Scoperta una nuova specie di uccello in un remoto arcipelago cileno a sud di Capo Horn
E’ una specie terrestre che vive nel Parque Marino Islas Diego Ramírez-Paso Drake
[29 Agosto 2022]
Dopo 6 mesi di ricerca, lo studio “The Subantarctic Rayadito (Aphrastura subantarctica), a new bird species on the southernmost islands of the Americas”, pubblicato su Scientific Reports da un team internazionale di ricercatori guidato dal Centro Internacional Cabo de Hornos para Estudios de Cambio Global y Conservación Biocultural (CHIC) dell’Universidad de Magallanes, descrive l’incredibile adattamento e speciazione di un uccello terrestre, che solitamente nidifica nelle aree boschive, che è riuscito a sopravvivere in un habitat dove sembravano vivere solo uccelli marini come gli albatros.
Si tratta del Rayadito subantartico ( Aphrastura subantarctica), un uccello più robusto e un po’ più grande dei suoi simili che vivono negli habitat tradizionali, che è riuscito ad adattarsi e nidificare con successo in mezzo alla vegetazione che cresce nel Parque Marino Islas Diego Ramírez-Paso Drake, a poco più di 100 chilometri a sud di Capo Horn e in mezzo al mare che separa il Sud America dal continente antartico.
Come spiegano al CHIC, un progetto interuniversitario cileno che sviluppa studi scientifici con applicazioni per la conservazione nella Riserva della Biosfera Reserva de la Biosfera Cabo de Hornos, «Questo luogo è molto diverso dalle zone boschive dove vive il Rayadito ( Aphrastura spinicauda ), che nidifica nelle cavità degli alberi, nelle foreste meridionali della Patagonia, sull’isla Navarino, Puerto Williams. Il Rayadito subantartico nidifica in superficie, in mezzo all’erba. Il suo aspetto morfologico è più robusto, pesa circa 16 grammi (un individuo della specie normale pesa 12 grammi), con un becco più grande, un tarso più lungo e una coda più corta. Inoltre, si spostano per distanze più brevi dal livello del suolo e volano per distanze più brevi. L’habitat che deve affrontare è estremo, in quanto ci sono raffiche di vento che normalmente superano i 100 chilometri orari».
Il team di ricercatori che ha fatto questa scoperta era guidato dal direttore del CHIC Ricardo Rozzi, dell’Universidad de Magallanes e della North Texas University, e costituita da molti ricercatori cileni che hanno svolto ricerche nell’arcipelago delle islas Diego Ramírez, in particolare sull’isla Gonzalo, a sud di Capo Horn, raggiungibile con un viaggio di poco più di 800 chilometri da Punta Arenas, navigando tra canali e fiordi.
Al CHIC sottolineano che «L’area è di grande interesse per la conservazione marina e l’accesso per scienziati viene fornito dall’Armada de Chile, in un’alleanza tra ricerca e sovranità che è stata sviluppata per più di 20 anni nell’area. Lì, i ricercatori hanno effettuato successive campagne trasferendosi con il supporto di navi della Marina Militare dove l’istituzione mantiene il faro che è abitato da quattro soldati.
Uno degli autori dello studio, il biologo e ornitologo Rodrigo Vásquez, dell’Universidad de Chile e del CHIC, evidenzia che «Ora, abbiamo trovato questa specie, descritta in letteratura in modo molto elementare, come appartenente allo stesso A. spinicauda (rayadito) , ma grazie In uno studio un po’ più approfondito abbiamo potuto constatare che geneticamente differisce per una mutazione dal resto della specie classica di Rayadito, oltre che per differenze morfologiche e comportamentali».
A Capo Horn ci sono alcuni individui con poche differenze genetiche. Un rayaditos su tre di Capo Horn appartiene a questa variante genetica. E a Navarino è 1 su 20, ma più a nord non questa variante genetica scompare. Vásquez aggiunge che «Inoltre, spiccano le sue caratteristiche morfologiche, come le zampe più grandi, il peso corporeo maggiore e la coda più corta, che non sembrano renderlo un grande volatore visti i forti venti delle Isole Diego Ramírez, dove la vegetazione è bassa e i nidi sono, come abbiamo rilevato, realizzati a livello del suolo».
