Alluvioni, in Italia oltre 2,4 milioni di persone vivono in aree ad alta pericolosità

Ispra: nelle aree a pericolosità elevata si trova anche il 7,8% dei beni culturali nazionali

[16 Novembre 2021]

Il nuovo rapporto Ispra sulle condizioni di pericolosità da alluvione in Italia e indicatori di rischio associati, aggiornato oggi coi dati 2020, mostra un’Italia particolarmente esposta agli eventi meteo estremi collegati alla crisi climatica in corso.

Secondo l’analisi offerta dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, circa il 5,4% del territorio nazionale ricade in aree potenzialmente allagabili, secondo uno scenario di probabilità/pericolosità elevata; il dato sale invece al 14% in caso di scenario di probabilità/pericolosità bassa. Inoltre, il 7,4% dei comuni italiani ha almeno il 20% della superficie in area allagabile in caso di scenario di probabilità elevata.

Dalle analisi presenti nel rapporto, emerge che le Regioni Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana e Calabria sono quelle in cui le percentuali di territorio potenzialmente allagabile risultano superiori rispetto a quelle calcolate alla scala nazionale. In particolare, per lo scenario di pericolosità elevata, sono la Calabria con il 17,1% del territorio regionale e l’Emilia Romagna con l’11,6%, le Regioni con le maggiori percentuali di territorio potenzialmente allagabile.

In Toscana invece il 6,1% del territorio rientra nello scenario di pericolosità da alluvione elevata, il 12,2% a pericolosità media e il 21,2% a pericolosità bassa; in altre parole, circa 271mila toscani abitano in aree ad alto rischio alluvioni, 938mila sono a rischio medio e 2,3 milioni a rischio basso.

In tutti questi territori, come nei molti altri esaminati dall’Ispra, a rischio non sono “solo” le singole persone ma anche il nostro patrimonio collettivo. Nelle aree a pericolosità elevata risiede infatti il 4,1% della popolazione nazionale – ovvero oltre 2,4 milioni di persone – e ricade anche il 7,8% dei beni culturali, valori che raggiungono rispettivamente il 20,6% (ovvero 12,2 milioni di persone) e il 24,3% nelle aree potenzialmente allagabili con bassa probabilità.

Eppure le contromisure prese di fronte a questa “perenne emergenza” sono costantemente insufficienti. Il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, presentato per la prima volta in bozza nel 2017, non è ancora stato ultimato; non va meglio per quanto riguarda le risorse economiche messe in campo contro il dissesto idrogeologico, ridotte al lumicino anche all’interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza (2,49 miliardi di euro su circa 200 totali).