Cambiamenti climatici: le Filippine non onoreranno l’Accordo di Parigi

Il presidente Duterte: «Vuole obbligare i Paesi in via di sviluppo e limitare la crescita economica»

[20 Luglio 2016]

Il nuovo presidente nazionalista delle Filippine, Rodrigo Duterte, non smentisce la sua fama di  populista anti-ambientalista: intervenendo alla cerimonia per la partenza degli atleti delle Filippine per le olimpiadi brasiliane, ha annunciato che le Filippine non onoreranno gli impegni assunti alla 21esima Conferenza delle parti Unfccc di Parigi, dove la delegazione del Paese asiatico svolse un ruolo di punta nel chiedere impegni obbligatori e tempi certi per tagliare le emissioni di CO2.

Duterte ha detto: «Stanno cercando di soffocarci. E’ una cosa stupida, non voglio rispettarla. Hanno firmato… Quella non era la mia firma». Sembra un anticipo di quello che potrebbe succedere negli Stati Uniti d’America se vincesse Donald Trump.

Eppure le Filippine ed altri 194 paesi nel dicembre 20q15 a Parigi hanno sottoscritto un accordo che prevede di limitare il riscaldamento globale al massimo a  2° C in più  e Manila è stata tra coloro che chiedevano un limite obbligatorio di 1,5° C. L’accordo di Parigi entrerà in vigore quando 55 Paesi che coprono il 55% delle emissioni globali aderiranno formalmente, le Filippine rappresentano meno dell’1% delle emissioni mondiali e non hanno ancora  ratificato l’accordo ed evidentemente non lo faranno.

Il vulcanico Duterte, uno che invita ad ammazzare i ladri per strada, se l’è presa anche con un ambasciatore che in un recente meeting gli ha chiesto quali sono i suoi piani per  ridurre le emissioni di gas serra delle Filippine. Raccontando l’episodio agli allibiti e intimoriti atleti, l Duterte ha detto: «Sono arrabbiato con questo ambasciatore. Voglio prenderlo a calci. Mi stava ricordando di queste emissioni, delle impronte di carbonio. Sì, siamo tra i firmatari. Mi ha chiest: “sarete in grado di contenere le emissioni?” Sabi ko (ho detto), “no, non lo posso dire”.  I limiti sulle emissioni di carbonio per le Filippine sono kalokohan  (nonsense).  Tu che hai raggiunto il picco e lo hai fatto vomitando  un sacco di agenti inquinanti, le emissioni e sei andato avanti a distruggere il clima… Buon per te. Noi siamo qui, non abbiamo raggiunto l’epoca dell’industrializzazione. Siamo sulla tua stessa strada».

Lucille Sering, una ex negoziatrice climatica delle Filippine, ha ricordato su Twitter detto che il piano d’azione nazionale è sempre stato subordinato al sostegno finanziario e tecnologico, «Le osservazioni del presidente sono probabilmente messo fuori contesto».

Non è la prima volta che Duterte critica l’accordo internazionale sul clima, ma in precedenza aveva accusato l’Onu di esser «ipocrita» per aver approvato un accordo che impone a tutti i Paesi, e non solo a quelli ricchi,  di tagliare le emissioni di gas serra. Ma l’Accordo di Parigi è vitale per le Filippine che, come ha ricordato Papa Francesco nella sua visita pastorale, sono uno dei Paesi che subisce maggiormente gli effetti del cambiamento climatico. Infatti l’accordo Unfccc incoraggia i paesi in via di sviluppo a sviluppare migliori strategie di resilienza climatica e di adattamento alle condizioni climatiche estreme che si manifestano sempre più frequentemente in paesi come le Filippine. Gli scienziati avvertono che gli uragani diventeranno sempre più pericolosi e forti e che catastrofi come il tifone Hayan, che nel 2013 fece più di 6.000 morti e danni incalcolabili nelle Filippine, diventeranno la normalità, se non si prendono urgentemente iniziative globali.

A Parigi le Filippine avevano promesso di ridurre, con l’aiuto della comunità internazionale, le loro emissioni di CO2 del 70% entro il 2030, ma Duterte sembra convinto che l’accordo sul clima cerchi solo di  limitare la crescita economica dei Paesi in via di sviluppo che si sono impegnati a sostenerlo e mischia gli argomenti degli attivisti per la giustizia climatica che dicono che gli obiettivi di Parigi sono ingiusti perché ai Paesi ricchi non sono state imposte tali imposizioni quando si stavano industrializzando, con le richieste delle lobby dei combustibili fossili che gli stessi attivisti climatici dicono di essere i mandanti dei killer degli ambientalisti filippini. e.

Duterte sostiene che gli accordi sul cambiamento climatico sono per i Paesi sviluppati un altro modo per «Dettare il destino delle nazioni più povere. Questo è davvero molto costrittivo per come viviamo oggi. E’ controllato da tutto il mondo. Ci è stato imposto da Parte dei Paesi industrializzati. Pensano di poter dettare ciò che sarà il destino per il resto delle nazioni. Questi paesi sono oligarchi che godono del grasso della terra e in realtà non si preoccupano di pagare le tasse».

Dichiarazioni che cancellano le parole del Papa, la tragedia umana e ambientale del tifone Hayan e gli innumerevoli disastri climatici che colpiscono le filippine, ma anche quanto detto dallo stesso Duterte  solo una ventina di giorni fa quando, nel suo discorso di investitura come presidente della Repubblica, assicurò «Sul fronte internazionale e della comunità delle nazioni, vorrei ribadire che la Repubblica delle Filippine onorerà i trattati e gli obblighi internazionali». Ora dice che non onorerà un accordo definito storico da tutta la comunità internazionale ed al quale ha dato un grosso contributo la delegazioni filippina alla COP21 Unfccc di Parigi, dove è stata il punto di riferimento per i Paesi in via di sviluppo.

Ma l’impegno a ridurre le emissioni di CO2 delle Filippine del 70% è stato preso dall’odiato governo di Benigno Aquino III – non è un’imposizione da un Paese sviluppato – ed è probabilmente questo che infastidisce il collerico Duterte. E’ quindi improbabile che il nuovo parlamento Filippino che dovrebbe ratificare gli impegni del paese e l’Accordo di Parigi lo faccia davvero.