Nel 2016 la Provincia di Trento ha stimato la presenza di 50-60 orsi

Trentino, l’orso e noi

«La maggiore sfida per salvaguardare gli orsi nelle Alpi è mantenere un grado di accettazione sufficiente tra la gente»

[30 Agosto 2017]

Un orso ferisce una persona, distrugge proprietà private, viene classificato “pericoloso”, quindi ne viene autorizzato l’abbattimento. Un evento che tutti vorrebbero evitare, per quanto si verifichi raramente. Ma le cose possono andare diversamente.

KJ2 è la sigla che identifica l’orsa che il 12 agosto 2017 è stata abbattuta nella Provincia autonoma di Trento. Negli ultimi due anni aveva ferito due persone ed è stata pertanto considerata un’orsa problematica. Tuttavia, se in Trentino, come anche in altre regioni alpine, sono aumentati gli incontri con orsi, spesso gravidi di conseguenze, dipende tanto da noi umani quanto dai plantigradi. Dopo che per più di un secolo in molte aree, tra cui il Nord Italia, l’orso era stato sull’orlo dell’estinzione, oggi in alcune regioni la popolazione di orsi ha ripreso a crescere. Quando nel 1999 la Provincia di Trento avviò il progetto “Life Ursus”, reintroducendo dieci orsi bruni provenienti dalle Alpi dinariche, l’obiettivo era di arrivare a una cinquantina di esemplari entro il 2030. Nel 2016 la Provincia di Trento ha stimato la presenza di 50-60 orsi.

Chi, in alcune regioni alpine, non ha ancora fatto i conti con il recente aumento della popolazione degli orsi e anche dei lupi sono gli uomini. Dopo che per generazioni abbiamo perso la consuetudine di rapportarci con i grandi predatori, dobbiamo reimparare a convivere con loro. «La maggiore sfida per salvaguardare gli orsi nelle Alpi è mantenere un grado di accettazione sufficiente tra la gente», sostiene Claudio Groff, responsabile di orsi e altri grandi predatori presso la Provincia di Trento. Le persone sanno che gli orsi possono essere pericolosi. «Il nostro compito è quello di lavorare per mitigare i conflitti futuri attraverso azioni di qualità», conclude Groff.

Qui si impone la collaborazione di diversi attori a un livello panalpino: governi, autorità, enti di ricerca e organizzazioni della società civile, associazioni venatorie e forestali. Iniziative come la piattaforma WISO “Grandi predatori e ungulati selvatici” della Convenzione delle Alpi o i progetti transfrontalieri “RowAlps” e “Life DinAlp Bear” vanno in questa direzione. Attualmente stanno elaborando linee guida per una gestione dell’orso coordinata a livello panalpino. Procedere a una mappatura comune transfrontaliera, svolgere attività di ricerca, valutare, coordinare e sensibilizzare, sono tutte azioni che favoriscono una convivenza pacifica.

di Commissione internazionale per la protezione delle Alpi (Cipra)