Trovato un calamaro a -6.212 metri. Finora mai visto uno così in profondità (VIDEO)

Gli scienziati cercavano un relitto di una nave da guerra e invece hanno individuato un calamaro magnapinna

[12 Gennaio 2022]

Quando il team di esploratori sottomarini Caladan Oceanic ha completato l’immersione più profonda mai realizzata sul relitto della USS Johnston, una nave da guerra affondata durante un’intensa battaglia navale nel 1944, trovandola ben conservata, con i suoi cannoni ancora puntati in direzione del nemico, la  notizia ha fatto il giro del mondo. Ma pochi giorni prima, cercando quel relitto, il sommergibile del team aveva effettuato un’altra immersione in profondità trovando qualcosa di ancor più eccezionale e che  Alan Jamieson del Minderoo-UWA Deep-Sea Research Centre, School of Biological Sciences and Oceans Institute dell’University of Western Australia e  Michael Vecchione del NOAA National Systematics Laboratory del National Museum of Natural History di  Washington hanno illustrato nello studio “Hadal cephalopods: first squid observation (Oegopsida, Magnapinnidae, Magnapinna sp.) and new records of finned octopods (Cirrata) at depths > 6000 m in the Philippine Trench” pubblicato su Marine Biology.

Come racconta Chris Baraniuk su Hakai Magazine, quando sono arrivate le riprese dell’immersione “fallita”, Jamieson ha scorso il filmato un fotogramma dopo l’altro, alla ricerca di qualsiasi cosa potesse essere interessante. Sembrava che il sommergibile per due persone, pilotato da Victor Vescovo, l’investitore americano che ha fondato Caladan Oceanic, sembrava avesse visto solo fango durante il  suo lungo viaggio attraverso la Fossa delle Filippine, a 6.200 metri sotto la superficie dell’Oceano Pacifico. Ma poi, solo per pochi secondi, nel video è comparso qualcosa di strano si è mosso in lontananza. Jamieson è ritornato indietro nel filmato e ha riprodotto più volte la breve sequenza. Sollo schermo, nella luce dei fari del sommergibile, c’era una forma confusa ma riconoscibile: un calamaro che si stava spostando appena sopra il fondale marino un chilometro e mezzo più in profondità di qulunque calamaro mai visto prima.

Jamieson ha estratto subito una clip della sequenza e alcune immagini fisse e le ha inviate a Mike Vecchione, uno zoologo della Smithsonian Institution che ha subito riconosciuto un magnapinnide, conosciuto anche come calamaro pinna grossa, per via delle grandi pinne che sporgono dai loro mantelli. I magnapinnidi sono tra i calamari più misteriosi del mondo e Vecchione ha detto in un’intervista ad Hakai che «Sono davvero strani. Vanno alla deriva con i tentacoli distesi e queste estensioni molto lunghe, magre, simili a spaghetti, penzolano sotto di loro». Le ventose microscopiche presenti su quei filamenti consentono ai calamari magnapinnidi di catturare le loro prede.

Ma il calamaro scoperto da Jamieson e Vecchione nel filmato a 6.212 metri sotto la superficie dell’oceano è piccolo: i due scienziati stimano che il suo mantello misurasse 10 centimetri di lunghezza, circa un terzo delle dimensioni del magnapinnide più grande conosciuto. E le estensioni tipicamente lunghe osservate su altri magnapinnidi non si vedevano in nessuna parte nel video. Secondo Vecchione, «Questo potrebbe significare che questo calamaro pinna grossa fosse un giovane».

Bruce Robison, un ecologo delle acque profonde del Monterey Bay Aquarium Research Institute ha detto a Baraniuk che «La scoperta è affascinante per quello che implica. I calamari, essendo predatori al top, fanno affidamento su una complessa rete ecologica, quindi trovare un calamaro a queste profondità suggerisce che laggiù da qualche ci devono essere molte altre forme di vita per sostenerlo. Se i calamari pinna grossa vivono comunemente in quella parte dell’oceano durante vari stadi della vita, questo potrebbe renderli vulnerabili a determinate attività umane. I pennacchi di sedimenti e l’estrazione mineraria sul fondale marino potrebbero avere un impatto reale su queste popolazioni».

E Jamieson  ha avuto le stesse preoccupazioni quando ha visionato il filmato del relitto della USS Johnston: sebbene la trincea scavata sul fondale marino dalla chiglia della nave affondata risalisse a  77 anni prima, il biologo australiano fa notare che «Sembra che sia caduta ieri».  Ci sono segni di vita marina nei sedimenti vicini al relitto, ma non all’interno del solco creato dall’affondamento della nave da guerra, suggerendo che «Quando il fondale marino a tali profondità è disturbato, come sarebbe durante le operazioni minerarie, può respingere gli organismi marini per decenni». E Jamieson aggiunge che «Trovare un calamaro così in profondità suggerisce che c’è molto da proteggere in questi luoghi poco conosciuti. Per esempio, cerco sempre di sfidare la percezione che le parti più profonde dell’oceano siano prive di vita».

Non è la prima volta che Jamieson e Vecchione documentano una specie a profondità straordinarie. Nel maggio 2020 hanno pubblicato su Marine Biology lo studio “First in situ observation of Cephalopoda at hadal depths (Octopoda: Opisthoteuthidae: Grimpoteuthis sp.)” che illustra, sempre nella Fossa delle Filippine,  l’avvistamento di un polpo a 10.000 metri di profondità, un record per creature così complesse.

E Jamieson rivela ad Hakai Magazine che «Abbiamo visto la medusa più profonda di sempre» e che ora sta lavorando allo studio che descriverà formalmente anche questa scoperta su un ambiente che conosciamo meno della Luna, che credevamo ostile e sterile e che invece sembra ospitare una varietà di specie affascinanti.

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