue emissioni di gas serra e nel quinto anniversario dell’Accordo di Parigi, «L’incontro bilaterale tra i ministri dell’Ambiente dei due Paesi sancisce un importante passo in avanti per la salvaguardia del clima».

Anche per la Pompili, «E’ un giorno importante per la Ue, con la decisione dell’obiettivo di riduzione delle emissioni Per noi è importante cominciare a lavorare con l’Italia su questi temi. L’anno prossimo ci saranno il G20, la Cop26 sul clima e la Cop15 sulla biodiversità. Abbiamo trovato numerose convergenze col vostro paese, su misure riguardanti il mercato delle emissioni e la riduzione del carbonio alle frontiere. A Roma ho incontrato anche il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, col quale ho discusso di transizione energetica nell’industria».

Costa ha ribadito che «L’Accordo di Parigi è una pietra miliare nella lotta ai cambiamenti climatici, dopo cinque anni, è diventato il luogo della politica, non solo europea, ma del pianeta e quindi chi vuole parlare di clima passa da quell’accordo. Quella è il luogo della gravitazione politica del pianeta».

Il ministro dell’ambiente ha poi sottolineato che «il Recovery Plan ci dà la possibilità di accelerare la transizione verso una economia decarbonizzata. Con quei fondi possiamo costruire un meccanismo che consenta a grandi e piccole imprese di ottenere la loro transizione ecologica. Tra gli strumenti ci sono gli incentivi fiscali, ma anche la green finance: le banche, al momento di erogare i loro prestiti, potranno valutare l’indice di sostenibilità ambientale degli investimenti, sulla base di 6 indicatori definiti dal ministero dell’ambiente».

Ma proprio sul Recovery Plan,  in particolare sulla tanto declamata Next Generation Italia – il piano nazionale di ripresa e resilienza – e France Relance, il confronto tra gli indici (in allegato) dei due documenti presentati all’Unione europea da Italia e Francia è abbastanza imbarazzante, purtroppo per il nostro Paese, il cui documento, rispetto a quello francese, denota fumosità e genericità degli obiettivi e la chiara mancanza di solide basi politico/burocratiche alle spalle per affrontare problemi ai quali, a differenza dei francesi, non sembriamo ancora del tutto preparati come macchina statale e amministrativa.

Da una parte (quella Italiana), ci sono  più di 130 pagine divise in tre capitoli (Obiettivi generali e coerenza del piano;  Le riforme e gli investimenti per una transizione “green, smart and healthy”; L’attuazione e il monitoraggio del PNRR), che sono spesso attualizzazioni di vecchi progetti  non realizzati, riproposizioni di strategie e monitoraggi ancora da completare; dall’altra, quella francese, c’è un documento presentato già il 3 settembre 2020 che mette in fila circa 300 pagine di impegni precisi, voce per voce: Ristrutturazione energetica; Biodiversità, lotta all’artificializzazione; Decarbonizzazione dell’industria; Economia circolare e filiere corte; Transizione agricola; Mare; Infrastrutture verdi e mobilità; Tecnologie verdi; Bpifrance; Transizione delle imprese; Finanziamento aziendale; Piano di supporto alle esportazioni; Sovranità tecnologica; Aggiornamento digitale dello Stato, dei territori e delle imprese; Cultura; Tutela del lavoro; Giovani (capitolo molto esteso e dettagliato, ndr); Formazione professionale; Ricerca; Assistenza sanitaria; Territori, Sostegno alle persone precarie.

Naturalmente Matteo Salvini – nonostante l’evidente antipatia che ha dimostrato più volte per il presidente francese Emmanuel Macron – ha messo a confronto la mole dei due documenti per dare addosso al governo italiano, ma se, oltre a pesarla, leggesse France Relance, fatto salvo il comune afflato neoliberista che lo lega a Macron,  ci troverebbe cose molto per lui politicamente indigeste e che vanno nella direzione opposta alle proposte della neodestra italiana e al suo negazionismo climatico e all’allergia per la mobilità verde e  per la protezione dell’ambiente che La Lega e i suoi alleati/concorrenti di Fratelli d’Italia sbandierano, trucemente irridenti, a ogni piè sospinto.

Perché se è vero che i documenti non si valutano a peso, come fa Salvini, è anche vero che, a scorrere gli indici, quello francese sembra più sul pezzo di quello italiano e sembra avere un retroterra culturale e politico più strutturato e meglio inserito in una macchina burocratico/amministrativa già pronta.

Naturalmente alcune proposte del documento di Macron sono state criticate in patria dalle Associazioni ambientaliste e dall’opposizione, e il presidente francese ora è in serie difficoltà per il suo tentativo di voler imporre una visione – di destra – dell’ordine pubblico che Salvini e la Meloni riterrebbero blanda… Ma, tornando al confronto sui due documenti sulla ripresa  post Covid-2019, forse, qualche decennio di governi a partecipazione leghista – prima federalista/indipendentista e poi iper-nazionalista – hanno contribuito a creare questo gap politico-amministrativo che non ci permette di passare dal dire al fare nel Paese dell’abusivismo, della Padania intossicata dallo smog, della sindrome Nimby diffusa contro le energie rinnovabili e contro l’istituzione di aree protette a terra e a mare.