Arsenico e fluoro nell’acqua potabile del Lazio: la Commissione Ue deferisce l’Italia alla Corte di giustizia

A Bagnoregio, Civitella d'Agliano, Fabrica di Roma, Farnese, Ronciglione e Tuscania fornitura di acqua potabile non sicura

[10 Giugno 2021]

La Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia per il mancato rispetto della direttiva sull’acqua potabile (direttiva 98/83/CE) e ricorda che «La direttiva impone agli Stati membri di garantire che le acque destinate al consumo umano siano salubri e pulite, e richiede che nell’acqua potabile non siano presenti microrganismi e parassiti, né sostanze che potrebbero rappresentare un pericolo per la salute umana. L’European Green Deal stabilisce l’obiettivo “inquinamento zero” per l’Ue. La piena attuazione degli standard sanciti dalla legislazione dell’UE è importante sia per proteggere la salute umana sia per salvaguardare l’ambiente naturale, in modo efficace.

La Commissione Ue ha deferito e l’Italia alla Corte di giustizia perché «Da molto tempo in alcune zone della provincia di Viterbo, in Lazio, i livelli di arsenico e fluoruro nell’acqua potabile superano i valori parametrici stabiliti dalla direttiva sull’acqua potabile: ciò può danneggiare la salute umana, in particolare quella dei bambini. Sono sei le zone in cui i livelli di arsenico nell’acqua potabile restano al di sopra delle soglie di sicurezza: Bagnoregio, Civitella d’Agliano, Fabrica di Roma, Farnese, Ronciglione e Tuscania. Nelle zone di Bagnoregio e Fabrica di Roma sono state inoltre superate le soglie di sicurezza per il fluoruro».

Nel maggio 2014 la Commissione aveva inviato all’Italia una lettera di costituzione in mora, seguita da un parere motivato nel gennaio 2019 riguardante 16 zone di approvvigionamento idrico della provincia di Viterbo. Dall’invio del parere motivato la piena conformità alla direttiva è stata raggiunta solo in 10 di queste zone.

Nel comunicato che avvisa il governo italiano si legge: «Sebbene la Commissione accolga con favore sia l’adozione da parte dell’Italia di misure che vietano o limitano l’approvvigionamento idrico nelle zone interessate, sia l’invio ai consumatori di informazioni sulla situazione, ad oggi sei zone di approvvigionamento idrico non sono ancora pienamente conformi alla direttiva. La Commissione deferisce quindi l’Italia alla Corte di giustizia».