Zona franca: nelle acque dell’Asinara sembra non ci siano i parassiti che uccidono la pinna nobilis
Una speranza per salvare il grande bivalve del Mediterraneo
[18 Luglio 2022]
All’università di Sassari hanno da poco concluso le prime analisi delle “sentinelle”, per lo più mitili provenienti da Slovenia, Friuli Venezia Giulia, Liguria e Sardegna, nei tessuti dei quali i ricercatori hanno cercato il DNA dei potenziali organismi patogeni per la 𝘗𝘪𝘯𝘯𝘢 𝘯𝘰𝘣𝘪𝘭𝘪𝘴 il più grande bivalve del Mediterraneo che negli ultimi anni ha subito devastanti morie a causa di un protozoo.
Daria Sanna, professore associato di Genetica del Dipartimento di scienze biomediche dell’Università di Sassari spiega che «In tutti i campioni analizzati abbiamo cercato tracce della presenza del protozoo 𝘏𝘢𝘱𝘭𝘰𝘴𝘱𝘰𝘳𝘪𝘥𝘪𝘶𝘮 𝘱𝘪𝘯𝘯𝘢𝘦 e dei batteri del genere 𝘔𝘺𝘤𝘰𝘣𝘢𝘤𝘵𝘦𝘳𝘪𝘶𝘮, che sono i microrganismi attualmente considerati pericolosi per il grande mollusco, nell’ottica di individuare le aree più “pulite” in cui far rinascere le popolazioni di 𝘗𝘪𝘯𝘯𝘢 𝘯𝘰𝘣𝘪𝘭𝘪𝘴. Un po’ ovunque abbiamo rilevato le tracce della presenza dei microrganismi, tranne che, incredibilmente, all’Isola dell’Asinara. Sulla carta sembra quindi che l’isola sarda sia una zona franca, senza parassiti, ma è troppo presto per cantare vittoria, visto che anche lì negli anni scorsi è stata registrata la moria totale degli individui». Dopo l’estate i ricercatori ripeteranno le analisi, estendendole ad altri tipi di microrganismi, inclusi i virus.
Già in occasione dell’8 giugno, Giornata Mondiale degli Oceani, LIFE Pinna, di cui Triton Research è partner di gestione e comunicazione aveva annunciato dei passi avanti nel progetto: «A Camogli gli studiosi dell’università di Genova hanno finito di preparare le vasche che accoglieranno gli esemplari di Pinna nobilis, da larve ad adulte. Lo stesso laboratorio venne usato anche per quanto riguarda gli esperimenti svolti su Patella ferruginea e sui ricci di mare.
Intanto i ricercatori della Nacionalni Institut za Biologijo si stanno occupando della ricerca di Pinna nobilis tramite censimento e con indagini selettive. A maggio hanno svolto delle ricerche nell’area dove verranno trapiantati i giovani superstiti appartenenti a questo bivalve e hanno trovato ben due esemplari vivi in quella zona!»
Ma a fare progressi non è stata solo la Slovenia: il 20 e il 21 giugno si è tenuto a Tunisi dei workshop più importanti per il progetto organizzato da SPA/RAC e dal Centro Regionale delle Nazioni Unite per le Aree Protette Speciali per riunire gli esperti del settore per discutere e validare un piano di restauro quinquennale della Pinna nobilis. Un evento che ha visto la partecipazione di ricercatori provenienti da tutti i Paesi del Mediterraneo e al quale ha collaborato anche il progetto LIFE Pinna e vi hanno partecipato. Due giorni intensi con attività di training e messa in pratica delle conoscenze acquisite durante la formazione teorica. Un importante workshop ha quindi formato e informato ricercatori provenienti da Grecia, Croazia, Egitto, Spagna, Turchia, Tunisia, Algeria, Libano e Italia passando le conoscenze a un vasto numero di persone che potranno a loro volta insegnarle ad altri.
La buona notizia che arriva dal mare protetto dell’Asinara dà speranza al lavoro di questi scienziati per salvare uno degli animali simbolo del Mediterraneo.