Clima, al via la Cop25 di Madrid: un mondo a due velocità, diviso tra nazioni virtuose e in ritardo?

Espinosa: «Le mezze misure non serviranno: occorre un cambiamento radicale»

[2 Dicembre 2019]

Si è aperta oggi a Madrid la 25esima conferenza delle parti dell’United Nations framework convention on climate change (COP25 Unfccc) che avrebbe dovuto tenersi a Santiago del Cile, ma il governo di destra cileno (che conserva la presidenza della COP25 con la ministro dell’ambiente Carolina Schmidt) ci ha rinunciato di fronte alle oceaniche proteste di piazza contro il carovita, l’ingiustizia sociale e la costituzione fascista di Pinochet ancora in vigore nel Paese sudamericano. Probabilmente il presidente del Cile Miguel Juan Sebastián Piñera non voleva che sul Cile fossero puntati i riflettori del mondo mentre i sui carabineros e l’esercito continuano a torturare, ferire, stuprare e uccidere manifestanti.

A risolvere la situazione ci ha pensato il governo di sinistra spagnolo che ospiterà fino al 13 dicembre la COP25 Unfccc che dovrebbe indicare quali sono i passi da fare per applicare l’Accordo di Parigi del 2015 e rivedere gli impegni presi dai diversi Paesi del mondo.

Come ricorda l’Unfccc, «La conferenza serve per aumentare i livelli di ambizione per il 2020, anno nel quale i Paesi si sono impegnati a integrare nuovi e aggiornati piani nazionali per l’azione climatica, Tra i mezzi per combattere il cambiamento climatico saranno incluse aree come le finanze, la trasparenza dell’azione climatica, foreste e agricoltura, tecnologia, capacity building, perdit e danneggiamenti alle popolazioni indigene, città, oceani e uguaglianza di genere».

Oltre alla COP25, durante la conferenza si terranno anche il 15esimo meeting delle parti del Protocollo di Kyoto (CMP 15) e la seconda sessione della Conference of the Parties serving as the meeting of the Parties to the Paris Agreement (CMA 2). Dal 2 al 9 dicembre si terranno le 51esime sessionie del Subsidiary Body for Scientific and Technological Advice (SBSTA 51) e del Subsidiary Body for Implementation (SBI 51).

Il summit climatico di Madrid ospiterò anche iniziative degli stakeholders no-parte delll’Unfccc che puntano a incrementare l’azione climatica di regioni, città, investitori e società civile.

La segretaria esecutiva dell’Unfccc, Patricia Espinosa, ha sottolineato che «Quest’anno abbiamo assistito a un aggravamento degli effetti del cambiamento climatico, in particolare siccità, tempeste e ondate di caldo intense che hanno avuto conseguenze disastrose per l’eradicazione della povertà, così come per la salute umana, le migrazioni e la riduzione delle ineguaglianze. Le possibilità di agire su scala mondiale per regolamentare il problema del cambiamento climatico sono poco numerose e si riducono rapidamente. Dobbiamo urgentissimamente utilizzare tutti gli strumenti della cooperazione multilaterale per fare in modo che la COP25 serva da trampolino di lancio per un’ambizione climatica più forte ed impegnare così il pianeta sulla strada di una trasformazione profonda a favore di del low carbon e della resilienza».

Nel 2018 la COP24 Unfccc tenutasi in Polonia aveva adottato la maggior parte delle direttive dell’Accordo di Parigi ed eccezione di quelle dell’Articolo 6 sulle linee guida per i climate markets internazionali, uno strumento chiave a livello mondiale per far fronte al cambiamento climatico.

La Espinosa ha aggiunto: «Abbiamo constatato che alcuni progressi sono stati fatti in materia di finanziamento climatico per i Paesi in via di sviluppo, ma continueremo a esortare i Paesi sviluppati a mantenere le loro promesse di 100 miliardi di dollari all’anno a partire dal 2020. Bisogna anche che l’insieme dei flussi finanziari mondiali riflettano la profonda trasformazione di cui abbiamo bisogno in tutte le fasce della società: l’abbandono degli investimenti carbon-heavy a profitto di una crescita più sostenibile e resiliente. Le mezze misure non serviranno: occorre un cambiamento radicale».

Nel 2020 tutti i Paesi dovranno inviare all’Onu le nuove versioni o le versioni aggiornate delle loro Nationally-Determined Contributions (NDC) che finora si sono rivelate insufficienti: secondo il recente 2019 Emission Gap Report dell’United Nations environment programme (Unep) se tra il 2010 e il 2030 le emissioni globali di gas serra non diminuiranno del 7,6% all’anno, il mondo fallirà l’occasione per poter fermare l’aumento delle temperature globali ai più 1,5° C fissato dall’Accordo di Parigi, questo significa che gli attuali sforzi collettivi dovrebbero essere aumentati almeno di 5 volte per permettere la necessaria riduzione di emissioni di gas serra».

La Espinosa ha evidenziato che «Gli NDC esistenti sono ancora insufficienti, Se restiamo sulla nostra attuale traiettoria, le stime mostrano che la temperatura mondiale potrebbe più che raddoppiare [rispetto ai +1,5° C, ndr] prima della fine del secolo. Questo avrebbe delle conseguenze negative enormi per l’umanità e minaccerebbe la nostra esistenza su questo pianeta. Bisogna che la nostra traiettoria cambi immediatamente. Possiamo riuscirci, ma per stabilizzare l’aumento della temperatura mondiale a 1,5° C prima della fine del secolo, dobbiamo ridurre le emissioni del 45% prima del 2030 e raggiungere la carbon neutrality prima del 2050. E’ una sfida estremamente difficile, ma è assolutamente necessaria raccoglierla per la salute, la salvaguardia e la sicurezza di ognuno su questo pianeta, a breve così come a lungo termine».

