Sull’ascensore per l’estinzione: nelle Highlands scozzesi stanno scomparendo le piante artico-alpine

Ma nei Cairngorms scoperti due funghi che si pensava vivessero solo nell’Artico e in Antartide

[15 Luglio 2022]

Era già noto che nelle Highlands scozzesi i cambiamenti climatici  stanno spingendo sempre più verso l’alto, alla ricerca di un clima più fresco, alcune rare piante artico-alpine.  Lo studio  “Riding the elevator to extinction: Disjunct arctic-alpine plants of open habitats decline as their more competitive neighbours expand”, pubblicato su Biological Conservation da un team di ricercatori delle università di Stirling ed Exeter e del National Trust for Scotland NTS), ha scoperto che, se non si ingterviene,  sulle pendici della catena del Ben Lawers la perla delle nevi (Sagina nivalis), sassifraga incurvata (Saxifraga cernua) e sandwort di montagna (Sabulina rubella), si estingueranno presto,

All’università di di Stirling evidenziano che «Il tasso di declino della perla delle nevi – 66% dalla metà degli anni ’90 – ha portato la the Botanical Society of Britain and Ireland (BSBI) a spostarla dallo stato di minaccia “vulnerabile” per la conservazione a “minacciato”». La BsBI ha sottolineato che «E’ la prima pianta “vascolare” – un raggruppamento che include piante da fiore e felci – a essere messa in pericolo a causa del cambiamento climatico». Il nuovo studio ha rilevato che la sassifraga incurvata e il sandwort di montagna sono entrambi diminuiti di oltre il 50%.

La principale autrice dello studio, Sarah Watts, della Facoltà di scienze naturali dell’università di Stirling e dell’NTS – che è anche co-autrice del recente studio “Population dynamics and life history of the rare arctic-alpine plant Sagina nivalis (Caryophyllaceae) on the Ben Lawers range, Scotland, UK” pubblicato su British and Irish Botany – ha passato 12 anni a monitorare 10 specie rare che crescono sul Ben Lawers insieme allo staff e ai volontari dell’NTS, aggiungendo altre preziose informazioni a un dataset che risale a 40 anni fa. E proprio la Watts ha rivelato che «La nostra ricerca segnala una rapida perdita di biodiversità in atto in questo momento, il che significa che, se sarà consentito continuare su questa traiettoria accelerata, a causa del cambiamento climatico, assisteremo all’estinzione di specie come queste. Quello che stiamo vedendo qui è la contrazione dell’areale, dove le specie che crescono in luoghi freddi, a nord e in alta quota, si stanno spostando più a nord e più in alto in montagna. Ma a un certo punto, non avranno altro da fare e scompariranno. Ad esempio, la sassifraga incurvata si trova ora a soli 50 metri dalla cima del Ben Lawers».

Inoltre, la Watts ha ricordato che «L’aumento globale della temperatura dovuto al cambiamento climatico ha portato le specie di pianura a colonizzare le aree montuose e a competere con le piante di montagna, riducendo l’area in cui possono crescere. E la perdita del manto nevoso a causa del cambiamento climatico ha anche rimosso la protezione delle piante dal gelo-disgelo, che provoca frane e valanghe, destabilizzando l’habitat artico-alpino».

Alistair Jump, preside della Facoltà di scienze naturali e capo del Global Change Ecology Research Group dell’università di Stirling, ha sottolineato che «Nel contesto dell’interazione tra cambiamento climatico e crisi della biodiversità, questa ricerca ha preoccupanti implicazioni globali. Dimostra che le popolazioni vegetali artico-alpine di bassa latitudine, già situate alle massime elevazioni locali, sono effettivamente in via di estinzione: affrontiamo la loro perdita dalle nostre montagne perché non c’è più terreno più in alto dove ritirarsi, mentre le temperature continuano a salire. La flora di montagna in declino che abbiamo studiato funziona come un canarino nella miniera di carbone per l’escalation dei cambiamenti climatici e indica minacce più ampie alla biodiversità nei prossimi decenni».

Con i suoi 1.214 metri, il Ben Lawers è la decima vetta più alta della Gran Bretagna ed è ricca di suoli alcalini, il che lo rende un paradiso per le piante rare. La Watts ricorda che «Il Ben Lawers è il sito più meridionale d’Europa dove cresce la perla delle nevi e l’unico in Gran Bretagna. Altrove, si trova nell’Artico e nella Scandinavia settentrionale, in luoghi come le Svalbard. I siti di avamposti di montagna come il Ben Lawers, ai margini dell’areale globale delle piante artico-alpine, sono hot spot di biodiversità unici. Queste piante hanno un alto valore culturale e di ispirazione e possono avere variazioni genetiche uniche che andranno perse per sempre quando scompariranno. Lo sviluppo di collezioni di conservazione delle piante ex situ di queste specie minacciate, in collaborazione con esperti orticoltori che lavorano nei giardini botanici, sarà di fondamentale importanza per preservare le popolazioni delle Highland scozzesi prima che si estinguano in natura. Queste raccolte ci permetterebbero anche di condurre ulteriori ricerche sui fattori che influenzano la sopravvivenza o il declino delle piante e potrebbero essere utilizzate in futuro per traslocazioni e migrazioni assistite verso habitat montani più adatti».

