Santuario dei cetacei Pelagos, a 16 anni dalla nascita è ancora «un gigante dai piedi d’argilla»

L’analisi franco-italiana del Wwf: «Più azioni condivise e risorse per la casa delle balenottere»

[11 Settembre 2015]

Il Santuario dei cetacei Pelagos, a 16 anni dalla sua istituzione, sta mantenendo solo in parte le grandi promesse che hanno accompagnato la sua nascita. L’habitat principale della balenottera comune, il più grande mammifero del Mediterraneo e il secondo al mondo, conta su finanziamenti irrisori. Le risorse destinate al Santuario ammontano complessivamente a 490.000 euro l’anno, appena 6 centesimi di euro l’anno per ettaro, quando l’Uicn (Unione internazionale per la conservazione della natura) stima che il budget necessario per un’area protetta simile al Santuario oscilli tra 32 e 110 euro l’anno per ettaro.

Inoltre, al problema delle finanze si aggiunge quello della gestione coordinata dell’area: grandi responsabilità in capo alla Conferenza delle Parti (organo decisionale, che vede la partecipazione di Italia, Francia e Principato di Monaco), ma strumenti unitari insufficienti per l’implementazione di attività coordinate di tutela e di controllo. Manca un Ente gestore vero e proprio mentre il Segretariato permanente non possiede ancora responsabilità chiare né i mezzi finanziari per garantire uno stato di conservazione favorevole.

Sono queste alcune delle principali criticità che affliggono il Santuario dei cetacei, individuate nell’analisi condotta da Wwf Italia e Wwf Francia dal titolo “Santuario Pelagos: valutazione dello stato attuale e proposte per una migliore gestione”, appena presentata a bordo della nave Palinuro a Montecarlo, nel ‘cuore’ del Santuario.

«Vogliamo che Pelagos diventi un esempio internazionale di conservazione di biodiversità marina – ha dichiarato Donatella Bianchi, presidente di Wwf Italia – e per questo chiediamo di consolidare la collaborazione tra gli Stati  firmatari, Italia, Francia e Principato di Monaco, rispettando l’impegno internazionale e di procedere ad una governance allargata del Santuario che veda il pieno coinvolgimento delle Aree marine protette italiane e francesi e delle associazioni ambientaliste. È una sfida che ci sentiamo di lanciare perché riteniamo che dopo 16 anni sia arrivato il momento per fare un salto di qualità». Il Wwf si augura dunque che le sue proposte vengano  prese in considerazione e finalmente accolte in occasione della prossima riunione della Conferenza delle Parti di Pelagos, che si terrà in Francia a fine 2015.  «Quest’anno abbiamo salutato con favore il primo incontro internazionale dei Comuni aderenti alla Carta di parternariato tenutosi a Livorno nel giugno scorso – ha dichiarato Giuseppe Di Carlo, direttore della Marine initiative del Programma mediterraneo del Wwf – In questa occasione tutti i punti focali nazionali e il governo italiano, che attualmente presiede la Conferenza delle Parti,  hanno dato segni di un rinnovato impegno per quest’area».

Ma ancora non basta. Nel Santuario trovano riparo, secondo i dati dell’Istituto di Ricerca Tethys, circa 150 balenottere comuni e 39.000 stenelle striate e a breve verranno fornite anche le stime di altre specie di cetacei; altre importanti specie presenti sono il capodoglio, il globicefalo, lo zifio, il grampo, il tursiope e il delfino comune. Nonostante questa straordinaria presenza, gli inquinanti potenzialmente pericolosi per i cetacei non si sono ridotti a seguito  dell’effettiva operatività di Pelagos né tantomeno grazie agli accordi presenti nell’area. A fronte di leggeri miglioramenti la contaminazione dei cetacei rimane elevata. Il principale mammifero marino di questa parte di Mediterraneo, la Balenottera minore (Balaenoptera physalus), è un formidabile ‘filtratore’ che risulta un indicatore della presenza di sostanze inquinanti, e delle quali risente in particolar modo: questi giganti, infatti, si concentrano nel periodo estivo nell’area del Santuario per nutrirsi e ad ogni attività di filtrazione ingeriscono oltre 70.000 litri di acqua.

«Purtroppo il Santuario è ancora un gigante dai piedi di argilla», evidenziano dal Panda, ma la difesa dell’area può e deve essere rafforzata: la ricetta del Wwf prevede di allargare il numero dei ‘custodi’ che  contribuiscono alla sua gestione, una governance estesa con la partecipazione attiva di Regioni, Comuni, delle Aree marine protette, delle associazioni ambientaliste dei tre paesi, tutti riuniti in un  Consiglio nazionale. Inoltre è indispensabile aumentare le risorse disponibili, umane ed economiche. A questo proposito il Wwf segnala però che la Conferenza delle Parti del 2014 ha previsto la riduzione di 20.000 euro per i contributi ordinari di Francia e Italia: una misura che, se confermata, certo non migliorerà la situazione attuale.