Rammarico anche dal Mit di Boston: accordi Cop21 sul clima più lontani

Brexit, allarme Wwf: «Ue più debole per affrontare sfide su natura, ambiente e clima»

«Inquinamento e cambiamenti climatici non hanno confini e sono entrambe problemi da affrontare con urgenza»

[27 Giugno 2016]

Non sono solo le Ong ambientaliste britanniche ad essere preoccupate per il Brexit; anche il Wwf si dice dispiaciuto per l’esito del voto che ha stabilito l’uscita del Regno Unito dall’Ue. Una scelta che «comporterà – affermano dal Panda – un indebolimento del ruolo dell’Unione europea nell’affrontare le sfide internazionali su natura, ambiente e clima».

Una lettura che trova conferme anche in ambito scientifico, con istituzioni come il Massachusetts institute of technology (Mit) che si scomodano dagli Stati Uniti per spiegare come «anche se la “Brexit” non deraglierà completamente gli sforzi dell’Unione europea di ridurre le emissioni di anidride carbonica secondo gli accordi climatici di Parigi, di certo non agevolerà il raggiungimento del traguardo. Sotto il primo ministro David Cameron e i suoi predecessori, l’Inghilterra ha guidato le normative energetiche ed il supporto a favore delle energie rinnovabili. Diverse regole poste a controllo delle politiche energetiche europee nell’ultimo decennio – fra cui lo smantellamento dei monopoli energetici che controllavano generazione, trasmissione e distribuzione – hanno preso spunto dalla legislazione del Regno Unito».

Pochi altri problemi come quelli ambientali mostrano chiaramente la loro portata globale, e la risposta necessaria per risolverli non può che essere altrettanto globale. In un mondo dai confini sempre più labili – nonostante la crescita di rigurgiti nazionalisti –, una reale indipendenza dei singoli si avvicina molto alla consistenza di un semplice miraggio.

«Il Regno Unito – insistono dal Wwf – avrebbe potuto giocare un ruolo importante in un momento in cui le sfide e le opportunità maggiori si giocano proprio sulla green economy e la decarbonizzazione e in un ambito di transizione da gestire su tavoli sempre più partecipati. Inquinamento e cambiamenti climatici non hanno confini e sono entrambe problemi da affrontare con urgenza, che si appartenga all’Unione europea o meno. Dispiace aver perso un difensore forte e efficace in ambito europeo, come è stato finora la Gran Bretagna, sulle questioni che riguardano il clima: questo aumenta le responsabilità di tutti gli altri stati membri affinché accelerino i propri sforzi nel portare a termine l’Accordo di Parigi».