Alle Svalbard il riscaldamento globale è il più rapido del mondo e 2 volte più veloce di quanto precedentemente noto

Le temperature nella regione del Mare di Barents sono "fuori scala" e possono influenzare condizioni meteorologiche estreme in Europa e negli Usa

[17 Giugno 2022]

Lo studio “Exceptional warming over the Barents area”, pubblicato su Scientific Reports da un team di ricercatori norvegesi del Meteorologisk institutt  e russi dell’Arctic and Antarctic Research Institute, dell’università di San Pietroburgo e del Polar Geophysical Institute, presenta una nuova serie di misurazioni dalle stazioni meteorologiche a nord e ad est delle Isole Svalbard, documentando che «Il riscaldamento in queste aree è in realtà il doppio di quello di Longyearbyen e Ny-Ålesund a ovest. Solo negli ultimi 20 anni, la temperatura a nord-est delle Svalbard è aumentata di oltre 5 gradi». I nuovi dati mostrano che le temperature medie annuali nell’area sono in aumento durante l’anno fino a 2,7° C per decennio, con aumenti particolarmente elevati nei mesi autunnali: fino a 4°C per decennio.

Il leader del team norvegese-russo che ha pubblicato il nuovo studio, il climatologo Ketil Isaksen del Meteorologisk institutt, sottolinea che «La regione intorno al Mare di Barents settentrionale ha un riscaldamento da 2 a 2,5 volte superiore alla media dell’Artico e da 5 a 7 volte superiore alla media globale.

I nuovi risultati superano tutto ciò che sappiamo quando si tratta di variazioni di temperatura osservate. In nessun’altra parte del globo sembra avere un riscaldamento maggiore che quella appena oltre il Mare di Barents settentrionale».

Isaksen ha detto a NRK: «E’ molto inquietante che i cambiamenti siano così grandi. Allo stesso tempo ero eccitato. Come ricercatore, lavoro molto con i r trend. Non capita spesso di ottenere un impatto così grande».

Al Meteorologisk institutt  dicono che «L’eccezionale riscaldamento potrebbe portare a condizioni meteorologiche più estreme in Nord America, Europa e Asia» e Isaksen ha detto a The Guardian: «Ci aspettavamo di vedere un forte riscaldamento, ma non alla scala che abbiamo trovato. Siamo rimasti tutti sorpresi. Da quello che sappiamo da tutti gli altri punti di osservazione del globo, questi sono i tassi di riscaldamento più alti che abbiamo osservato finora. Il messaggio più ampio è che il feedback dello scioglimento del ghiaccio marino è persino più alto di quanto mostrato in precedenza. Questo è un avvertimento precoce per ciò che avverrà nel resto dell’Artico se questo scioglimento continua ed è la cosa è più probabile che accada nei prossimi decenni»

Questo è un avvertimento su ciò che può accadere nel resto dell’Artico».

È lo scioglimento del ghiaccio marino il motivo principale per cui la temperatura sulla terraferma aumenta così tanto. Il ghiaccio era è come una coperta rinfrescante sul Mare di Barents e quando scompare la temperatura dell’aria aumenta bruscamente.

Signe Aaboe, una scienziata marina del Meteorologisk institutt,  che nello studio si è occupata delle conseguenze sul ghiaccio e sull’oceano, conferma: «Se  si guarda l’emisfero settentrionale, è nel Mare di Barents che si perde più ghiaccio, e sta accelerando. Negli ultimi decenni, il nostro cambiamento è stato maggiore rispetto ai decenni precedenti. Succede spesso e succede rapidamente».