Ricardo Rozzi ammette: «Questa ricerca per me è stata come un’ossessione: capire come un uccello, che vive in un habitat forestale, che ha l’abitudine di nutrirsi tra tronchi e rami, nidificando nelle cavità del tronco, un uccello di foresta, è riuscito a sopravvivere in questa situazione, in un luogo dove non ci sono alberi, né cespugli né specie legnose, letteralmente in mezzo all’oceano. Mutando l’habitat, le loro abitudini di vita cambiano e l’identità dei suoi conviventi cambia. E’ il rayadito subantártico che convive con le erbe, con l’abitudine di nidificare alla base delle erbe alte, che sono il tasoc. Questo è il flusso, il grande viaggio filosofico e biologico che viene a dimostrare che Diego Ramírez e il nuovo parco marino sono ancora un rifugio per dei tesori, nonché per una nuova specie di uccello sopravvissuta grazie al fatto che non ci sono predatori come gatti, visoni o laucha o topi.
Un’altra autrice dello studio, Constanza Napolitano del Departamento de Ciencias Biológicas y Biodiversidad dell’Universidad de Los Lagos, ha condotto parte dell’analisi genetica, mentre un’altra parte è stata affrontata dal gruppo di Esteban Botero, e sottolinea «Il lavoro collaborativo svolto tra i diversi ricercatori che hanno contribuito a raggiungere questi risultati e l’approccio alla questione scientifica in modo integrato, da diverse angolazioni e approcci metodologici complementari. E’ interessante ricostruire la storia evolutiva di questa specie e come alcuni individui siano arrivati a stabilirsi nelle isole Diego Ramírez, probabilmente in un unico evento di colonizzazione migliaia di anni fa, per rimanere e adattarsi in questo nuovo habitat. E’ importante dal punto di vista della conservazione riconoscere e formalizzare queste identificazioni di unità tassonomiche, come in questo caso una nuova specie, perché rappresentano unità molto uniche e demograficamente indipendenti che richiedono misure di conservazione specifiche.
Il rettore dell’Universdad de Magallanes (Umag), José Maripani, ha fatto notare che questo lavoro «Dimostra l’importanza per la regione di Magallanes e l’Antartide cilena, così come per il nostroPaese e il mondo, che venga identificata una nuova specie di uccello terrestre che vive più a sud di Capo Horn e allo stesso tempo quanto trascendenti siano le iniziative di conservazione come il Parque Marino Islas Diego Ramírez-Paso Drake per la conservazione di diverse specie, dove l’Umago ha lavorato alla proposta del piano di amministrazione generale di quel parco marino».
Il ministro cileno della scienza, tecnologia, conoscenza e innovazione, Flavio Salazar, ha sottolineato che «La pubblicazione di Scientific Reports di Nature in merito al lavoro del team scientifico cileno, relativo alla scoperta di una nuova specie di uccelli come il Rayadito subantartico (Aphrastura subantartica), lo definisce come avente la connotazione più alta. Ha fatto emergere le caratteristiche che differenziano questa specie di Rayadito dall’Aphrastura spinicauda che abita le aree boschive del Cile meridionale, in Patagonia e nell’isola di Navarino. E’ a stessa cosa che fece Darwin quando andò alle Isole Galapagos e studiò i fringuelli. L’adattamento al cibo, al territorio, fa sì che si separino e generino nuove specie e quindi ha un impatto molto importante dal punto di vista della conferma pratica della teoria dell’evoluzione di Darwin. Un altro elemento super importante è che scoprire nuove specie di uccelli è molto difficile e molto raro perché quello su cui il mondo si è concentrato di più è stato il birdwatching. Questo indica che il territorio in cui è stata fatta questa scoperta è unico nella zona subantartica e che il Cile ha una sovranità molto importante. Pertanto, sottolinea l’importanza della cura dell’ambiente, di un ecosistema unico che può consentire studi sui cambiamenti climatici, nuove specie, comportamenti, ecc., che è della massima rilevanza».
Rozzi ricorda che «Le islas Diego Ramírez sono ancora poco conosciute dalla società cilena e questo piccolo uccello endemico sarà una specie simbolo o emblematica che contribuirà alla loro conoscenza per la cultura del Paese. Continueremo a conoscere, valorizzare e proteggere questo arcipelago con la guida scientifica dell’Umag in uno sforzo di collaborazione con il GORE di Magallanes, l’Armada e altre istituzioni pubbliche».
Vásquez.conclude: «Per i ricercatori si aprono nuove domande e questo li costringe a pensare alla necessità di pianificare nuovi studi».