Ungulati in Toscana, applausi e dubbi sul piano di contenimento annunciato dalla Regione

[10 Settembre 2015]

Contro la crescita incontrollata degli ungulati, come cinghiali e caprioli, la Regione Toscana mette in campo una legge ad hoc. «Interverremo subito – ha illustrato ieri in Consiglio regionale l’assessore all’Agricoltura, Marco Remaschi – con un articolato di legge che la giunta, mettendo insieme una serie di provvedimenti, predisporrà nelle prossime settimane e che poi affiderà al consiglio per la discussione perché si arrivi in tempi rapidi a una gestione faunistico venatoria che tuteli concretamente l’agricoltura e l’equilibrio ambientale del nostro territorio e riconduca la situazione alla normalità cioè all’interno della media nazionale. Oggi in Toscana assistiamo a un fenomeno ungulati stimato 4 volte superiore alla media nazionale. Non è accettabile».

La soluzione individuata dalla Regione passa dall’appoggio del ministero dell’Ambiente e dall’Ispra, enti ieri entrambi presenti all’annuncio di Remaschi nelle persone rispettivamente del sottosegretario Silvia Velo e del direttore Stefano La Porta. La Regione, grazie alla nuova normativa, potrà avere la gestione diretta in questo ambito, dove oggi la legge 157 del ’92 risulta datata, grazie anche all’attivazione di un nuovo rapporto con Ispra, centrato sulla massima collaborazione fra le istituzioni.

All’annuncio hanno risposto con entusiasmo inanime gli agricoltori. «Dopo anni di lavoro svolto dalla Cia in questa direzione, è un passo in avanti», hanno dichiarato dalla Confederazione toscana, e anche Coldiretti (con il presidente per la Provincia di Pisa, Fabrizio Filippi) sostiene che «la Regione Toscana  sta andando nella direzione da noi più volte sostenuta che è quella di un ridimensionamento attraverso abbattimenti straordinari ed interventi mirati nei parchi e nelle aree di rispetto venatorio dove i cinghiali proliferano senza nessun controllo. Il piano paventato dall’assessore ci sembra, sulla carta – precisa Filippi – un piano adeguato».

L’ordine del giorno collegato al piano, votato ieri in Consiglio regionale, è intanto passato a maggioranza (Partito Democratico, Lega Nord, Forza Italia), ma il gruppo consiliare di Sì Toscana a Sinistra, con i consiglieri Sarti e Fattori, ha espresso la propria contrarietà.

«È contraddittorio affidare ai cacciatori la risoluzione del problema, c’è un conflitto d’interessi – ha osservato Paolo Sarti –  Questa emergenza esiste da anni e la causa principale è stato il lasciar fare ai cacciatori tutto quello che volevano, come l’introduzione di esemplari dall’est Europa, che hanno soppiantato per la loro prolificità i cinghiali autoctoni, e la pasturazione nei periodi invernali, con conseguente aumento ulteriore della popolazione. La Toscana ha uno dei calendari venatori più ampi di tutta Italia e ciò non è servito a contenere il sovrappopolamento.

Le ricerche scientifiche più aggiornate dimostrano, infatti, proprio il contrario, che la caccia non è un rimedio efficace per contrastare i danni dei cinghiali all’agricoltura, anzi, la perdita della sincronizzazione dell’estro e l’aumento della fecondità, può essere considerata come una causa dei danni stessi. Metodi alternativi, quali recinzioni elettriche e il controllo della fertilità della fauna selvatica, sembrano invece essere molto efficaci». Parole, queste ultime, riprese per filo e per segno dalla posizione espressa giorni fa da Legambiente Valdera e Wwf Alta Toscana; gli ambientalisti, al contrario degli agricoltori, ancora non hanno preso posizione nel dibattito acceso dalla Regione, ma quanto già espresso dà un’idea abbastanza chiara del giudizio sul piano regionale.