Sinodo per l’Amazzonia: stabilire una nuova relazione con il Creato

I temi discussi: giovani protagonisti dell’ecologia integrale, difesa dell’ambiente, peccati ecologici della Chiesa e migrazioni

[9 Ottobre 2019]

Pubblichiamo la sintesi, tratta da Vatican News. dei primi giorni dei lavori della Congregazioni generali e degli interventi sull’Instrumentum Laboris per l’elaborazione del documento finale del Sinodo per l’Amazzonia in corso in Vaticano

 

2 ª Congregazione generale: “I giovani, protagonisti dell’ecologia integrale”

Greta Thunberg e il protagonismo dei giovani. In continuità con il Sinodo sui giovani del 2018, si è riflettuto sull’importanza del protagonismo giovanile nell’ecologia integrale, con l’esempio della giovane attivista svedese Greta Thunberg e dell’iniziativa “Lo sciopero per il clima”. La “opzione per i giovani”, la necessità di dialogare con loro sui temi della salvaguardia del Creato sono state richiamate più volte, insieme alla necessità di valorizzare l’impegno sociale dei ragazzi, capaci di spronare la Chiesa ad essere profetica in questo ambito. Il cuore giovane – si è detto – vuole costruire un mondo migliore, perché la generazione dei giovani rappresenta una Dottrina sociale in movimento. Più di tanti altri, i ragazzi oggi avvertono l’esigenza di stabilire una nuova relazione con il Creato, una relazione che non sia di tipo predatorio, ma che sia attenta alle sofferenze del pianeta. Per questo, il tema ambientale – a carattere anche ecumenico ed interreligioso – va colto dalla Chiesa come una sfida in positivo, come un’esortazione a dialogare con i giovani, aiutandoli nel giusto discernimento affinché il loro impegno per la salvaguardia del Creato non sia solo uno slogan “verde e alla moda”, ma diventi davvero una questione di vita o di morte, per l’uomo e per il pianeta.

Tutela delle falde acquifere. Da alcuni Padri Sinodali, inoltre, si è levato l’appello a tutelare le falde acquifere dalle contaminazioni chimiche derivanti dalle produzioni multinazionali, affinché le popolazioni indigene possano sopravvivere conservando la cultura e seguendo nuovi cammini di evangelizzazione. Le massicce attività estrattive industriali sono state citate in più interventi in Aula, con particolare preoccupazione per gli abusi, commessi da alcune imprese, che si ripercuotono con gravi conseguenze sui popoli autoctoni. Per questo, i vescovi hanno richiamo più volte la necessità di rispettare i diritti sia umani che ambientali, perché una vera ecologia integrale richiede un nuovo equilibrio tra l’uomo e la natura.

I combustibili fossili e la questione climatica. Lo sguardo dell’Aula è andato anche alla questione climatica i cui cambiamenti stanno stravolgendo il Creato. Il clima è un bene globale, si è detto, un bene che deve essere tutelato e preservato per le prossime generazioni. È stato suggerito che si smetta di usare i combustibili fossili, soprattutto nei Paesi più industrializzati, i maggiori responsabili dell’inquinamento. In Aula si è riflettuto anche sulla necessità di superare quelle forme di colonialismo che hanno caratterizzato gran parte della missione dei secoli passati, in favore della preservazione delle identità culturali dell’Amazzonia: ogni singola cultura, infatti, dà il suo contributo alla cattolicità della Chiesa, costituita dal rispetto e dalla complementarietà. E citando San Giovanni Paolo II, i Padri Sinodali hanno ricordato che Cristo anima il centro stesso di ogni cultura. Perché, in fondo, si è sottolineato come la Chiesa sia un complesso ecosistema con una “biodiversità spirituale meravigliosa” che si esprime in varie comunità, espressioni culturali, forme di vita consacrata e ministeri. Più volte, è stato citato San Paolo come primo Apostolo dell’inculturazione, colui che si fece “greco tra i greci”.

 

3ª Congregazione Generale: “Difesa dei diritti umani e urgenza della formazione”

La difesa dei diritti umani e il dramma della criminalizzazione dei leader, delle comunità e dei movimenti sociali è stata tra i temi esaminati, stamani, dalla 3° Congregazione generale del Sinodo speciale per la Regione Panamazzonica. In Amazzonia, infatti, il numero di martiri in questo ambito è spaventoso, tanto che tra il 2003 ed il 2017 gli indigeni morti per difendere i propri territori sono stati 1119. Non solo: spesso, i leader sociali sono vittime dell’impunità e dell’insufficienza dei poteri statali che non ne garantiscono la sicurezza. In quest’ottica, si è ribadito che la Chiesa deve difendere coloro che lottano per tutelare le proprie terre creando, là dove non esistano già, specifiche rete di protezione o attivando, a livello diocesano, azioni permanenti di solidarietà e di promozione della giustizia sociale. Il compito della Chiesa, si è detto più volte, sia quello di alzare la voce contro i progetti che distruggono l’ambiente. Al contempo, i Padri Sinodali hanno evidenziato l’importanza di promuovere una politica più partecipativa ed una economia lontana dalla “cultura dello scarto”, puntando piuttosto su esperienze di economia alternativa, come quella delle piccole cooperative che commerciano direttamente i prodotti delle foreste, senza passare attraverso la grande produzione.