Ma mentre i ricercatori si preoccupavano della prossima estinzione delle piante artico-alpine, sempre dalle Highlands scozzesi, sui Cairngorms, è arrivata una grossa sorpresa. Sono state trovate due specie di funghi che non si pend<sava vivessero su quelle montagne: l‘Amanita groenlandica, una specie artica con un areale che si pensava finora limitato alla Groenlandia e ai territori circumpolari, con la Scandinavia come sito più meridionale, e l’Acrodontium antarcticum è un fungo originariamente descritto addirittura in Antartide.

Questi funghi rari, evidentemente sono favoriti dall’habitat unico dei Cairngorms scozzesi, un territorio di importanza internazionale che, grazie alla sua altitudine e distanza dal mare, sperimenta un clima eccezionalmente freddo e nevoso ed ospita le specie più interessanti di vegetazione artico-alpina che si trovano nel Regno Unito.

La scoperta dei funghi che finora si credeva vivessero solo intorno ai Poli è stata realizzata grazie a una collaborazione unica tra gli appassionati di montagna, gli scienziati del James Hutton Institute e gli esperti di Plantlife. Proprio a Plantlife  dicono che questo «Ci sta aiutando a capire le pressioni dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento atmosferico su questo habitat in rapida evoluzione. La nostra conoscenza della stretta connessione tra piante e funghi significa che i dati raccolti possono essere utilizzati per dare priorità agli habitat per la conservazione e il ripristino e fornire una baseline rispetto alla quale monitorare gli effetti del cambiamento climatico e ambientale».

Nell’estate del 2021 un team di escursionisti ha raccolto 219 campioni di suolo a varie altitudini da 55 dei 58 Munro del Cairngorms National Park della Scozia e dagli scienziati del James Hutton Institute di Aberdeen  hanno estratto il DNA dal suolo e lo hanno sequenziato, ottenendo oltre 17.000 record di 2748 specie fungine in soli 3 mesi.

Plantlife  evidenzia che «Altre scoperte degne di nota includono l’indimenticabile fungo “Strangler” (Squamanita contortipes), considerato molto raro, con un solo record precedente nel Regno Unito dagli anni ’50, fino a studi recenti: il suo nome deriva dalla sua capacità parassitaria di impossessarsi di altri funghi . Mentre è stata scoperta anche un’altra specie del genere ” Squamanita ” precedentemente sconosciuta alla scienza. Anche il vivace e colorato fungo Violet Coral è stato trovato anche nelle praterie alpine su due Munro. Questa specie è uno dei funghi delle praterie più rari del Regno Unito e funge da importante indicatore di praterie non gestite: un paesaggio minacciato ma di grande valore in Scozia che ospita più specie di qualsiasi altro e immagazzina 1/3 del carbonio terrestre del mondo: una soluzione naturale nella crisi climatica.

Keilidh Ewan, project manager di Plantlife, ha ricordato che «Ci sono più organismi viventi in un solo cucchiaino di suolo che persone sul pianeta, e la biodiversità del suolo ha un ruolo estremamente importante da svolgere nel funzionamento degli ecosistemi. L’incontro di ricercatori, ambientalisti e comunità locale ha permesso di scoprire alcune specie selvatiche e meravigliose e ha creato fondamenta basate sull’evidenza rispetto alle quali è possibile monitorare gli effetti del cambiamento climatico e ambientale in futuro. Questo ci sta aiutando a comprendere le minacce che questo fragile habitat sta affrontando e, in definitiva, più comprendiamo, meglio possiamo proteggere questi luoghi tanto amati per il futuro».

Andrea Britton, del James Hutton Institute, ha aggiunto: «I funghi sono di fondamentale importanza per il funzionamento dei nostri ecosistemi alpini, ma poiché sono per lo più nascosti sotto terra e poiché gli ecosistemi alpini sono remoti e di difficile accesso, sappiamo molto poco del distribuzione e diversità dei funghi in questo habitat iconico. Grazie al duro lavoro di volontari e scienziati che si sono uniti, i dati di questo sondaggio si aggiungeranno in modo significativo alla nostra conoscenza di questo gruppo vitale e possono essere utilizzati per iniziare a identificare quali habitat e luoghi sono particolarmente importanti per la conservazione della diversità fungina».

Anche Plantlife come il National Trust for Scotland evidenzia che «Molte delle specie alpine scozzesi vivono già ai margini del loro areale naturale senza nessun altro posto dove andare in un territorio che si sta riscaldando rapidamente e queste sono le specie più a rischio di estinzione». E conclude: «In ambienti difficili come questi, i funghi hanno un ruolo essenziale da svolgere nell’aiutare le piante artico-alpine a ottenere i nutrienti essenziali necessari per sopravvivere, ma si sa molto poco su di loro, quindi queste entusiasmanti scoperte scientifiche arrivano in un momento cruciale».