Ciclone Mocha, Onu: «Scenario da incubo in Myanmar»

La prevenzione ha funzionato, ma ora mancano i fondi per assistere le persone colpite

[15 Maggio 2023]

Il potente ciclone Mocha, che secondo alle stime avrebbe una forza simile a quella di Nargis che nel 2008 causò 140.000 morti, si è abbattuto sulle coste di Myanmar e Bangladesh con piogge torrenziali e venti a 250 kmh.  Il bilancio provvisorio è di almeno 6 morti, centinaia feriti, decine di migliaia isolati, oltre 800mila evacuati ma l’agenzia stampa cattolica Asia News avverte che «Il bilancio è destinato ad aumentare».

Questa volta però, a differenza di Nargis, l’Onu e i suoi partner umanitari avevano lanciato da giorni l’allarme e sono pronti a fornire assistenza di emergenza alle comunità colpite dal ciclone, che è atterrato domenica nello Stato di Rakhine, in Myanmar.

L’Onu spiega che «Il violentissimo ciclone Mocha ha attraversato la costa tra Cox’s Bazar in Bangladesh e la città di Kyaukpyu in Myanmar all’ora di pranzo del 14 maggio (ora locale), spingendo venti stimati intorno ai 250 km/h, rendendolo uno dei cicloni più violenti registrati in ultimi 10 anni nella regione. Forti piogge, mareggiate e forti venti sono stati registrati nelle aree colpite per tutto il giorno, con inondazioni nelle pianure del Rakhine, in particolare dentro e intorno alla capitale dello stato, Sittwe».  Migliaia di persone sono rifugiate nei centri di evacuazione dell’Onu e nelle case dei parenti nell’entroterra.

Anche l’Onu evidenzia che «A causa delle dure condizioni meteorologiche nel Rakhine e delle interruzioni nelle telecomunicazioni, non è stato ancora possibile valutare l’entità del disastro, ma i primi rapporti indicano che i danni sono ingenti e che i bisogni delle comunità già vulnerabili, in particolare gli sfollati, saranno importanti. Si stima che 6 milioni di persone abbiano già bisogno di assistenza umanitaria negli stati di Rakhine, Chin, Magway e Sagaing, dove dovrebbero farsi sentire gli effetti del ciclone».

Insieme, questi stati occidentali del Myanmar ospitano 1,2 milioni di sfollati in fuga dagli scontri tra l’esercito golpista e le forse dell’opposizione e delle milizie etniche ribelli. Molti dei profughi di guerra del Myanmar vivono all’aperto, senza un riparo adeguato.

Anche le centinaia di migliaia di persone che vivono nei campi profughi in Bangladesh sono ad alto rischio.  Ramanathan Balakrishnan, coordinatore umanitario residente dell’Onu in Myanmar, ha detto che «L’impatto di un ciclone in un’area in cui i bisogni umanitari sono già così grandi è uno scenario da incubo. Migliaia di persone vulnerabili, la cui capacità di adattamento è stata erosa da crisi successive, potrebbero esserne colpite».

Fortunatamente, da una settimana le agenzie Onu e le ONG umanitarie si stavano preparando all’arrivo del ciclone e hanno lavorato instancabilmente per portare aiuti umanitari preventivi nelle aree che sono state e saranno più colpite e per garantire che le comunità sapessero come  proteggersi dal ciclone Mocha.

Secondo Balakrishnan, «Sono stati dispiegati tutti gli sforzi di preparazione, preposizionando personale e scorte disponibili in tutta l’area colpita, con l’obiettivo di reagire immediatamente dopo il passaggio del ciclone non appena sarà possibile farlo in sicurezza».

Con il ciclone che perde intensità mentre si sposta verso l’interno, le squadre di soccorso sono entrate già in azione stamattina in alcune località e il coordinatore umanitario dell’Onu in Myanmar sottolinea che «L’accesso alle persone colpite e l’aumento dei finanziamenti saranno essenziali per rendere possibile questa assistenza nei giorni critici a venire».

In Bangladesh, quasi un milione di rifugiati Rohingya nei campi di Cox’s Bazar sono stati preparati dall’ International Organization for Migration (IOM) ad affrontare l’arrivo di Mocha. Nel 2022 i campi profughi erano stati investiti dal ciclone Sitrang che aveva ucciso 35 persone, provocato più di 20.000 sfollati e causato danni per oltre 35 milioni di dollari.

Il capo della missione IOM in Bangladesh, Abdusattor Esoev, ha assicurato che «I team e e le attrezzature dell’IOM sono pronti ad assistere il governo e altre organizzazioni umanitarie nella rimozione dei detriti per mantenere accessibili le principali vie di accesso».

Cox’s Bazar è uno dei distretti più soggetti a disastri del Bangladesh, vulnerabile a cicloni, inondazioni, frane e altri pericoli naturali che possono causare perdite di vite umane e danni alle infrastrutture vitali nei campi. Il ciclone è arrivato mentre i campi si stanno ancora riprendendo dai recenti incendi devastanti che hanno provocato lo sfollamento di circa 20.000 rifugiati.  L’IOM e i suoi partner hanno formato volontari e attrezzato centri sanitari con kit di pronto soccorso, hanno schierato team medici mobili e ambulanze per gestire le emergenze mediche durante i disastri naturali. Oltre 2.000 volontari sono stati addestrati per rispondere ai cicloni e sono stati messi a disposizione 45 rifugi multiuso contro i cicloni per le evacuazioni di emergenza.

Nihan Erdogan, vice capo missione dell’IOM in Bangladesh, che vive a Cox’s Bazaar, spiega: «Abbiamo addestrato 100 volontari rifugiati in ogni campo sulla preparazione ai cicloni e sul sistema di allarme in 17 campi gestiti dall’OIM. Sono disponibili materiali per rifugi di emergenza e kit per l’igiene e sono stati forniti dispositivi di protezione individuale a tutti i volontari nei campi gestiti dall’OIM.  I volontari rifugiati diffondono anche messaggi di sensibilizzazione alla comunità e rispondono alle domande della comunità 24 ore su 24».

Uno dei volontari rifugiati  aggiunge: «Dobbiamo allertare e aiutare i membri delle nostre comunità in modo che siano pronti a rispondere e proteggere se stessi e gli altri se le condizioni meteorologiche peggiorano quando il ciclone raggiunge i nostri campi».

L’IOM conclude: «I rischi meteorologici estremi saranno più frequenti nei prossimi anni a causa dei cambiamenti climatici. I collegamenti tra cambiamento climatico, migrazione e sfollamento sono sempre più pressanti in tutto il mondo. Per evitare, mitigare e risolvere lo sfollamento dovuto a disastri climatici e costruire la resilienza delle persone, l’IOM invita i governi ad attuare misure sostenibili di adattamento climatico, preparazione e riduzione del rischio di disastri».

Ma l’efficacia dei soccorsi potrebbe essere ostacolata in futuro da un  grosso problema: «Il piano di risposta umanitaria del Myanmar ha raggiunto solo il 10% del finanziamento richiesto, con alcuni settori chiave che non ricevono ancora risorse quest’anno – denuncia Balakrishnan – C’è un urgente bisogno di aumentare i finanziamenti in modo che nessuno rimanga indietro sulla scia di questo ciclone. I finanziamenti sono essenziali per continuare a soddisfare i bisogni di 17,6 milioni di persone che hanno già bisogno di assistenza a causa di altre crisi nel Paese. Invito i donatori a mostrare generosità nel sostenere la popolazione del Myanmar in questi tempi difficili».