Isaksen. Aggiunge: « La chiara connessione tra lo scioglimento del ghiaccio marino e il riscaldamento è ampiamente documentata nel nostro studio»

Quel che separa le Svalbard dal resto dell’Artico è, tra le altre cose, la calda corrente atlantica del Golfo, proveniente da sud e che corre lungo la costa occidentale della Norvegia. Quindi invia un ramo di acqua calda e salata verso est nel Mare di Barents. Un altro ramo corre a nord lungo il lato ovest delle Spitsbergen, l’isola più estesa delle Svalbard. Studi precedenti avevano già avvertito che negli ultimi anni il flusso dell’acqua atlantica era diventato più forte e più caldo. Prima, l’acqua calda faceva la sua comparsa sotto uno strato di acqua fresca, ora si mescola in misura maggiore e completamente con l’ acqua fredda e artica, fino alla superficie e, con temperature superficiali più elevate, è più difficile che il ghiaccio marino si formi e permanga. Così il periodo prima che il ghiaccio si stabilizzi in autunno e in inverno diventa più lungo. Lo stesso avviene per il periodo in cui l’acqua potrà riscaldare l’aria. E’ una tendenza che si estende verso est, da Spitsbergen verso la Zemlja Franca Iosifa e il Mare di Kara in Russia.

I ricercatori norvegesi e russi hanno scoperto questo complicato fenomeno analizzato un nuovo e ampio dataset provenienti dalle stazioni meteorologiche degli arcipelaghi delle Svalbard e della Terra di Francesco Giuseppe. nel Mare di Barents settentrionale. Al Meteorologisk institutt spiegano che «Il dataset  ha una copertura spaziale unica e si estende più indietro nel tempo rispetto a quanto era precedentemente disponibile. Per la prima volta è stato possibile studiare i cambiamenti di temperatura osservati nelle Svalbard settentrionali e orientali».  Oltre alle osservazioni delle stazioni meteorologiche, i ricercatori hanno utilizzato il nuovo set di dati climatici CARRA, che combina i modelli con le osservazioni e sottolineano che «Questo ci ha fornito molti più dettagli sui principali cambiamenti di temperatura in questa regione. Inoltre, il dataset concorda bene con la nostra serie di osservazioni e fornisce un quadro migliore rispetto al dataset di ERA5 che i ricercatori hanno utilizzato finora».

Isaksen spera che il nuovo studio alle Svalbard contribuisca a una migliore comprensione di ciò che sta accadendo e accadrà nell’Artico: «Il grande cambiamento di temperatura a nord e ad est dell’arcipelago dimostra quanto sia sensibile l’Artico. E’ un avvertimento su ciò che possiamo aspettarci in altre aree che si affacciano sull’Oceano Artico: in Groenlandia, negli Stati Uniti, in Canada e in Russia. Un tale aumento di temperature avrà un forte impatto sulla fauna selvatica, sull’ambiente naturale e sulla popolazione artica. Coloro che vivono in queste zone dipendono dalla neve, dal ghiaccio e dal freddo per vivere dove vivono. Oltre alle variazioni della copertura del ghiaccio e della temperatura che hanno conseguenze a livello locale, influisce sul sistema meteorologico e sull’andamento meteorologico. Probabilmente porterà a condizioni meteorologiche più estreme e al fatto che spesso un certo tipo di tempo duri più a lungo di prima. Non è ancora chiaro come saranno questi cambiamenti nell’emisfero settentrionale, ma avranno importanti effetti a catena anche a livello globale».

La danese Ruth Mottram, una climatologa del Danmarks Meteorologiske Institut, che non ha partecipato allo studio, commenta su The Guardiuan; «Questo studio dimostra che anche i migliori modelli possibili hanno sottovalutato il tasso di riscaldamento nel Mare di Barents. Sembra che lo stiamo vedendo passare a un nuovo regime, dato che diventa meno simile all’Artico e più simile al Nord Atlantico. E’ davvero al limite in questo momento e sembra improbabile che il ghiaccio marino persisterà in questa regione ancora per molto».

Michael Mann, della Pennsylvania State University, conclude: «In particolare, la perdita di ghiaccio marino e il riscaldamento nel Mare di Barents sono stati isolati in lavori precedenti in quanto particolarmente rilevanti per i cambiamenti nella circolazione atmosferica invernale che sono legati a eventi meteorologici invernali estremi. Se questo meccanismo è valido, e su questo c’è dibattito, allora questo è un altro modo in cui il cambiamento climatico potrebbe far aumentare alcuni tipi di eventi meteorologici estremi che non sono ben compresi dai modelli attuali».