Via libera di Trump all’esplorazione petrolifera dell’Arctic Refuge. A rischio clima, caribù, orsi polari e altre specie uniche

Gli ambientalisti Usa: altro catastrofico fallimento di Trump come leader

[18 Agosto 2020]

Il Dipartimento degli interni Usa ha approvato un piano che consente la ricerca di petrolio e gas nella pianura costiera dell’Arctic National Wildlife Refuge, un’area di circa 600.000 ettari sulla costa nord dell’Alaska.

Annunciando la decisione, il Segretario agli interni David Bernhardt ha detto che «Il Congresso ci ha incaricato di vendere lotti nella pianura costiera dell’Alaska Wildlife Refuge e abbiamo compiuto un passo importante verso l’adempimento del nostro impegno determinando dove e in quali condizioni si svolgerà il progetto petrolifero e del gas».

Il Congresso ha approvato il progetto nel 2017, quando era ancora a maggioranza repubblicana, e nel dicembre 2018 il Bureau of Land Management del Dipartimento degli interni ha stabilito che l’esplorazione degli idrocarburi essere effettuata senza danneggiare la fauna selvatica.

Oltre ai petrolieri, tra i pochi a esultare c’è il governatore repubblicano dell’Alaska Mike Dunleavy che ha affermato che «L’annuncio di oggi è un momento storico nel viaggio di 40 anni verso lo sviluppo responsabile delle risorse energetiche del nostro Stato e della nostra nazione, un passo decisivo nella direzione di corretto per sviluppare il potenziale energetico di questa regione», che Dunleavy calcola tra 4.300 milioni e 11.800 milioni di barili di petrolio.

Non la pensano assolutamente così gli ambientalisti statunitensi, a cominciare da Lena Moffitt direttrice della campagne Our Wild America di Sierra Club che ha spiegato: «La presunta revisione intrapresa dall’amministrazione Trump è stata fin dal principio uno spudorato inganno, una svendita dell’Arctic Refuge. Ci vedremo in tribunale».

Adam Kolton, direttore esecutivo dell’Alaska Wilderness League, ha ricordato che «Il nostro clima è in crisi, i prezzi del petrolio sono in calo e le banche si rifiutano di finanziare progetti nell’Artico. Eppure l’amministrazione Trump continua a fare passi da gigante cercando di rovinare l’ultimo grande rifugio per la fauna selvatica rimasto nella nostra nazione, mettendo in pericolo le popolazioni indigene e la fauna selvatica che dipendono da esso».

Per Sierra Club la decisione del Dipartimento degli interni minimizza o altera i dati forniti dagli scienziati dello stessi Dipartimento «Con l’intento di accelerare il procedimento e giustificare l’esplorazione petrolifera in uno degli ultimi luoghi intatti dell’America. Quando i repubblicani del Congresso hanno insistito per riaprire l’Arctic Refuge alle trivellazioni nell’ambito del 2017 tax bill, dissero che il suo sfruttamento avrebbe reso un miliardo di dollari di entrate, una cifra che era già discutibile anche prima del caos nel mercato petrolifero di quest’anno. Nell’ultimo anno 5 banche statunitensi – Goldman Sachs, Wells Fargo, Chase, Citi e Morgan Stanley— hanno riconosciuto che le esplorazioni nell’Artico sono un cattivo investimento e si sono unite a più di 20 istituti finanziari di tutto il mondo per aggiornare le loro politiche di investimento per escludere il finanziamento delle trivellazioni in quella regione, compreso l’Arctic Refuge

Tim Donaghy, senior research specialist di Greenpeace Usa, conclude: «Con ogni sua mossa, l’amministrazione Trump sta alimentando la crisi climatica. Dato che la domanda di petrolio precipita e gli impatti climatici provocano il caos in tutto il mondo, aprire l’Arctic National Wildlife Refuge alle compagnie dei combustibili fossili non ha senso. Se Trump si preoccupasse davvero di creare posti di lavoro, investirebbe nella crescente economia delle energie rinnovabili e inizierebbe una giusta transizione dal petrolio e dal gas. In realtà, gli interessa solo dare elemosine ai miliardari. Gli amministratori delegati del petrolio sanno che se si può aprire l’Arctic Refuge alla trivellazione petrolifera – che ha sostenuto le comunità native dell’Alaska per millenni e ospita orsi polari, caribù e molte altre specie uniche – nessun posto è vietato. Ma se vogliamo avere una possibilità di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius delineato nell’Accordo di Parigi, gli scienziati sono chiari: il 100% del petrolio e del gas artico deve rimanere nel sottosuolo. Questa decisione è un altro segno del catastrofico fallimento di Trump come leader».