Legambiente: «L’accordo formalizza quanto già acquisito». Wwf: «Ci aspettavamo di più»

Clima, altro che successo: gli ambientalisti italiani delusi dal G20 di Roma

Greenpeace: «Draghi ha esortato a rafforzare gli impegni per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, ma dia l'esempio»

[2 Novembre 2021]

Le cronache del G20, che si è chiuso nei giorni scorsi a Roma per lasciare il testimone alla Cop26 sul clima di Glasgow, indugiano sui presunti successi della regia italiana grazie alla leadership mostrata dal premier Mario Draghi, ma per il clima non c’è niente di davvero nuovo sotto il sole.

Le venti economie più importanti al mondo, che da sole pesano per il 78% delle emissioni di CO2, a conclusione del summit sanno siglato una dichiarazione che in larghissima parte non fa che ribadire impegni fissati ormai sei anni fa – in occasione dell’Accordo di Parigi sul clima –, escludendo peraltro qualsiasi vincolo temporale stringente contro la crisi climatica. Il documento parla infatti di raggiungere la neutralità carbonica «entro o vicino alla metà del secolo», una formula volutamente vaga.

«Siamo delusi dal Patto per il clima – dichiara il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani –  Si tratta di un accordo che va a formalizzare quanto già acquisito senza prevedere impegni concreti sulla finanza climatica, a partire dall’Italia che non ha messo sul tavolo il suo giusto contributo – almeno 3 miliardi di euro l’anno – ai 100 miliardi di dollari complessivi promessi a Parigi come impegno collettivo dei Paesi industrializzati per aiutare quelli più poveri nell’azione climatica».

Per contenere il surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1,5°C gli anni da qui al 2030 saranno cruciali, e il motore del cambiamento non può che arrivare in primis da quei Paesi di più antica industrializzazione – come l’Italia – su cui gravano le maggiori responsabilità per la crisi climatica in corso.

«L’Italia – continua Ciafani – dia il buon esempio rispettando gli impegni e gli aiuti promessi. Al Presidente del consiglio Mario Draghi chiediamo che l’Italia a Glasgow si impegni a colmare, entro la fine di quest’anno, il miliardo di euro ancora mancante rispetto ai 4 miliardi di dollari promessi a Parigi per il periodo 2015-2020 e a mobilitare almeno 3 miliardi di euro l’anno, a partire dal prossimo, per garantire la “sua giusta quota” dell’impegno collettivo di 100 miliardi di dollari. Le risorse necessarie possono essere reperite facilmente attraverso il taglio dei sussidi alle fonti fossili, un intervento su cui il Governo Draghi deve dimostrare più coraggio inserendolo nella legge di bilancio in discussione. Sarà poi fondamentale aggiornare al più presto il suo Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) per garantire una riduzione delle nostre emissioni climalteranti di almeno il 65% entro il 2030».

Anche da parte di Manuel Pulgar-Vidal, responsabile Clima ed energia del Wwf Internazionale, filtra delusione rispetto a quanto traguardato al G20 di Roma: «Ci aspettavamo molto di più dai paesi del G20, ora devono aumentare i loro obiettivi e piani nazionali (Ndc) per il 2030, in modo che l’attuale divario di ambizione per limitare l’aumento della temperatura globale a i 1,5° C sia colmato, e che siano messe in atto politiche strutturali».

Per gli ambientalisti del Panda uno spiraglio positivo arriva dalla scelta del G20 di piantare collettivamente mille miliardi di alberi entro il 2030. Secondo Fran Price, responsabile Foreste del Wwf Internazionale «l’obiettivo condiviso dai leader del G20 di piantare mille miliardi di alberi entro il 2030, che, se attuato in modo inclusivo ed efficace, sarebbe un contributo significativo al Decennio delle Nazioni Unite sul ripristino degli ecosistemi. Data l’urgenza con cui abbiamo bisogno di proteggere e ripristinare le foreste a livello globale, abbiamo bisogno di più di obiettivi più ambiziosi e i leader del G20 dovrebbero sostenere l’impegno di oggi con piani di attuazione e finanziamenti credibili – e garantire che questi sforzi coinvolgano le popolazioni indigene e le comunità locali e siano condotti nel pieno rispetto dei loro diritti e territori».

In tutto questo però il ruolo dell’Italia resta ancora troppo marginale, come sottolinea il direttore esecutivo di Greenpeace Italia, Giuseppe Onufrio: «Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha esortato le nazioni del G20 a rafforzare gli impegni per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, ma lo invitiamo a dare l’esempio. L’Italia ha la copresidenza della Cop26 di Glasgow e deve fissare obiettivi climatici più ambiziosi per ridurre le emissioni alla fonte il più rapidamente possibile».

«Alla Cop26 – conclude Jennifer Morgan, direttrice esecutiva di Greenpeace International – continueremo a fare pressione affinché i governi assumano impegni più ambiziosi nella lotta al riscaldamento globale, e regole chiare per sostenerli. Dobbiamo fermare immediatamente ogni nuovo progetto di sfruttamento dei combustibili fossili. I governi devono ridurre le emissioni e smettere di addossare questa responsabilità alle comunità più vulnerabili, con misure di compensazione delle emissioni che rischiano di compromettere i loro mezzi di sussistenza».