Riceviamo e pubblichiamo
Toscana in zona arancione, ma i cacciatori possono uscire comunque dal proprio Comune
Lipu: «L'iniziativa della Regione è del tutto fuori luogo». Wwf: «Revocare questa inaccettabile disposizione»
[7 Dicembre 2020]
Pochi giorni fa la Toscana, grazie soprattutto ai sacrifici, sia professionali che personali, fatti dai cittadini, è uscita dalla classificazione “zona rossa” per entrare in quella arancione. Una condizione che ancora non può dirsi tranquilla e che richiederà ancora cautela, senso di responsabilità, sacrifici e la più rigorosa osservanza delle norme precauzionali.
È quindi davvero sconcertante la decisione della Regione Toscana di concedere ai cacciatori la possibilità di spostarsi liberamente sul territorio regionale: nelle ATC di residenza venatoria, quindi anche in altri comuni, oltre che nelle Aziende faunistico venatorie, nei distretti di iscrizione per il prelievo degli ungulati e negli appostamenti fissi.
Ciò in spregio alle prescrizioni tese a limitare gli spostamenti sul territorio per evitare il diffondersi dell’epidemia.
Si autorizzano infatti con questo provvedimento anche forme di caccia in cui non sarà possibile evitare né assembramenti né mantenere le corrette distanze.
La pretesa giustificazione, poi, che tale attività serva per il mantenimento dell’equilibrio faunistico non trova riscontro nella scienza e nella normativa, anzi va al di là di essa.
Equilibrio faunistico è concetto generico quando invece il contenimento della fauna selvatica è selettivo (vedi art. 19 della Legge 157/92), deve essere valutato caso per caso dalle autorità scientifiche competenti (vedi Ispra), e può avvenire solo in determinate e specifiche situazioni.
L’iniziativa della Regione Toscana è del tutto fuori luogo, nonché foriera di comportamenti che potrebbero vanificare gli sforzi fin qui fatti per uscire dall’emergenza sanitaria. Emergenza che, ripetiamo, non è ancora finita.
Chiediamo quindi alla Regione Toscana da una parte il rispetto del DPCM, dei cittadini e della comunità scientifica, dall’altra di operare un salto di qualità nella gestione ambientale e della biodiversità regionale, troppo spesso esposta a scelte che hanno un senso solo nella concessione di privilegi ad una lobby.
La caccia è un’attività ludico ricreativa, con, per qualcuno, aspetti economici rilevanti, che deve essere esercitata nell’ambito di limiti e controlli. Non si possono delegare ad essa aspetti di tutela che non le competono e che dovrebbero essere esercitati in forme scientificamente e socialmente più adeguate. La Lipu, da tempo segnala la necessità di un profondo e deciso cambio di strategia in campo ambientale, da parte di tutte le forze politiche e tanto più da quelle che spesso si fanno vanto di profondo impegno nel campo. Ambiente, agricoltura e biodiversità hanno bisogno di una visione e di una presa di coscienza diversa.
di Andrea Somma per il Coordinamento Lipu Toscana
La pandemia ancora purtroppo continua la sua corsa in mezzo a noi. Grazie agli sforzi di tutti e ai risultati ottenuti, da zona rossa la Toscana passa a zona arancione e a cosa pensa subito la Regione Toscana? Incredibilmente decide di liberalizzare la caccia sul territorio. Quando ancora tutti i cittadini sono legati alla permanenza nel proprio Comune, salvo che per motivi di lavoro o necessità, i cacciatori per ordinanza regionale potranno invece uscire dal proprio Comune e muoversi su tutto l’ambito territoriale di caccia (ATC) a cui sono iscritti, cosa che equivale a potersi muovere su mezza o anche un’intera Provincia (in Toscana gli ATC sono da 1 a 3 per Provincia). Si tratta di una deliberazione che con evidenza è in contrasto con le indicazioni del DPCM relative alle regole e comportamenti da applicarsi nelle zone arancioni e, in modo altrettanto evidente, comporta una grave discriminazione fra i cittadini, per la gran parte tuttora limitati nei movimenti al proprio Comune, mentre chi ha un fucile e va a sparare agli animali nelle nostre campagne potrà tranquillamente spostarsi. Il WWF chiede alla Regione Toscana di voler urgentemente revocare questa inaccettabile disposizione e si rivolgerà al Presidente del Consiglio dei Ministri per chiedere il rispetto delle norme a tutela di tutti dalla possibile aumentata diffusione del coronavirus a seguito di movimenti di persone sul nostro territorio che non ci dovrebbero attualmente essere (e si parla non di poca cosa, essendo i cacciatori toscani più di 80.000), a tutela dell’ambiente e a tutela del principio di uguaglianza fra i cittadini.
di Roberto Marini, delegato regionale del Wwf per la Toscana