Wwf: la Cop15 Cbd ultima occasione per un accordo efficace per tutelare la biodiversità

Sondaggio: azioni governative ritenute inefficienti e per l’81% perdita di natura e cambiamento climatico tra le questioni politiche più importanti da affrontare

[5 Dicembre 2022]

Il 7 dicembre inizia a Montreal, in Canada, ila seconda sessione della 15esima Conferenza delle parti della Convention on biological diversity (COP15 Cbd) dove, secondo il Wwf, «I leader mondiali e i responsabili delle decisioni avranno l’ultima opportunità del decennio per approvare un piano globale per la protezione (post-2020 global biodiversity framework, ndr) e il ripristino della natura e cercare di rispettare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile posti dalle Nazioni Unite. Il WWF segnala quanto sia fondamentale in questa occasione riuscire a raggiungere un ambizioso accordo globale per salvare i nostri sistemi di supporto vitale, o la salute del nostro Pianeta, da cui dipende la nostra, sarà sempre più a rischio».

Per questo il Wwf ha pubblicato un documento di raccomandazioni per un esito positivo della COP15.ed evidenzia che «La quantità di natura sta diminuendo ad un tasso senza precedenti nella storia umana, con un milione di specie ora minacciate di estinzione».

A quanto pare, secondo un sondaggio del Panda, stiamo diventando sempre più consapevoli di questa crisi: «La quantità di persone allarmate dalla rapida perdita di natura nei principali hotspot globali di biodiversità è salita a quasi il 60%, con un aumento del 10% dal 2018. Inoltre, per l’81% degli intervistati, la perdita di natura e il cambiamento climatico sono tra le questioni politiche più importanti da affrontare».

Il sondaggio, che riporta interviste a più di 9.200 persone in regioni con tassi disastrosi di perdita di biodiversità, ha rilevato che «Le persone percepiscono come più importanti e determinanti le azioni intraprese a livello politico e sistemico di quanto non siano  quelle realizzate dai singoli consumatori».

Il Wwf sarà alla COP15 Cbd di Montreal per chiedere ai governi di «Adottare un accordo in stile “Parigi”, in grado di guidare un’azione immediata per arrestare e invertire la perdita di biodiversità e raggiungere un mondo nature-positive entro il 2030. Ciò significa avere più natura alla fine del decennio di quanta ne abbiamo adesso».

Fino ad Oggi, più di 90 leader mondiali (compreso l’allora presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte) hanno sottoscritto il Leaders’ Pledge for Nature, impegnandosi a invertire la perdita di biodiversità entro il 2030. Ma Marco Lambertini, Direttore Generale del Wwf International, ricorda che «La biodiversità sta crollando a ritmi allarmanti. Abbiamo perso la metà dei coralli d’acqua calda del mondo e foreste delle dimensioni di circa un campo da calcio svaniscono ogni due secondi. Le popolazioni monitorate di fauna selvatica hanno subito in media un calo di due terzi a livello globale in meno di 50 anni. Il futuro della natura è sul filo del rasoio. Ma la natura è resiliente e con un forte accordo globale che guidi un’azione urgente può riprendersi. Il fallimento alla COP15 non è un’opzione contemplabile: ci esporrebbe a un rischio maggiore di pandemie, aggraverebbe il cambiamento climatico rendendo impossibile limitare il riscaldamento globale a 1,5°C e arresterebbe la crescita economica, lasciando le persone più povere ancora più vulnerabili all’insicurezza alimentare e idrica. Per affrontare la crisi della natura, i governi devono concordare un obiettivo nature-positive che unisca tutti nel proteggere la natura rimasta sul pianeta, ripristinando il più possibile e trasformando i nostri settori produttivi affinché lavorino con la natura, non contro di essa. Dopo tante parole, i leader a Montreal dovranno mantenere le promesse fatte a noi e al pianeta».

I negoziati per il post-2020 global biodiversity framework sono allo stadio finale faticosamente raggiunto dopo un lungo percorso durato 4 anni e che ha visto numerosi ritardi a causa della pandemia di Covid-19 che ha costretto anche a spostare la fase finale della COP15 da Kunming, in Cina, a Montreal.

Per Isabella Pratesi, direttrice programma conservazione del Wwf Italia, «I leader devono affermare forte e chiaro che la crisi della natura può e deve essere affrontata contestualmente alle attuali esigenze socio-economiche, anch’esse urgenti. Devono incaricare i ministri e negoziatori di tradurre gli impegni presi finora in obiettivi ambiziosi durante i negoziati, impegnandosi a trovare un terreno comune su questioni delicate come i finanziamenti. Nel 2020 abbiamo toccato con mano i risultati devastanti del fallimento nel raggiungere gli “Obiettivi di Aichi” del decennio 2010-2020, il secondo in cui il mondo non è riuscito a raggiungere alcun obiettivo globale sulla biodiversità. Non possiamo permetterci di buttare un altro decennio, lasciando la porta aperta all’inadempienza dei governi e alla sofferenza umana. Ciò significa che i negoziatori devono sedersi al tavolo pronti a sottoscrivere un accordo chiaro che fornisca i finanziamenti necessari – con i Paesi sviluppati che sostengono gli sforzi di conservazione dei Paesi in via di sviluppo – e un forte meccanismo di attuazione e monitoraggio per garantire l’implementazione del nuovo quadro globale per la biodiversità e dei suoi obiettivi».

Il Wwf sottolinea come «Un forte meccanismo di attuazione, che richieda ai Paesi di rivedere i progressi rispetto agli obiettivi e aumentare l’azione laddove necessario, sia un elemento essenziale del nuovo accordo, al fine di garantire un’azione reale sul campo».