Altro che stop al riscaldamento globale, maggio 2019 è stato tra i tre più caldi dal 1979

Il bollettino climatico del servizio Ue Copernicus smonta le bufale italiane: una primavera caratterizzata localmente da maltempo non significa nulla dal punto di vista del clima

[5 Giugno 2019]

È vero che talvolta un’immagine vale più di mille parole, e quella appena fornita da Copernicus – il programma implementato dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine a nome dell’Ue – mostra in modo lampante perché sperimentare una primavera più fresca del solito in Italia non giustifica affatto la disinformazione sul riscaldamento globale che sta tanto andando di moda nel nostro Paese (spinta anche dalla comunicazione fuorviante del vicepremier Matteo Salvini).

Come mostra chiaramente l’ultimo bollettino climatico diffuso da Copernicus, nell’ultimo mese l’Europa centrale – Italia compresa – ha effettivamente sperimentato temperature inferiori rispetto alla media del mese di maggio nel periodo 1981-2010. Non solo: è il Vecchio continente nel suo complesso ad aver registrato temperature molto vicine a quelle dell’Europa centrale, e dunque più fresche, anche se al contrario la penisola iberica e la parte più orientale del continente hanno visto la colonnina di mercurio salire più della media storica.

Ma è allargando la prospettiva dall’Europa al mondo che il contesto diventa più chiaro: «La temperatura media globale di maggio 2019 è stata superiore di 0,5° C rispetto alla media del mese di maggio nel periodo 1981-2010 – spiega Copernicus – classificandosi tra le prime tre temperature più calde mai registrate nel mese di maggio dal 1979». Un fenomeno che si è manifestato con ancor maggiore intensità in due delle aree più esposte ai cambiamenti climatici del pianeta, ovvero le zone artiche ed antartiche. Almeno per la Giornata mondiale dell’Ambiente sarebbe bene tenerlo presente.