Scienziati contro fan negazionisti dei gatti: fate disinformazione sull’impatto dei gatti sulla fauna

«Non ci sono dati scientifici a sostegno delle affermazioni di chi lo nega»

[17 Dicembre 2018]

Il recente studio  “Responding to misinformation and criticisms regarding United States cat predation estimates”, pubblicato su Biological Invasions da un team di ricercatori statunitensi, è solo l’ultimo capitolo di una disputa che da qualche anno oppone gli scienziati che ritengono necessario un efficace controllo dei gatti domestici lasciati vagare all’aperto – quindi anche delle colonie feline accudite dalle “gattare” – e i fan dei gatti che dicono che l’impatto sulla fauna selvatica dei loro beniamini è esagerato da ricercatori che li dipingono più cattivi di quel che sono (in realtà i gatti sarebbero buonissimi). Gli scienziati dicono che si tratta di accuse infondate e che i loro critici hanno organizzato «Una campagna di disinformazione volta a creare dubbi sui danni provocati dai gatti all’aperto e sulle politiche di controllo che eliminerebbero i gatti randagi dal territorio».

Il conflitto è iniziato nel 20134 con la pubblicazione su Nature Communications dello  studio “The impact of free-ranging domestic cats on wildlife of the United States” da parte un team di scienziati del Migratory Bird Center, Smithsonian Conservation Biology Institute e dell’US Fish and Wildlife Service. Lo studio valutava per la prima volta l’impatto combinato delle decine di milioni di gatti domestici negli Stati Uniti e ne è venuto fuori che i gatti lasciati liberi all’aperto uccidono circa 2,4 miliardi di uccelli ogni anno e sono la principale fonte di mortalità diretta e causata dall’uomo agli uccelli negli Usa. Dopo di allora altri studi hanno dato risultati simili in Canada e in Australia .

Diversi gruppi animalisti di difesa dei gatti hanno definito quello studio “scienza spazzatura”, ma i ricercatori dicono che queste critiche offensiva «Sono un tentativo di produrre incertezza e negare scoperte scientifiche a fini politici».

Secondo il principale autore del nuovo studio, Scott Loss del Department of Natural Resource Ecology and Management dell’Oklahoma State University,  «In questa era di informazioni senza precedenti, i fatti sono spesso rappresentati in modo errato, ma il fatto è che i gatti domestici e i gatti rinselvatichiti che sono in giro liberamente  uccidono un numero enorme di uccelli statunitensi». Una tesi condivisa anche da associazioni ambientaliste che proteggono l’avifauna, come American Bird Conservancy

Gli autori dello studio forniscono un’analisi punto per punto delle affermazioni sulla predazione dei gatti e dei punti di vista opposti, supportata da ricerche scientifiche sottoposte a peer-reviewed e concludono che «Il negazionismo scientifico è costituito da errori e le false dichiarazioni dei dati sulle». Infatti, come sottolinea lo studio, «Uno schiacciante consenso scientifico sostiene che i gatti sono una specie invasiva; hanno causato dozzine di estinzioni (Doherty et al., 2016), hanno colpito popolazioni di animali selvatici autoctonii (Loss and Marra 2017) e hanno contratto più malattie zoonotiche (Gerhold e Jessup 2013)».

Anche l’International union for the conservation of nature (Iucn) annovera i gatti tra le specie invasive più dannose del mondo e conferma che l’introduzione dei gatti in ambienti nei quali non erano presenti  ha portato all’estinzione ben 63 specie in natura, contribuendo allo stesso tempo alla diffusione di malattie dannose per le persone e per gli altri animali.

Grant Sizemore, direttore programmi contro le specie invasive di American Bird Conservancy, conclude: «Ciò che è inequivocabilmente evidente sulla base della scienza è che il mantenimento dei gatti liberi sul territorio è dannoso per i gatti, la fauna selvatica e le persone. E’ ora di trattare i gatti come i cani e rimuovere in sicurezza gli animali randagi e selvatici dai nostri parchi e quartieri».