Calo delle emissioni di CO2 negli Usa: il merito è della crisi economica, non del fracking

Trend in aumento già nel 2013 - 2014. Il boom del gas da scisto potrebbe addirittura peggiorare la situazione

[22 Luglio 2015]

Tra il tra il 2007 e il 2013 negli Stati Uniti le emissioni di CO2 s da combustibili fossili sono a calate da 6.023 a 5.377 megatonnellate (mt), e, come scrive un team internazionali su  Nature Communications, «Questo declino è stato ampiamente attribuito al passaggio dall’utilizzo del carbone al gas naturale nella produzione di energia elettrica Usa». Infatti, nel  2012 il carbone rappresentava ormai  “solo” il 37% della produzione di elettricità del Paese (nel 2007 era il 50%), perché è stato sostituito in gran parte dal gas proveniente in gran parte dalla contestatissima fratturazione idraulica.

Ma lo studio “Drivers of the US CO2 emissions 1997–2013” degli stessi ricercatori, sottolinea che «Tuttavia, i fattori alla base del declino non sono stati valutati quantitativamente; il ruolo del gas naturale nel declino resta quindi speculativo».

Analizzando i fattori che hanno influenzato le emissioni statunitensi il team di univesità ed istituti statunitensi, cinesi, britannici e austriaci  fa notare che prima del 2007 a far aumentare le emissioni di gas serra era stata soprattutto la crescita economica  e che «Dopo il 2007, la diminuzione delle emissioni è avvenuta  in gran parte a causa della recessione economica, con  i cambiamenti nel mix dei combustibili (ad esempio, la sostituzione del gas naturale per il carbone) che hanno svolto un ruolo relativamente minore». Tradotto in soldoni, il boom del fracking non c’entra quasi nulla con il calo delle emissioni di gas serra negli Usa.

Il principale autore dello studio, Steven Davis del Department of Earth System Science dell’Università della California-Irvine (Uci). Spiega che «Nei nostri risultati, il gas naturale svolge una piccola parte nel  calo delle emissioni in calo. I veri eroi sono quelli che stanno consumando meno cose e utilizzano l’energia in modo più efficiente».

Infatti, tra il 2007 e il 2009, quando le emissioni Usa sono crollate del 10%, ci sono stati cambiamenti nei consumi americani, in particolare per quanto riguarda i prodotti, le industrie manifatturiere e di servizi e la quantità di energia utilizzata per ogni dollaro di prodotti fabbricato. «Insieme – dicono alla Uci – questi cambiamenti rappresentano oltre tre quarti della diminuzione delle emissioni tra il 1997 e il 2013, con i cambiamenti nel mix di combustibili utilizzati per generare energia che assommano ad appena il 18%».

Secondo Davis e il suo team, «Senza nuove politiche che limitano le emissioni di CO2, può essere difficile limitare le emissioni, mentre l’economia americana continua a recuperare. E infatti, le emissioni di CO2 degli Stati Uniti sono aumentate nel 2013 e 2014».

Davis conclude: «Molte persone sono entusiaste per il fatto che abbiamo improvvisamente rifornimenti di gas naturale abbondanti e a prezzi accessibili, compresi molti di coloro che sono preoccupati per il clima. Il nostro studio dimostra l’importanza preponderante di altri fattori e mette in guardia contro una pia illusione».

L’amministrazione Obama ha fissato obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio  Usa  del 17% entro il  2020 e dell’83% al  2050, rispetto ai livelli del 1997. Ma no sarà facile rispettarli. Un altro degli autori dello studio, Laixiang Sun, dell’Università di Maryland, sottolinea che «Ulteriori aumenti nell’utilizzo del gas naturale negli Stati Uniti non possono avere un grande effetto sulle emissioni di gas serra e sul riscaldamento globali ed ulteriori riduzioni delle emissioni dovute alla diminuzione dell’intensità energetica non sono inevitabili».

Il boom del fracking potrebbe addirittura peggiorare la situazione. Come fa notare Klaus Hubacek, anche lui dell’UCi, «A breve termine, il gas sarà in competizione con le fonti rinnovabili, come l’eolico e il solare. In più, il carbone può essere in declino negli Stati Uniti, ma la nazione esporta ancora questo  combustibile in Cina e in altri Paesi, quindi, in effetti, esporta le conseguenti emissioni di carbonio in tutto il mondo».