Assalto al Mite: Extinction rebellion rivendica. Legambiente, Greenpeace e Wwf: no a ogni forma di violenza

Cingolani chiede solidarietà. Gli ambientalisti: fondamentale aprire un dialogo dopo le scelte sbagliate del governo

[3 Febbraio 2022]

Dopo l’attacco all’esterno del ministero della Transizione Ecologica (MiTE) del primo febbraio da parte di attivisti di Extinction Rebellion, il 2 febbraio il MiTE è stato nuovamente preso di mira da alcuni attivisti che hanno fatto irruzione all’’interno dell’edificio. 11 ragazzi sono riusciti ad arrivare fino al quinto piano, dove si trovano anche gli uffici del ministro. Tra lo sconcerto e la paura dei dipendenti, colpiti dalla vernice, gli attivisti sono stati fermati grazie all’intervento delle forze dell’ordine e posti in stato di fermo.

Secondo Cingolani, quel che è successo «E’ una brutta parentesi perché questa è un’istituzione dello Stato. Sono atteggiamenti violenti: hanno anche spinto alcune persone, le hanno imbrattate di vernice, hanno danneggiato diversi piani all’interno. E’ un peccato, questo è l’effetto di un clima teso: ci sono troppe cattiverie, leoni da tastiera che si esibiscono. Bisogna ritornare a un po’ di serenità».

L’azione è stata rivendicata con un comunicato dalla campagna “Ultima Generazione”, promossa da Extinction Rebellion, che spiega che gli attivisti e attiviste pretendevano un incontro pubblico con il ministro Roberto Cingolani: «4 di esse sono entrate. Al categorico rifiuto da parte dello staff del Ministro, hanno pensato di rivolgersi ad un uditorio più conscio della gravità dell’emergenza climatica ed ecologica, ovvero i muri, su cui hanno lasciato il segno del loro dissenso. La polizia è intervenuta tempestivamente chiamata da due carabinieri che già erano all’interno del ministero e portando via 10 persone in questura. 3 macchine della polizia, un camioncino antisommossa, più 3 Carabinieri e altre F.F.O.O., una ventina circa, per portare via persone nonviolente che hanno messo il proprio corpo e la loro sicurezza al servizio dei cittadini per chiedere un semplice incontro pubblico con Cingolani».

Extinction Rebellion ricorda che «Ultima Generazione ha già da tempo chiesto un incontro pubblico non solo con Cingolani, ma anche con Draghi, Patuanelli, Giorgetti, Orlando e Carfagna; oltre 26.000 e-mail sono state inviate dalle persone che sostengono la campagna a queste 5 figure del governo, dalle quali non è giunta alcuna risposta. Perciò le persone attive in Ultima Generazione sono tornate ad alzare il tiro della loro contestazione, e continueranno finché il governo non concederà un incontro pubblico dove discutere in merito alla necessità di agire radicalmente per contrastare la crisi ecologica e climatica, e usare nuovi strumenti partecipativi come le Assemblee di Cittadine/i».

L’organizzazione  conferma anche che alcune delle persone coinvolte nell’azione del 2 febbraio erano anche tra quelle che il primo febbraio hanno spruzzato di vernice le facciate del Ministero e che «Hanno ormai violato per l’undicesima volta il foglio di via da Roma che avevano ricevuto dopo i blocchi stradali di dicembre; per l’azione di ieri sono state fermate dalla polizia ricevendo ancora fogli di via e numerose sanzioni: pur rischiando condanne severe, non sono disposte ad arrendersi». Uno di questi è il 19enne Simone che spiega così l’irruzione nel ministero: «Sono qui a fare queste azioni oltraggiose perché ho tanti progetti per il futuro, ma non credo di poterli realizzare senza agire concretamente per proteggere la nostra esistenza. Desidero che il Ministro della Transizione Ecologica ci riceva, e che ammetta la necessità di approcciare la transizione con uno strumento partecipativo come le Assemblee di Cittadine/i. Al MiTe invece hanno accentrato il potere di scegliere e approvare i progetti del PNRR nelle mani di una ola persona che non è stata eletta: è prevedibile che produrrà decisioni calate dall’alto che andranno incontro all’opposizione delle comunità. Sono preoccupato per gli sconvolgimenti sociali che ci saranno e a cui siamo già di fronte, e per la reazione della gente che temo diventerà più violenta».

Extinction Rebellion conclude: «Ci uniamo a quanto A Sud, in prima linea nel Contenzioso Climatico contro lo stato italiano, ha dichiarato nei confronti di Cingolani: “siamo e fieramente continueremo ad essere parte dei suoi problemi, pietre di inciampo nel cammino ipocrita di un Ministero che di verde pare avere soltanto l’ombra di vane speranze».

Cingolani ieri aveva commentato: «A me spiace che la transizione ecologica venga vista come un argomento divisivo: siamo tutti d’accordo sul fatto che bisogna fare subito delle scelte importanti per il clima. Bisogna farle nel rispetto del mondo del lavoro, della società, delle persone più deboli. E’ un’operazione complessa, se fosse stata semplice l’avremmo già fatta. Ci vuole un po’ di pazienza da parte di tutti. Queste forme di attivismo violento non hanno giustificazione. Adesso mi farebbe piacere che tutti prendessero le distanze da questi eventi, perché questo non ha niente a che fare con l’ambientalismo e vorrei proprio esser sicuro che fossimo, almeno su questo, tutti d’accordo».

E la risposta è arrivata oggi da Legambiente, Greenpeace e Wwf che in un comunicato congiunto dicono che «Ogni forma di violenza va respinta senza incertezza, per questo prendiamo le distanze dall’atto di vandalismo avvenuto contro la sede del MiTE ed esprimiamo la nostra solidarietà a quanti sono rimasti coinvolti».

Ma le tre grandi associazione ambientaliste aggiungono che «Non possiamo al tempo stesso non esprimere la preoccupazione verso il continuo rilancio di soluzioni alla crisi climatica palesemente sbagliate come il sostanziale fermo alle rinnovabili, il rilancio delle fonti fossili, la promozione del nucleare, del gas, della cattura e stoccaggio della CO2, dell’idrogeno blu, che stanno alimentando una crescente sfiducia in chi non vede nell’azione del governo un cambio di passo commisurato all’emergenza climatica e ambientale che stiamo vivendo».

Legambiente, Greenpeace e Wwf concludono: «E’ fondamentale ricondurre la contestazione entro i limiti della protesta civile, legale e democratica e pretendere dalle istituzioni, MiTE in testa, l’apertura di un dialogo su scelte cruciali per il futuro di tutti».