Squalo bianco: a rischio di estinzione un antico e prezioso abitante del Mar Mediterraneo

Rapido declino di questo superpredatore a partire dalla metà del 900

[5 Febbraio 2020]

Lo studio “Abundance and distribution of the white shark in the Mediterranean Sea”, pubblicato su Fish and Fisheries da un team di ricercatori di Sapienza Università di Roma, Stanford University, Virginia Tech University, Cnr, Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine (Irbim), Stazione zoologica Anton Dohrn, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), ha stimato per la prima volta la presenza e la distribuzione dello squalo bianco (Carcharodon carcharias) nel Mediterraneo e «I risultati, che evidenziano il drastico calo della specie negli ultimi anni».

Al Cnr sottolineano che «Non tutti sanno che lo squalo bianco popola da secoli il Mediterraneo: protagonista di numerosi racconti e celebri pellicole, il re degli squali nuota nei nostri mari e le testimonianze storiche dei suoi avvistamenti risalgono addirittura al Medioevo. Al vertice della catena alimentare marina, lo squalo bianco è una presenza indispensabile per la vita stessa dei mari; tuttavia, gli esemplari che abitano il ‘Mare Nostrum’ appartengono a una delle popolazioni meno conosciute e più minacciate al mondo, soprattutto a causa delle innumerevoli e spesso deleterie attività umane. Il drastico ridimensionamento subito negli ultimi anni ha spinto la International Union for the Conservation of Nature (IUCN) a inserirlo tra le “specie in pericolo critico” nel Mediterraneo».
Però, finora non era stata fatta nessuna stima, sia sul numero degli esemplari rispetto a un periodo di riferimento, sia sulla distribuzione di questo super-predatore nelle diverse aree del bacino del Mediterraneo.
Il nuovo studio interdisciplinare ha stimato per la prima volta l’andamento della presenza dello squalo bianco nel Mediterraneo nell’arco degli ultimi 160 anni.
Il team di ricerca, guidato da Stefano Moro del Dipartimento di biologia ambientale della Sapienza, Giovanna Jona Lasinio del Dipartimento di Scienze statistiche della Sapienza e Francesco Ferretti della Virginia Tech University, è riuscito ad ottenere questa stima utilizzando più di 700 segnalazioni di squalo bianco provenienti da fonti molto diverse tra loro. «In particolare – spiegano al Cnr – , sono stati combinati i dati provenienti da database istituzionali e dalla letteratura, sia scientifica che divulgativa, con i recenti avvistamenti. I risultati ottenuti hanno evidenziato una complessa traiettoria, caratterizzata da un progressivo incremento del numero di squali seguito da un rapido declino avvenuto a partire dalla seconda metà del Novecento».

La Jona Lasinio evidenzia che «Il decremento non si è verificato in maniera uniforme all’interno del bacino del Mediterraneo: ad esempio, nel Mediterraneo centrale si è registrata una riduzione del 52%, mentre nel Mar di Marmara ha raggiunto il 96%. Il decremento, inoltre, è accompagnato spesso da una riduzione degli spazi occupati, un segnale associato a popolazioni a rischio».
I ricercatori italiani dicono che «La ricerca ha permesso di formulare nuove ipotesi ecologiche sulla struttura della popolazione di squali bianchi del Mar Mediterraneo e su interessanti dinamiche preda-predatore che coinvolgono altre specie, in particolare il tonno rosso. Lo squalo infatti è l’animale al vertice della catena alimentare marina e non ha quindi predatori naturali (a parte l’uomo). Ciò significa che il suo ridimensionamento rischia di avere impatti disastrosi per l’intero ecosistema del bacino».

Moro conclude: «E’ stato dimostrato come la rimozione dei predatori apicali all’interno degli ecosistemi marini porti a disastrosi effetti top-down che si ripercuotono su tutta la catena trofica. Il Mediterraneo, da questo punto di vista, rappresenta un primato negativo a scala globale con più del 50% di specie di squali classificate come “minacciate” dalla IUCN a livello regionale».