L’Italia è l’unico grande Paese europeo senza un Piano nazionale di adattamento
Bombe d’acqua su Verona, il Veneto sempre più colpito dalla (sottovalutata) crisi climatica
Zanoni: «La Regione, con la maggioranza Lega, FDI e FI ha sempre bocciato i nostri emendamenti per il contrasto su scala locale dei cambiamenti climatici e per la sostenibilità. Lo hanno fatto anche a novembre scorso, pochi minuti prima che le acque allagassero l'aula»
[24 Agosto 2020]
Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha firmato la dichiarazione dello stato di crisi per il Comune di Verona e altri Comuni del veronese, colpiti ieri da bombe d’acqua – che hanno interessato anche le province di Padova e Vicenza – che insieme a grandine e vento forte hanno causato danni a infrastrutture e opere pubbliche, imprese industriali e agricole, per un ammontare che rimane ancora da quantificare.
«Io dico che ci sono decine di milioni di euro di danni, qui non ce la caviamo con poco – dichiara Zaia durante il punto con la stampa svoltosi oggi – Verona è messa in ginocchio così come molte altre zone del Veneto. Spero che il Governo dichiari lo stato di emergenza in Consiglio dei ministri e lo faccia in presto. Già ieri ho parlato con il capo della Protezione Civile, Borrelli, che, oltre a garantire il suo totale sostegno, mi ha detto di aver già informato il presidente del Consiglio sul fatto».
I Vigili del fuoco contano almeno 300 interventi condotti in Veneto nelle ultime ore a causa del “maltempo”, e lo stesso Zaia afferma che è «una tragedia paragonabile anche, se su diversa scala, al disastro dell’alluvione del 2010, alla tempesta Vaia, alla tromba d’aria della Riviera del Brenta».
La testimonianza diretta di come il Veneto sia sempre più colpito dalle conseguenze della crisi climatica in corso, che si manifesta anche attraverso l’aumento nella frequenza e nell’intensità dei fenomeni meteorologici estremi.
Eppure una reale presa di coscienza dei fenomeni in atto, sovente derubricati a una semplice trafila di “maltempo”, sembra lontana a livello nazionale e anche regionale.
La maggioranza politica che regge oggi il Veneto è la stessa che, nel novembre scorso, dopo aver bocciato alcuni emendamenti presentati per contrastare i cambiamenti climatici ha visto il Consiglio regionale allagarsi perché l’acqua alta stava sommergendo Venezia, come ricorda oggi il consigliere regionale d’opposizione Andrea Zanoni: «La Regione, con la maggioranza Lega, FDI e FI hanno sempre bocciato i nostri emendamenti per il contrasto su scala locale dei cambiamenti climatici e per la sostenibilità. Lo hanno fatto anche a novembre scorso, pochi minuti prima che le acque allagassero l’aula del Consiglio regionale di Palazzo Ferro Fini sul Canal Grande a Venezia. È giunto il momento di cambiare rotta per una politica regionale che finalmente metta in agenda il Green new deal dell’Ue da 1.000 miliardi, che aprirà mille opportunità ad imprese e giovani menti per riconvertire l’economia verso la sostenibilità e le energie rinnovabili amiche del clima».
Ma anche a livello nazionale le lacune non mancano. Come messo in evidenza poche settimane fa da Legambiente, l’Italia è oggi l’unico grande Paese europeo a non disporre di un Piano nazionale che definisca chiaramente le priorità di intervento per le aree a maggior rischio nel nostro Paese, e diventi il riferimento per i finanziamenti e gli interventi di messa in sicurezza del territorio italiano nei prossimi anni. Dopo la consultazione sulla prima bozza del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc), realizzata nel 2017 con l’autorevole contributo del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc), del testo si sono infatti perse le tracce.