Per aumentare i livelli di ambizione climatica, la COP25 utilizzerà i risultati del Climate Summit tenutosi all’Onu a settembre e delle Climate Weeks organizzate in Africa, Asia e America Latina con il contributo dell’UN Climate Change. La Espinosa conclude: «Durante questi eventi cruciali, abbiamo assistito a una vasta mobilitazione a favore del clima, v con numerosi contributi dei governi e degli stakeholders non-parti, in particolare le regioni, le città, le imprese e gli investitori. I loro contributi sono essenziali per portarci alla trasformazione di cui abbiamo bisogno»-

Drante il Climate Summit dell’Onu a New York, il Cile aveva annunciato l’avvio della Climate Ambition Alliance, un’iniziativa – dominata da paesi Ue e in via di sviluppo – che riunisce i governi che prevedono di intensificare la loro azione climatica entro il 2020 e quelli che vogliono lavorare per raggiungere le emissioni di CO2 net-zero entro il 2050 e, nelle intenzioni dei governi cileno e spagnolo, la COP25 di Madrid dovrebbe davvero mettere insieme questa alleanza- La ministro dell’ambiente spagnola, la socialista Teresa Ribera, ha detto a Climate Home News (CHN) che «La Spagna non può aspettare tacendo sulla questione dell’aumento dell’ambizione climatica. La Cop25 deve essere un trampolino di lancio per i Paesi perché aumentino l’ambizione dei loro contributi contro i cambiamenti climatici nel 2020 e oltre. Questo è qualcosa che avrebbe potuto succedere in Cile, ma ora è ancora più importante». La spagna sembra determinata a rompere lo stallo sull’applicazione dell’Articolo 6 dell’Accordo di Parigi e. insieme al Cile, ha già lavorato dietro le quinte perché un importante e consistente gruppo di Paesi si impegni a ridurre fortemente le emissioni di CO2.

Secondo Mónica Araya, ex negoziatore capo del Costa Rica, «Il cambio di sede ha portato a una riduzione delle aspettative e di partecipazione della parte cilena, ma le priorità della presidenza sono invariate».

Prima della COP25 la Schmidt aveva esortato i Paesi della Climate Ambition Alliance a unirsi per poter presentare a Madrid un elenco aggiornato dei Paesi con i maggiori impegnio climatici e , in un tweet, il premier socialista spagnolo Pedro Sanchez ha detto che l’obiettivo del meeting era che «il maggior numero di Paesi si impegnasse a ridurre le emissioni nette entro il 2050».

La COP25 di Madrid deve tracciare la strada per la cruciale COP26 di Glasgow del 2020, quando nessuno potrà più nascondersi dietro difficoltà e ritardi. Secondo Laurence Tubiana, direttore dell’European Climate Foundation e uno dei diplomatici francesi che hanno contribuito all’elaborazione dell’accordo di Parigi «Madrid è il momento in cui i Paesi devono preparare ciò che faranno l’anno prossimo: Il Regno Unito, che è nel bel mezzo di una campagna elettorale, sta già avvicinando i governi per sfruttare l’ambizione in vista del prossimo anno e potrebbe ottenere molto nei corridoi della Cop25.

CHN ha rivelato che la presidente delle Isole Marshall, Hilda Heine, scriverà a molti leader del mondo per lanciare l’idea di una “depositing ceremony” durante la quale i Paesi che si sono impegnati per concrete e ambiziose azioni climatiche le presenteranno al segretario generale dell’Onu António Guterres il 22 aprile 2020, in occasione dell’Earth Day. «Questo aiuterebbe a distinguere i veri leader dal resto – ha confermato la Heine – ma ci fornirà anche una finestra cruciale per far splendere il sole in modo trasparente su quegli obiettivi prima di arrivare alla Cop26 alla fine dell’anno, per capire se riflettono davvero i più alti livelli possibili di ambizione nazionale».

Ma tutte le pressioni dell’Onu e il Climate Action Summit non sono riusciti a d far prendere nuovi solidi impegni ai maggiori emittitori di gas serra del mondo e a molti paesi del G20. Gli Usa hanno addirittura confermato il loro ritiro dall’Accordo di Parigi entro il 2020, Australia e Brasile resteranno facendo ostruzionismo. Ma Cina, India, Unione europea e Giappone hanno intrapreso politiche climatiche che hanno diversi gradi di ambizione.

Mentre la Cina ha inviato segnali contrastanti, l’Ue ha dichiarato l’emergenza climatica e punta alla carbon neutrality entro il 2050, ma deve fare i conti con Paesi come l’Italia che hanno ambizioni climatiche minori e con altri come le sovraniste Polonia, Ungheria e Repubblica ceca che fanno resistenza e chiedono altre garanzie finanziarie.

Il Giappone sembra quasi immobile, ma anche pronto a incrementare le sue politiche climatiche e secondo Tubiana. «Quanto questa sia una strategia di negoziazione e quanto stiano cercando di evitare pressioni n vista del prossimo anno è un’altra domanda».

Insomma, quello che si prospetta è una politica climatica globale a due velocità (anzi a tre): i Paesi virtuosi e quelli che aspettano (e quelli che se ne vanno o boicottano)