Si può proteggere la salute umana e preservare gli ecosistemi

Se le comunità hanno più potere sul proprio benessere, utilizzano le risorse in modo più sostenibile e rallentano deforestazione e degrado marino

[4 Agosto 2022]

Lo studio “Evidence gaps and diversity among potential win–win solutions for conservation and human infectious disease control”, pubblicato su The Lancet Planetary Health da un team internazionale composto da una trentina di ricercatori, ha valutato 46 proposte di soluzioni “win-win” per ridurre il carico di malattie infettive umane e far progredire gli obiettivi di tutela della natura. Tutti i dati possono essere visti su un sito Web disponibile al pubblico. Lo studio mette in evidenza diversi e diffusi highlights che potrebbero rappresentare opportunità per salvaguardare contemporaneamente la salute umana e dell’ecosistema.

Il team che comprendeva ricercatori, esperti di ONG e veterinari, è  guidato da Skylar Hopkins, del Department of applied ecology della North Carolina State University che spiega: «Il team interdisciplinare ha lavorato a questa sintesi per quattro anni. Ha cercato meticolosamente nella letteratura accademica esistente potenziali soluzioni e quindi ha sviluppato un nuovo processo per determinare se una specifica soluzione “win-win” è sicura, fattibile ed economica. Abbiamo scoperto che le soluzioni hanno vari livelli di evidenza del successo; alcuni hanno già un forte sostegno e altri sono maturi per ulteriori studi. Ci piace pensare a queste soluzioni come opzioni su un menu su misura. Per selezionare e progettare una soluzione che soddisfi le tue esigenze, avrai bisogno di molte informazioni. Quindi forniamo un riepilogo delle prove per ciascuna soluzione. Abbiamo anche creato un processo decisionale che chiunque può seguire, in modo che ricercatori e decisori possano progettare le proprie soluzioni o valutare se una soluzione esistente funzionerà nella loro situazione».

Ma la Hopkins fa notare che non è stato facile valutare alcune delle potenziali soluzioni: «A volte le evidenze per una potenziale soluzione erano in conflitto. Uno studio suggeriva che  un intervento avrebbe ridotto il carico di malattie umane e un altro studio suggeriva che lo stesso intervento avrebbe aumentato il carico di malattie umane. Le potenziali soluzioni potrebbero anche avere compromessi o impatti collaterali, nei quali l’intervento è stato positivo per alcune persone ma non per altre».

Per affrontare queste complicazioni, il team ha quindi dovuto sviluppare un metodo per quantificare la diversità, la coerenza e l’applicabilità delle prove. L’elenco di 46 soluzioni ne mostra solo una con evidenze “elevate” sia per le implicazioni positive per la salute umana che per la conservazione: vaccinare i cani per ridurre la trasmissione della rabbia alla fauna selvatica e alle persone. Molte delle soluzioni si concentrano su cani e gatti domestici come serbatoi di malattie.

La Hopkins ricorda che «Alcune delle 46 soluzioni proposte sono implementate su larga scala da governi nazionali o internazionali. Altre possono essere attuate su piccola scala, anche da individui. Ogni volta che vacciniamo i nostri animali domestici o alleviamo il nostro gattino per farlo camminare al guinzaglio invece di vagare senza sorveglianza, stiamo implementando una di queste soluzioni».

Il working group  è stato finanziato dalla Science for Nature and People Partnership dopo che alcuni membri del team avevano passato anni a studiare la schistosomiasi umana in Africa, una malattia debilitante causata dal contatto con l’acqua contaminata dai parassiti delle lumache. La popolazione delle lumache esplose quando un fiume venne arginato e i gamberi, che mangiano le lumache, non potevano più migrare. La potenziale soluzione? Reintrodurre i gamberi nel fiume.

Il team interdisciplinare ha deciso di trovare altri esempi di potenziali soluzioni vantaggiose per tutti, non sapendo però se ne avrebbe trovato molte o poche. E’ così che i ricercatori hanno scoperto che le 46 potenziali soluzioni coprono 6i dei 7 continenti del mondo – tutti tranne l’Antartide – e includono molti dei principali agenti patogeni e metodi di trasmissione delle malattie conosciuti al mondo. Le soluzioni affrontano anche la maggior parte dei problemi ambientali più urgenti, compresi i cambiamenti nell’utilizzo del suolo causati dall’agricoltura, l’urbanizzazione, lo sfruttamento delle risorse e le specie invasive. 27 delle soluzioni sono incentrate su attività di conservazione che hanno avuto anche benefici per la salute umana; molti riguardano la gestione di specie, come i parassiti delle lumache che hanno contaminato le fonti d’acqua del villaggio africano. 6 delle soluzioni prevedono interventi di sanità pubblica che hanno avuto anche benefici per la conservazione.

La Hopkins ricorda che «La gente spesso mi chiede quale sia la mia soluzione preferita, ed è difficile scegliere! Ma sono sempre impressionato dai programmi che mirano a migliorare l’accesso all’assistenza sanitaria, all’istruzione e alle opportunità di sostentamento per le persone che vivono vicino a foreste protette, riserve marine o altri hotspot di biodiversità. Quando quelle comunità hanno più potere sul proprio benessere, possono utilizzare le risorse in modo più sostenibile, il che rallenta i tassi di deforestazione e il degrado marino».

13  delle soluzioni non sono specifiche per la salute umana o la conservazione, ma toccano entrambi i settori: «La sostituzione delle stufe a legna con stufe più pulite è proposta per ridurre la deforestazione e i disturbi legati al fumo», dicono i ricercatori.

La Hopkins  conclude: «I politici sono alla ricerca di opportunità per portare avanti simultaneamente molteplici obiettivi di sviluppo sostenibile, come “garantire vite sane e promuovere il benessere per tutti” e “conservare la vita sulla terraferma e sott’acqua”. E’ un lavoro importante, ma può sembrare astratto o intangibile. Ci auguriamo che questo studio dia vita a questi sforzi con esempi del mondo reale».