Spedizione di Greenpeace scopre coralli e altre specie vulnerabili in Antartide

Gli ambientalisti: «Ora proteggiamo questo ecosistema vitale e almeno il 30% degli oceani»

[9 Marzo 2022]

Un team di ricercatori a bordo della spedizione internazionale di Greenpeace in Antartide ha documentato sul fondale marino «un’incredibile abbondanza di vita, inclusi coralli e altre specie vulnerabili» in quella che è considerata l’immersione scientifica sottomarina più meridionale della storia, a 65 gradi sud.

La spedizione è riuscita a esplorare il remoto Mare di Weddell quando il ghiaccio marino antartico ha raggiunto la minima estensione mai registrata e ora, sulla base di questa documentazione, gli scienziati chiederanno alla Commission for the Conservation of Antarctic Marine Living Resources (CCAMLR) che l’area riceva una protezione speciale.

John Hocevar, pilota del sottomarino di Greenpeace, spiega che «Il mondo profondo che abbiamo visto laggiù sarebbe normalmente coperto di ghiaccio, c’era un’incredibile abbondanza di vita. Ma ora c’è meno ghiaccio nelle acque antartiche che in qualsiasi momento registrato nella storia. Da quando è stato battuto l’ultimo record nel 2017, è scomparsa un’area di ghiaccio marino grande all’incirca le dimensioni della Svizzera. Questo ghiaccio serve a proteggere questa preziosa regione, ora abbiamo bisogno che lo facciano i governi. Abbiamo urgente bisogno di santuari oceanici nelle acque antartiche per proteggere questo ecosistema vitale dagli effetti della crisi climatica e dargli l’opportunità di riprendersi».

Susanne Lockhart, ricercatrice della  California Academy of Sciences  e scienziata leader della spedizione, ha aggiunto: «È stato incredibile vedere quanta vita ci fosse su una parte del fondale marino normalmente sigillata nell’oscurità dal ghiaccio marino per miglia in qualsiasi direzione. Siamo stati testimoni non solo di una sorprendente abbondanza di vita, ma anche di un’incredibile diversità di coralli e altre specie altamente vulnerabili. Qui, la vita marina prospera da migliaia di anni nascosta sotto il ghiaccio marino. Useremo i dati di questa immersione per chiedere che l’area sia designata come ecosistema marino vulnerabile e ottenere la protezione di cui ha urgente bisogno».

Greenpeace ricorda che «L’ultimo rapporto dell’IPCC, il gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, chiede che il 30 – 50% degli oceani del mondo sia protetto. Il rapporto afferma inoltre che il riscaldamento globale ha già causato danni e perdite irreversibili agli ecosistemi marini. L’entità e la vastità degli impatti della crisi climatica è maggiore di quanto stimato nei precedenti rapporti dell’IPCC».

La prima proposta di includere il Mare di Weddell in una vasta area marina protetta, o “santuario oceanico”, risale a quasi 10i anni fa. In passato Greenpeace ha criticato la CCAMLR per aver consentito lo sfruttamento delle acque antartiche: appena il 5% è infatti tutelato, nonostante l’impegno della stessa Commissione di creare una rete di aree marine protette entro il 2012.

Giorgia Monti, campagna mare di Greenpeace Italia, conclude: «Con la nostra spedizione rinnoviamo la richiesta di proteggere almeno il 30% degli oceani   entro il 2030. Questa settimana i governi si riuniranno alle Nazioni Unite per concordare un Trattato mondiale sugli oceani, uno strumento essenziale per creare una rete di santuari oceanici, liberi da attività umane dannose, nelle acque internazionali. Non perdiamo questa occasione per proteggere uno degli ultimi ecosistemi non ancora sovrasfruttati del pianeta».