World oceans day: proteggere le fondamenta della vita (VIDEO)

Pianeta Oceano: le maree stanno cambiando. Istituire aree marine protette nel 30% degli oceani e dei mari

[8 Giugno 2023]

L’oceano copre oltre il 70% del pianeta Terra, è la nostra fonte di vita che per l’umanità e di ogni altro organismo sulla Terra. Cone evidenzia l’United Nations environment programme (Unep) in occasione del World ocean day che si celebra oggi: «L’oceano produce almeno il 50% dell’ossigeno del pianeta, ospita la maggior parte della biodiversità terrestre ed è la principale fonte di proteine ​​per oltre un miliardo di persone in tutto il mondo. Per non parlare del fatto che l’oceano è fondamentale per la nostra economia con circa 40 milioni di persone che saranno impiegate nelle industrie oceaniche entro il 2030».

Ma, nonostante tutti questi benefici che ci fornisce, l’oceano o deve essere difeso dalla stessa umanità che sostiene: «Con il 90% delle popolazioni di grandi pesci impoverito e il 50% delle barriere coralline distrutte, stiamo prelevando dall’oceano più di quanto possa essere reintegrato – denuncia l’Unep – Dobbiamo lavorare insieme per creare un nuovo equilibrio con l’oceano che non esaurisca più la sua generosità ma invece ripristini la sua vitalità e gli porti nuova vita».

E il teama del World ocean day di quest’anno è

“Planet Ocean: tides are changing” per sottolineare il cambiamento in corso, il movimento globale che sta unendo le forze con decisori politici, leader indigeni, scienziati, business leader, società civile, celebrità e giovani attivisti per mettere l’oceano al primo posto .

Il segretario generale dell’Onu, António Guterres ha chiesto «Una maggiore azione per proteggere gli oceani. L’oceano è il fondamento della vita. Fornisce l’aria che respiriamo e il cibo che mangiamo. Regola il nostro tempo meteorologico e il clima. L’oceano è il più grande serbatoio di biodiversità del nostro pianeta. Oltre a questi benefici, l’oceano produce anche risorse che sostengono le comunità, la prosperità e la salute. In tutto il mondo, più di un miliardo di persone fanno affidamento sul pesce come principale fonte di proteine. Dovremmo essere i migliori amici dell’oceano. Ma in questo momento, l’umanità è il suo peggior nemico».

E guterres ha portato le prove di questa inamicizia suicida: «Il cambiamento climatico indotto dall’uomo sta riscaldando il pianeta, interrompendo i modelli meteorologici e le correnti oceaniche e alterando gli ecosistemi marini e le specie che ci vivono. La biodiversità marina è anche sotto attacco a causa della pesca eccessiva, dello sfruttamento eccessivo e dell’acidificazione degli oceani, gli stock ittici si stanno esaurendo e le acque costiere sono state inquinate da sostanze chimiche, plastica e rifiuti umani».

Ma il capo dell’Onu ha voluto lanciare un messaggio di speranza e fiducia: «La Giornata mondiale degli oceani di quest’anno ci ricorda che le maree stanno cambiando. Lo scorso dicembre i paesi hanno adottato un ambizioso obiettivo globale per conservare e gestire il 30% della terraferma, delle aree marine e costiere entro la fine del decennio. L’anno scorso ha visto anche un accordo storico sui sussidi alla pesca e l’United Nations Ocean Conference a Lisbona, in Portogallo, dove il mondo ha accettato di speremere per un’azione più positiva. Sono attualmente in corso negoziati per un trattato globale e legalmente vincolante per porre fine all’inquinamento da plastica e, a marzo, i Paesi hanno concordato lo storico High Seas Treaty sulla conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità marina nelle aree al di fuori della giurisdizione nazionale».

Guterres ha però ricordato che «Realizzare la grande promessa di queste iniziative richiede un impegno collettivo. In questa Giornata mondiale degli oceani continuiamo a spingere per agire. Oggi e ogni giorno, mettiamo l’oceano al primo posto».

Anche la Fao ha evidenziato che «Oggi non c’è un solo problema globale – che sia il cambiamento climatico, la sicurezza alimentare o la povertà – che possa essere risolto senza considerare l’oceano come parte della soluzione. L’oceano è già la principale fonte di proteine ​​per oltre un miliardo di persone in tutto il mondo e offre molte opportunità per aiutare a nutrire la crescente popolazione globale».

Manuel Barange, direttore delle politiche e delle risorse della pesca e dell’acquacoltura della Fao ha sottolineato il rapido sviluppo dell’allevamento di pesci e di piante acquatiche: «L’acquacoltura è stato il sistema di produzione alimentare in più rapida crescita negli ultimi cinquant’anni, da praticamente zero che era 30 o 40 anni fa, a oggi che ha praticamente la stessa produzione della pesca di cattura. Prevediamo che l’acquacoltura crescerà di circa il 25% da qui alla fine di questo decennio».

La Fao guida la Blue Transformation Initiative che promuove gli alimenti acquatici come parte della soluzione alla fame e alla malnutrizione e punta  garantire che la pesca sia gestita in modo efficace e sostenibile e che la catena del valore degli alimenti acquatici sia trasparente per il consumatore.

Barange sottolinea che «Anche i consumatori hanno un ruolo significativo da svolgere nel garantire che la Blue Transformation sia attuata e che, di conseguenza, le risorse acquatiche siano più sostenibili ed efficaci. Dobbiamo assicurarci di educare il consumatore, perché c’è molta disinformazione e incomprensione quando si tratta di questioni di pesca e acquacoltura. Non siamo molto bravi a comunicare le storie belle, solo quelle brutte. Quindi, educare il consumatore è importante. Il consumatore deve anche esigere che ciò che consuma sia sano e sostenibile e, per questo, deve essere posta maggiore enfasi sulla trasparenza nella catena del valore degli alimenti acquatici. E’ anche importante che il consumatore si renda conto che mentre il cambiamento climatico inizia davvero a mordere ea cambiare i sistemi alimentari acquatici, dobbiamo essere preparati a tali cambiamenti. Dico sempre che bisogna mangiare il pesce del giorno, non quello di ieri».

Barange conclude: «Le persone fanno parte dell’ambiente oceanico, a livello globale circa 600 milioni di persone dipendono dalla pesca e dall’acquacoltura. Circa il 90% di loro vive nel sud del mondo e molti in comunità dove hanno pochissime alternative per il loro sostentamento e per il loro cibo rispetto all’oceano, ai fiumi e ai laghi. Non sono solo utenti dell’oceano, fanno parte dell’ambiente oceanico, un’altra specie con un ciclo di vita che si basa sull’oceano. ‘Dobbiamo anche trovare soluzioni che funzionino su larga scala. E per far funzionare queste soluzioni si devono portare i players  al tavolo per d farli diventare gli steward di cui abbiamo bisogno. Senza l’oceano, i fiumi ei laghi, non affronteremo efficacemente i problemi della povertà, della malnutrizione, della sicurezza alimentare e del cambiamento climatico. Abbiamo bisogno che intorno al tavolo ci siano le comunità che dipendono dall’oceano».

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  • World Oceans Day 2023 (8 June) - United Nations Secretary-General