La lotta contro modelli estrattivi predatori. In Aula si è parlato, inoltre, della contaminazione dei fiumi, in cui spesso si riversano gli scarti delle attività minerarie, e della deforestazione, minaccia sempre più concreta in Amazzonia, dovuta alla vendita massiccia del legname o alla coltivazione di coca, ma favorita anche da una legislazione ambientale debole che non tutela le ricchezze e le bellezze naturali del territorio. Su questo punto, la Chiesa è stata esortata a denunciare le storture di modelli estrattivi predatori, illegali e violenti, ed a sostenere le normative internazionali che tutelano i diritti umani, sociali e ambientali, perché il grido di dolore della terra depredata è lo stesso dei popoli che la abitano. La difesa della delle popolazioni originarie è stata ricordata anche attraverso il martirio di tanti missionari che hanno dato la vita per la causa indigena e per la tutela di coloro che vengono sfruttati e perseguitati da minacce spacciate per “progetti di sviluppo”.

Amazzonia, terra di migrazioni. Il Sinodo ha riflettuto anche sul tema delle migrazioni, sia quelle dei popoli indigeni verso le grandi città, sia quelle delle popolazioni che attraversano l’Amazzonia per raggiungere altri Paesi di destinazione. Da qui deriva l’importanza di una pastorale specifica della Chiesa: la regione amazzonica come zona di flussi migratori, infatti, è una realtà emergente – si è notato in Aula – un nuovo fronte missionario che va affrontato in senso inter-ecclesiale, trovando anche una maggiore collaborazione tra le Chiese locali ed altri organismi impegnati nel settore. Si è ricordato inoltre che dramma delle migrazioni colpisce anche la gioventù dell’Amazzonia, costretta a lasciare i Paesi originari perché sempre più minacciata da disoccupazione, violenze, tratta degli esseri umani, narcotraffico, prostituzione e sfruttamento. È necessario, allora, che la Chiesa riconosca, valorizzi, sostenga e rafforzi la partecipazione della gioventù dell’Amazzonia negli spazi ecclesiali, sociali e politici, poiché i giovani sono “profeti di speranza”.

 

4ª Congregazione Generale: “Chiesa confessi i “peccati ecologici”. Sacerdoti siano santi”

La violazione sistematica dei diritti dei popoli originari dell’Amazzonia e la vita a rischio dell’intera regione, ferita nel suo habitat, sono stati al centro della riflessione della quarta congregazione del Sinodo dei vescovi.

No a indifferenza, sì a responsabilità. Forte l’appello affinchè la Chiesa con la sua voce autorevole in ambito morale e spirituale tuteli sempre la vita, denunciando le tante strutture di morte che la minacciano. No all’individualismo o all’indifferenza che ci fa guardare la realtà da spettatori, come in uno schermo. Sì ad una conversione ecologica centrata sulla responsabilità e su un’ecologia integrale che ponga al centro innanzitutto la dignità umana, troppe volte calpestata.

Comunità internazionale guardi in faccia violazioni diritti umani. La situazione inaccettabile del degrado ambientale nella regione panamazzonica – è stato denunciato – va affrontata in modo serio da tutta la comunità internazionale, spesso indifferente di fronte allo spargimento di sangue innocente. Le popolazioni native, custodi delle riserve naturali, evangelizzate con la croce di Cristo, vanno considerate come alleate nella lotta ai cambiamenti climatici in un’ottica sinodale, ovvero  di cammino “insieme”, in amicizia. Nell’intervento di un delegato fraterno a tal proposito è stata messa in luce la necessità di unire le forze e porsi in dialogo, perché l’amicizia – ha detto – “rispetta, protegge e cura”. Da più parti è arrivato l’invito alla Chiesa a divenire alleata dei movimenti sociali di base, a porsi in ascolto umile e accogliente nei confronti della cosmovisione amazzonica, a comprendere il diverso significato, rispetto alla tradizione occidentale, dato dalle culture locali a simboli rituali.

Maggiore conoscenza dei “peccati ecologici”, E’ stato sottolineato uno sviluppo sostenibile che sia socialmente giusto e inclusivo e combini conoscenze scientifiche e tradizionali, perché il futuro dell’Amazzonia, realtà viva e non museale, è nelle nostre mani. Auspicata inoltre una conversione ecologica che faccia percepire la gravità del peccato contro l’ambiente alla stregua di un peccato contro Dio, contro il prossimo e le future generazioni. Da qui la proposta di approfondire e divulgare una letteratura teologica che includa insieme ai peccati, tradizionalmente noti, i “peccati ecologici”.

