Trovata carcassa di tartaruga: era Goccia, curata e liberata 10 giorni prima

[26 Agosto 2015]

Venerdì 14 agosto il viaggio della tartaruga Caretta caretta Goccia si è fermato nelle acque antistanti Porto Santo Stefano (GR) quando un diportista, notando la carcassa della tartaruga ormai morta galleggiare, l’ha recuperata e si è prontamente attivato avvisando il Settore Mare di ARPAT, grazie ai riferimenti telefonici riportati sul tag satellitare ancorato sul carapace della tartaruga.

La liberazione della tartaruga Goccia, avvenuta appena 10 giorni prima, il 4 agosto, a nord delle secche della Meloria a Livorno, era stata organizzata dall’Acquario di Livorno ed ARPAT, con la collaborazione della Capitaneria di Porto di Livorno e del Nucleo Sommozzatori Guardia Costiera di Genova per il coordinamento di tutte le operazioni in mare.

La tartaruga era un esemplare giovane dal peso di 24 kg e con un carapace di 50 cm di larghezza e 55 cm di lunghezza ed era stata ritrovata da un pescatore, il 7 Dicembre 2014, nelle acque antistanti il Porto di Livorno, in una rete da pesca in evidente difficoltà ed affidata, per tutti i mesi seguenti fino datala momento del rilascio, alle cure dello staff dell’Acquario di Livorno, struttura gestita da Costa Edutainment S.p.a.

La tartaruga era rimasta intrappolata in una rete da pesca ed a causa delle apnee prolungate aveva sviluppato un’infezione polmonare dovuta all’ingresso di acqua nell’albero bronchiale; dopo le cure dello staff dell’Acquario, con il supporto dei Servizi Veterinari di Costa Edutainment S.p.A., l’esemplare aveva dimostrato un graduale costante miglioramento, confermato da esami di controllo successivi, che aveva reso possibile organizzare il rilascio in mare della tartaruga.

Goccia era stata dotata di una speciale radiotrasmittente, messo a disposizione da ARPAT, connessa al sistema satellitare ARGOS per verificarne gli spostamenti ed applicato al carapace della tartaruga dal Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, nell’ambito del progetto CARESAT coordinato dall’Università di Pisa e a supporto del monitoraggio effettuato dall’ Osservatorio Toscano della Biodiversità.

Attraverso il tag satellitare è possibile visualizzare sulla piattaforma on line di CARESAT le localizzazioni della tartaruga sulla mappa ottenute dai segnali inviati dalla radiotrasmittente ai satelliti del sistema e quindi monitorare gli spostamenti effettuati da Goccia dal momento della liberazione fino al suo ritrovamento.

Dai pochi dati trasmessi si può vedere che ha navigato lungo la costa ma il pessimo stato di conservazione della tartaruga al momento del ritrovamento fa presupporre che l’esemplare fosse già deceduto da giorni.

La carcassa dell’esemplare, dopo la fondamentale segnalazione del Sig. Andrea Carlo Cavina, è stata recuperata dal Centro di Recupero tartarughe di Grosseto e trasportata successivamente da ARPAT all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana (IZSLT)-sezione di Pisa; qui è stato rimosso il tag satellitare, saldamente adeso al carapace grazie ad una resina speciale, che è stato recuperato dall’Università di Pisa per lo spegnimento della trasmittente e la successiva analisi dei dati registrati.

I veterinari dell’IZSLT non hanno potuto eseguire la necroscopia a causa dell’avanzato stato di decomposizione: gli organi interni erano completamente liquefatti ed indistinguibili uno dall’altro.

di Arpat