 

5 ª Congregazione Generale: “Salute integrale dell’Amazzonia . Proposte per un ministero laicale femminile”

La salute integrale dell’Amazzonia, è una delle preoccupazioni esposte questa mattina in aula dai padri sinodali. Il modello di sviluppo del capitalismo che divora la natura, gli incendi che stanno distruggendo la regione, la corruzione, la deforestazione e le coltivazioni illegali infatti minacciano sia la salute delle persone che quella del territorio e di tutto il pianeta.

Tutelare le popolazioni in isolamento volontario. Occhi puntati sulle popolazioni indigene in isolamento volontario, particolarmente vulnerabili ed esposte al genocidio. Per tenere alta l’attenzione su questa tematica si sente l’esigenza di istituire un osservatorio ecclesiale internazionale per la tutela dei diritti umani e delle necessità di queste comunità.

Più dialogo: la Chiesa raggiunga le popolazioni locali. Posta in luce la lentezza registrata a volte da parte della Chiesa Cattolica nel raggiungere le esigenze della popolazione. Talvolta infatti essa è lontana dai popoli locali e tale vuoto viene riempito dalla proposta delle chiese neopentecostali.
Urgente e irrinunciabile resta il dialogo ecumenico e interreligioso: rispettoso e fecondo, dimensione fondamentale per la Chiesa in uscita nella regione panamazzonica, caratterizzata da un contesto multiculturale. L’interculturalità è più che una sfida. No ad un’imposizione dall’alto della propria cultura. Sì all’accoglienza dell’altro e ad una salutare decentralizzazione in un’ottica sinodale. La Chiesa, senza nascondere le difficoltà, sia missionaria, abbia un volto indigeno e favorisca una logica secondo la quale la periferia si fa centro e il centro si fa periferia in un ricco movimento di mutua trasformazione.

Ministeri rispondano a necessità dei popoli amazzonici, In un’ottica sinodale si inserisce anche l’appello ad un maggiore coinvolgimento dei laici con la creazione di nuovi ministeri che rispondano alle necessità dei popoli amazzonici: la Chiesa sia creativa nel proporre una ministerialità multiforme tra gli indios e i popoli della foresta. Dal Concilio Vaticano II sono stati chiesti maggiori sforzi a favore di un’inculturazione della liturgia, con celebrazioni rispettose sia delle tradizioni e lingue dei popoli locali, sia del messaggio integrale del Vangelo.  Serve un attento discernimento da parte dei vescovi affinchè non sia esclusa a priori alcuna soluzione, neanche quella dell’ordinazione di uomini sposati. E’ stata fatta risuonare poi la richiesta di molti seminaristi per una formazione affettiva mirata a curare le ferite arrecate dalla rivoluzione sessuale: oggi in molti desiderano riscoprire e conoscere il valore del celibato e della castità. La Chiesa su questo non taccia, ma offra il suo tesoro: la dottrina che trasforma i cuori.

Un ministero laicale femminile. Al contempo occorre contrastare la dilagante violenza sulle donne. Lanciata l’idea di istituire un ministero laicale femminile per l’evangelizzazione. Occorre promuovere una partecipazione più attiva della donna nella vita della Chiesa in un’ottica samaritana.

Unità nella diversità. Va perseguita l’unità nella diversità secondo l’immagine del poliedro più volte suggerita dal Papa. Si chiede di passare, alla scuola di Gesù, da una pastorale della visita ad una pastorale della presenza e dell’ascolto, proclamando la tenerezza divina e promuovendo la cura della Casa Comune non solo tra gli amici, ma anche tra chi è lontano e la pensa in modo diverso. Su Gesù vanno radicati i valori della fraternità universale, dell’ecologia integrale e degli stili di vita ispirati al “buon vivere” come risposta alle tante proposte egoistiche dei nostri tempi.
A fronte della tragedia climatica denunciata a livello globale, il Sinodo è un momento di grazia e una grande opportunità per la Chiesa affinchè promuova una conversione ecologica e un’educazione integrale.

Migrazioni e pastorale urbana. All’attenzione dei padri sinodali è stata posta anche la questione delle migrazioni le cui cause principali sono sociopolitiche, climatiche, economiche o di persecuzione etnica: queste richiedono un approccio pastorale specifico. L’imposizione di un modello occidentale estrattivista colpisce le famiglie e forza i giovani a spostarsi nelle città. La Chiesa deve farsi promotrice di una pastorale urbana.

La teologia india e le tradizioni locali. Nel dibattito si è affrontato il valore della teologia india, con riferimento all’appello del Papa a plasmare una Chiesa dal volto indigeno, in grado di rileggere gli elementi essenziali dell’universo cattolico in chiave indigena. Sottolineato anche il valore della medicina tradizionale, valida alternativa alla medicina occidentale. Proposta la creazione di maggiori riserve naturali per custodire sia la biodiversità che la pluralità delle culture amazzoniche. Dalla Congregazione di questa mattina, aperta come di consueto dalla recita dell’Ora Terza, si è levata infine una preghiera speciale per la difficile situazione in Ecuador.